Capitolo 15

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***
21 giorni.
Erano partiti da 3 settimane esatte e tutto procedeva nel verso giusto.
Gabriel era soddisfatto di se stesso ma l'ansia della missione sarebbe svanita solamente quando sarebbero arrivati su Tix tutti sani e salvi e senza aver avuto problemi durante il viaggio.
Intento a guardare la sua mappa satellitare del pianeta si accorse di un particolare: in alcune parti di quel luogo delle luci verdastre e poco naturali si appoggiavano sul territorio a fette. Non erano frequenti e non erano nello stesso punto, si muovevano.
Spalancò gli occhi.
"Mark, Steven , venite qui".
I ragazzi gli si avvicinarono immediatamente.
"Che succede? Qualcosa non va?" chiese Mark.
Senza dire una parola lo scienziato appoggió un dito sulla mappa, ed esattamente come lui anche gli altri due ragazzi rimasero senza parole.
"Ops", esordì Steven.
Il pianeta si muoveva, il pianeta non era immune, e non si trattava di esseri umani, o almeno questo era quello che apparentemente sembrava.
***

Avevo picchi di umore diversi ogni ora del giorno e della notte.
Dal posso farcela, al non ne posso più.
Dal "ma che bello nessuno mi tortura" al "voglio sapere chi mi faceva del male".
Dal "sto bene", al "mi sento morire".
Si, ero costantemente in preda al panico e alla tranquillità assoluta. La verità è che non sapevo nemmeno io cosa provare.
"Ad ogni modo ho finalmente scoperto il mio nome".
Mi avvicinai alla mia cagnolina che dormiva beatamente sotto un albero e le accarezzai il muso dolcemente.
"Mi chiamo Stella, che dici ti piace?"
In tutta risposta lei mi leccó il naso prima di rimettersi a sonnecchiare.
Immaginarsi in un modo per poter ricordare vagamente l'idea della propria anima disturbata e sola. Un giorno capiremo cosa siamo destinati ad essere, sempre che ci sia un reale motivo.
Non saremo per caso tutti immuni dall'essere necessariamente qualcosa o qualcuno?
Respirai a lungo e sorrisi, adoravo scrivere, a questo non me lo avevo ricordato niente e nessuno. Evidentemente è così, se una cosa ce l'hai dentro esce fuori prima o poi, e questa deve essere l'essenza di ognuno di noi.
Quella notte per la prima volta mi accorsi che io e Cucciola non eravamo sole.
Ammetto che ancora ad oggi non so spiegarmi come feci a non notarlo prima, evidentemente avevo un sonno talmente pesante che non sentii nulla.
Un rumore non distante dal mio riposo mi fece improvvisamente svegliare.
Provai paura perché prima di allora avevo regnato nel silenzio assoluto.
Con discrezione uscii pian piano fuori e vidi appoggiata sull'acqua del mare un enorme capsula cilindrica che galleggiava.
Avrei voluto avvicinarmi ma quella cosa emanava luce bianca abbagliante che era quasi impossibile tenere gli occhi aperti.
Il cuore mi era arrivato in gola, mi sembrava che stesse per uscire dal petto quindi mi ci appoggiai una mano con il tentativo estremo di calmarmi.
E se invece erano lì per me? Chiunque fosse magari erano venuti a prendermi.
Ad ogni modo sparirono.
E così per i 3 giorni o le 3 notti successive.
Alla quarta notte, dopo oltre 72 ore che non chiudevo occhio dall'eccitazione e dalla paura per mia sorpresa qualcosa si mosse.
Una specie di porticina si aprì da quella capsula e cercai di vedere meglio che potevo, senza avvicinarmi , quello che usciva fuori da lì  ma le immagini erano confuse e pressoché lontane.
Per di più si trattava di un'ombra illuminata dalla luce di quei fari, la forma che mi sembrò di vedere era poco definita. Sicuramente era a due gambe, in piedi quindi era molto simile a noi umani. Poteva essere un uomo si ma l'altezza di quell'essere mi fece dubitare da subito. Era alto più di due metri e mezzo sicuramente e la figura era slanciata, magra e mi sembrava che le dita dei piedi e delle mani erano troppo sottili per essere quelle di un uomo.
Ma se non erano uomini chi erano?
Speravo di vedere qualcuno da quando avevo riaperto gli occhi ritrovandomi qui sola e disperata ma, non ebbi il coraggio nemmeno di parlare a me stessa quella notte.
Continuavo a ripetermi "non fare il minimo rumore", e trattenevo anche il fiato pur di non farmi sentire.
Ero più terrorizzata di prima.
Nulla poteva dirmi che magari loro non sapessero di me.
Improvvisamente mi tornò in mente una delle miei prime teorie : e se fossi una cavia di esperimenti per alieni? Magari mi avevano trovato sulla Terra e mi avevano portata qui a studiarmi. Oppure quei pochi  ricordi delle torture che avevo erano legati a loro.
Cucciola abbaiò e iniziò a correre verso la capsula.
"Oh no!"
D'istinto e pentendomene subito dopo le andai dietro, d'altronde che altro potevo fare?
Si mise proprio davanti la figura che vedevo da lontano, alla riva del mare e incurante continuò a stridulare.
Dovetti per forza a quel punto alzare gli occhi e guardare chi avevo davanti.
Gli occhi erano grandi, molto più grandi dei nostri ma non immaginatevi quella classica figura che viene disegnata da tutti con la faccia ad imbuto.
Per di più il colore della "pelle" era simile al nostro tra il rosa e il giallastro ed era alto proprio come mi era sembrato di capire.
E quindi si Signori e Signore ero davanti ad un alieno in carne ed ossa.
Le pupille erano impressionanti.
Nere, nerissime come il petrolio. E non avevano contorni di altri colori, solamente neri. E come quei enormi occhi scuri si posarono sui miei si ingrandirono ancora di più, come se volessero dimostrare il loro stupore.
Mosse le labbra un pochino gelatinose e stava per emettere un suono ma improvvisamente deglutii e non disse nulla.
Io ero immobile, incapace di muovermi.
Terrorizzata, spaventata, curiosa, scettica, sbalordita.
Camminò all'indietro non perdendomi mai di vista e rientró nella capsulina facendo un gran fracasso.
Dopo di che sparì nel cielo così come era comparsa.
No, non sapeva di me, era troppo scettico anche lui.
Santo Cielo ma dove ero finita?

***
"È il pianeta degli alieni" esclamò Mark.
"Se è il pianeta degli alieni questo non lo so ma, di certo qualcuno c'è".
***

- Pronto Ian?
- Si Piero sono io. Avrei bisogno di farti una domanda sei impegnato?
- No, dimmi.
- Posso trovare un modo e andare lassù?
- Da tua figlia? Si ma ci vuole tempo e tanti soldi Ian. Non abbiamo un'altra navicella fatta ad opera d'arte e per di più preparare una buona scorta di ossigeno e viveri per il viaggio non è semplice.
- Io non so nemmeno se è ancora viva. Disse infine Ian, senza accorgersi che dietro la porta della sua camera, ad ascoltare la conversazione c'era sua moglie.

La ragazza senza nomeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora