𝓒𝓪𝓹𝓲𝓽𝓸𝓵𝓸 𝟕

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Joe e Ben si dovevano vedere. Il castano lo aveva semplicemente invitato a cena, solo per parlare un po' per passare del tempo tra amici.
Erano andati in un ristorante poco conosciuto, perché essendo attori piuttosto famosi, si sarebbero ritrovati pieni di ragazzine urlanti. E non andava loro di ritrovarsi pieni di ragazzine urlanti. O meglio, era per Ben, che sarebbero stati aggrediti. Tutte amavano Ben. Lui era bello e sexy e tutte gli sbavavano sempre dietro. Joe... Joe nessuno lo guardava. Nessuno voleva Joe, quello strano, quello impacciato. Il castano, a volte, si sentiva parecchio rattristato all'idea di essere sempre
l'ombra di Ben, quando erano insieme.
Il ragazzo finì di prepararsi e scese a piedi. Non amava molto guidare, ma il ristorante era vicino, quindi non era stancante arrivarci.
In neanche cinque minuti, infatti, arrivó e si sedette al tavolo, dove Ben lo aspettava.
"Ciao" Sorrise il biondo.
"Hey, scusami per il ritardo, Ben" Disse impacciatamente il castano.
"Tranquillo, sono arrivato in anticipo" Sorrise il più piccolo e Joe si sedette, cercando di non fissarlo troppo. Non gli andava di fargli sapere che gli piaceva. Soprattutto, perché il ragazzo era fidanzato. E poi, era inutile. Tanto sapeva che non sarebbe mai e poi mai piaciuto ad uno come lui. Ben non lo avrebbe mai considerato. Era una cosa vera, ed era inutile che Joe si illudesse di avere una qualsiasi speranza.
Ordinarono e, dato che il ristorante era quasi vuoto, in poco tempo, arrivó tutto.
Per questo, la cena fu breve, anche se chiacchierarono e scherzarono per molto tempo. Parlarono di tutto e di più.
Poi, decisero, dopo il dolce, di andare a casa e Ben si offrì di accompagnare Joe a casa.
Il castano accettó, perché non voleva separarsi da Ben. Si stava sentendo così dannatamente bene, con lui. Il più piccolo rideva, scherzava, e solo a vedere il suo sorriso ed i suoi occhi che si illuminavano, Joe si sentiva dannatamente in pace con sé stesso. In pochi minuti, I due furono sotto casa del castano.
"Devo per forza andarmene a casa?" Chiese il più grande.
Ben rise e l'attore lo trovó così tenero e bellissimo, in quel momento. "Perché, Joe? Vuoi dormire in strada, per caso?" Chiese, ironico, con un sorriso.
"No, è che... No-non mi sentivo così... Bene, da tanto, tanto tempo" Ammise il castano.
Ben si giró a guardarlo, sorpreso, ma un sorriso si accennava appena sulle sue labbra perfette. Joe le guardó a lungo. Poi non capì bene cosa successe, finché non aprì gli occhi. Ben e lui si stavano baciando. Il biondo era chino verso di lui e teneva una mano tra i suoi capelli castani. Ben lo stava baciando!? Ben lo stava sul serio baciando!? Joe si sentì stupido. I suoi pensieri erano paragonabili solo a quelli di una ragazzina alle prese con il primo bacio dato dalla sua prima cotta. Si stava odiando parecchio per quello. Ben si staccó.
"Che c'è?" Chiese il più piccolo.
"Tu... Che...?" Fece il castano, confuso e allo stesso tempo felice come non mai.
Ben scese dall'auto e Joe fece lo stesso.
Si ritrovó con le spalle al muro e il più piccolo a baciarlo, con le mani sul muro, all'esterno delle sue spalle. Si sciolse del tutto. Quasi letteralmente, gli tremavano le gambe e temette sul serio di starsi sciogliendo. Probabilmente Ben se ne accorse, perché gli mise le mani sui fianchi, quasi a sostenerlo.
"Se ci sono io, sei sicuro di non voler tornare a casa?" Gli mormoró il più alto con le labbra morbide premute contro il suo orecchio.
Il più grande fremette, sussultó, ma scosse la testa e si ricompose.
"Ben, tu sei fidanzato" Disse.
Gli bastò un semplice bacio sul collo, nel punto giusto, per cambiare idea.
"Cerco le chiavi del portone. Dammi un attimo" Disse, col fiato corto, mentre il biondo continuava a dargli baci appassionati. Dio, se lo voleva. Joe voleva così tanto quel ragazzo... Lo stava tentando. Non doveva. Sapeva di non dovere. Eppure, aprì il portone e si buttarono lungo le scale, scambiamdosi baci ad ogni gradino che salivano. Controllava tutto Ben.
Aprì di fretta la porta di casa e si affrettarono ad entrare, si diressero verso la stanza di Joe, senza smettere di baciarsi e staccarsi e ribaciarsi mille volte. Mentre percorrevano la casa, Ben gli tolse la maglia, i jeans e fece lo stesso per sé. Una volta arrivati alla camera da letto, Joe e l'amico erano solo in boxer. Il più piccolo, sollevó facilmente il castano a mo' di sposa e lo adagió sul letto. Gli tolse anche i boxer e fece lo stesso per sé. Poi si appoggió sul letto e bació l'altro con foga, mentre intanto gli provocava piacere, cosa che lo spinse ad urlare, quando Ben si staccó dalle sue labbra. Lo aveva fatto apposta. Si era staccato per sentirlo urlare. Sorrise e fece del suo amico cosa più gli pareva. Il castano era totalmente suo. Non gli importava più di niente.

~~~

Dopo aver finito, Ben, con l'affanno, si sedette con la schiena contro la testiera del letto e si giró verso l'amico.
Poi, fece una cosa che sorprese molto Joe: Ben scoppió a piangere.
"Ben, che succede?" Chiese il castano, preoccupato per il più piccolo. Lo sapeva benissimo, invece. Adesso arrivava il pentimento. Arrivava il senso di colpa verso il fidanzato, che magari lo aspettava. Adesso arrivava il: «Non ti amo, ti ho solo usato. Amo il mio ragazzo e mi dispiace»
"Joe, io..." Fece il più piccolo, con la voce rotta dal pianto. "Io lo amo" Disse.
"Il tuo ragazzo" Dedusse Joe. Ecco. Forse Ben avrebbe provato a non distruggere la sua autostima. Ma lo avrebbe fatto stare peggio, non dicendolo subito.
"Si. I-io amo da impazzire lui, Joey. Ma... Ma da un po' le cose... N-non... vanno. Non sono felice. Lo amo, ma non sono felice. E... E ti chie-chiederai..."
"Ben" Lo interruppe Joe. Il più piccolo singhiozzava e respirava a fatica.
"Ben, respira. Calmati e poi parla" Disse il più grande e si ritrovó tra le braccia del biondo, che affondó la testa nell'incavo del suo collo.
"Ti chiederai che cosa c'entri tu. È... È che io ti desidero, Joe. Ti desidero. E... E ció, che abbiamo appena fatto... Io... N-non sono pentito. M-ma mi ha confuso ancora di più. Dimmi che cazzo devo fare, Joe. Che cazzo devo fare?" Disse Ben, singhiozzando ma un po' di meno. Il più grande non resistette all'istinto di accarezzargli la schiena.
"Chi devo scegliere? Se scelgo lui e continuo a soffrire perché voglio te? E se scelgo te e ferisco lui e poi mi rendo conto che non sei stato altro che un banale desiderio?" Chiese.
"Ben, questa non è una scelta a tempo. Non devi avere fretta. E poi, hai detto stesso tu che magari sono solo uno sfizio che ti vuoi togliere. Ben, non devi scegliere subito. Anzi, non devi scegliere affatto! Tu ami il tuo ragazzo. Ma... Ma se non sei felice con lui, segui il tuo cuore. Non lasciarlo per me, peró, Ben. Nessuno mai mi vuole veramente. Ormai è un dato di fatto"
L'ultima frase gli era scappata di bocca.
"Quello che voglio dire, in breve, è che io non credo che tu debba per forza scegliere, ma che se non ti senti felice con lui, allora lascialo. Non per venire da me, Ben. Non è una scelta che devi fare per forza, tra me e lui" Disse il più grande dei due, senza smettere di accarezzare la schiena del più piccolo, che piangeva a dirotto. Era... Confuso.
Il più piccolo seppellì difinitivamente la testa nell'incavo del collo di Joe, che si stese e mezz'ora dopo, entrambi crollarono dal sonno.

𝖰𝗎𝖾𝗅𝗅𝖺 𝗆𝖺𝗅𝖾𝖽𝖾𝗍𝗍𝖺 𝗌𝖾𝗋𝗂𝖾 «𝗛𝗮𝗿𝗱𝘇𝘇𝗲𝗹𝗹𝗼» Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora