Mi pizzicava il naso e gli occhi mi bruciavano.
Ero sotto il sole caldo di un pieno pomeriggio d'estate. Cercai istintivamente qualcosa ma non sapevo nemmeno io cosa, ancora non riuscivo ad aprire bene gli occhi.
Mi tolsi i capelli rossi da davanti al viso.
Un senso di vuoto totale invase la mia testa, quasi come se non avessi nessun pensiero o che avessi dimenticato come si faceva a pensare.
Era come se mi trovassi su una nuvola leggera e che non avessi un peso fisico, non sentivo il mio corpo, non sentivo nulla.
Ancora un minuto mi dissi.
Sto sicuramente sognando. Questa sensazione non esiste, nessun essere umano può essere in grado di provarla.
Man mano che i minuti passavano riuscivo a sentire un formicolio lungo la pianta dei piedi e sulle dita delle mani, segno evidente che il mio corpo si stava risvegliando. Si ma da cosa?
Ancora non in grado di alzarmi dal luogo in cui mi trovavo per osservarlo meglio, un brivido lungo la schiena mi percosse. Piccole scosse di adrenalina mi diedero il coraggio di guardarmi intorno.
Oltre al sole accecante, intorno a me splendeva tutto di un verde scuro meraviglioso, palme, alberi di ciliegio in fiore, lunghi sentieri che portavano chissà dove.
Finalmente mi tirai su con la schiena. Rose. C'erano tante bellissime rose rosse sulla mia destra, e poi riuscivo a vedere dell'acqua a qualche centinaia di metri da me: il mare.
Il mare? Come il mare? Come il caldo? L'ultimo ricordo che avevo di me era con un maglione di lana e una sciarpa intorno al collo davanti al camino della sala della mia nonna a festeggiare il Natale. E avevo circa 3 anni.
Di scatto mi guardai le gambe, come era possibile che fossero di già così lunghe?
Era passato solamente quanto? Non me avevo idea. Un giorno? A vedere le mie gambe non si direbbe.
La sensazione di vuoto assoluto si trasformò in un caos delirante per ogni singola molecola del mio corpo. Molecola che parola strana, pensai. Eppure la conosco così bene.
Non solo avevo perso lo spazio-temporale di chissà quanti anni ma io non ricordavo nemmeno chi fossi. Come mi chiamavo? Come ero arrivata in quel posto? E che luogo era? I miei genitori? Erano ancora vivi? E soprattutto chi erano? Seppur il mio ricordo mi riportava a Natale nella casa della nonna io non avevo idea di nemmeno che lineamenti avesse il suo viso, o il mio...
Oh mio Dio, a parte il rosso dei miei capelli che potevo vedere, per il resto non ricordavo niente. Il colore dei miei occhi, le forme del mio corpo, i miei colori preferiti.
Confusione totale.
Ho dei vestiti addosso, si ma di chi sono? I miei? E quando li ho comprati? O chi me li ha regalati?
Un paio di jeans corti e un top color bordò, nient'altro.
Mi alzai del tutto da terra , incredula.
I Gabbiani volavano liberi e felici nel cielo, urlai verso di loro, scoprendo per la prima volta il tono della mia voce.
Corsi per arrivare da una qualche parte di quel luogo che mi dasse modo di capire meglio dove mi trovavo ma inciampai. La mia faccia finì su un terreno flaccido di terra bagnata.
Stavo delirando. Avevo iniziato a tremare dalla paura come una foglia.
Quel corpo non era il mio non era possibile non lo riconoscevo. Io dovevo essere in un corpo più piccolo, con le gambe e le braccia più corte di quelle che vedevo in quel momento.
Urlai di nuovo: "c'è qualcuno qui?"
Niente nessuna risposta provai per circa un'ora,credo, ma non fidatevi sulla parola, ero alquanto confusa anche sul tempo che realmente passava.
"No no no!" Urlavo disperata.
"Venitemi a prendere!" .
Nessuno poteva sentirmi. Ero sola. Del tutto sola. Sconfortava e incapace di fare qualcosa.
E stava iniziando a piovere.
Non ci voleva.
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La ragazza senza nome
Science FictionUna ragazza dai riccioli color corallo si risveglia in un'isola apparentemente incantata dal verde degli alberi e dai colori meravigliosi dei fiori, non ricordando nulla di se stessa e della sua vita. Come è arrivata fin lì? Da quanto tempo si trova...