1. L'IDEA

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Nocturne op. 9 no. 1 in B flat minor 

F. Chopin

Era una sera come tante altre.

E come ogni sera stavo per ripetere la solita routine: ti lavi, ti strucchi, passi in rassegna le ultime foto postate su Instagram e imposti la sveglia per il giorno dopo.

Quando sarai nuovamente costretta ad affrontare un'altra giornata... no aspetta.

Quando sarai nuovamente entusiasta, perché ti aspetta una nuova giornata ricca avvenimenti interessanti.

Oppure no.

Quando semplicemente ti alzerai di nuovo, sceglierai di nuovo cosa mettere, preparerai di nuovo la caffettiera ascoltando le notizie del mattino e aspettando la quarta chiamata di tua

Mamma che – premurosa come sempre – ti chiama per sapere se sei sveglia.

Penso sia il momento della giornata che preferisco quello. Anche quando in realtà stai sbagliando la linea dell'eye liner e lei insiste sull'informarti del tempo che ci sarà durante la giornata.

Ma non divaghiamo.

Ero rimasta in quel momento in cui era una sera come tante altre. Si, solo che quella sera era diversa. Perché ad un certo punto, tentennante sull'idea di fumare l'ultima sigaretta o sedermi al computer, ho scelto di sedermi al computer alla ricerca di un'ispirazione che riuscisse a sconfiggere il mio demone interiore.

È come se avessi un'idea in testa, una sorta di frenesia non manifesta.

Io odio la mia testa. È capace di elaborare pensieri talmente contorti, che ogni tanto mi chiedo se la gente lo noti.

Era l'idea di un viaggio, il desiderio di un posto diverso, di persone diverse... Non perché qui non si stia bene o le persone non siano simpatiche. Ma l'ho detto. Non mi piace la mia testa. Fa pensieri strani.

È pur vero che in quel momento ero alla ricerca di una soluzione. E se la soluzione al problema era un viaggio, allora bisognava mettersi all'opera. Ma dove andare? Da sola? Con le amiche? Tornare un po' a casa magari.

A dire la verità però di partire con le amiche non ne ho davvero voglia. Perché probabilmente anche la migliore compagnia non riuscirebbe a risolvere il problema. Stiamo quindi parlando di un problema vero?

Mi sa.

Come temo che continuando con queste speculazioni sui massimi sistemi dell'universo non andrò mai da nessuna parte!

Va bene, le amiche no.

E se tornassi a casa? Mamma che cucina il tuo piatto preferito, il cane che riconosce la tua voce... Visite obbligate dai parenti, uscite con vecchi compagni di liceo che preferiresti non vedere mai più, tua sorella che irrompe in casa alla ricerca delle mille tutine per la nuova nascitura! E tanti altri piccoli avvenimenti concatenati e inevitabili che turbano la tua psiche già instabile.

Insomma, tornare a casa non è una gran bella idea. Di nuovo, il problema non sarebbe nemmeno il posto o la gente... però.

Era chiaro che la mia scelta ricadesse sull'idea di partire da sola ancora prima che potessi pensare di andare da qualche parte. Vedi che coraggio... 27 anni suonati, seduta in camera tua, troppo annoiata dalla monotonia della vita e forse anche un po' ingrata nei suoi confronti. Perché alla fine – diciamocelo – chi può permettersi di lamentarsi se non chi sta bene?

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