something you could believe in

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Derek appoggiò una mano sulla spalla dell'alpha.

"Dobbiamo tornare indietro, Stilinski si starà chiedendo cos'abbiamo combinato"

Sussurrò facendo ancora più pressione su Scott.

Il moro annuì mettendo il telefono in tasca.

Corey e Mason erano arrivati a destinazione, la grande scuola non era mai evacuata per nessun motivo, come se ormai i cittadini si fossero abituati al terrore e alle creature sovrumani nel loro territorio.

Corey scese dall'auto, ancora confuso e si diresse verso il bagagliaio.

Mason sbuffò, aprì la portiera e iniziò  a scaricare le cose che gli servivano, non che fossero tante, giusto il necessario.

Mason sembrava scocciato, prendeva le cose e praticamente le buttava per terra con non curanza. Gli sembrava tutto un lavoro così inutile.

Corey rise, non capendo le intenzioni del fidanzato, non lo aveva mai visto incazzato perciò che stava facendo.

Entrarono nella scuola senza farsi vedere, sfruttando i corridoi e le scale o a volte anche gli sgabuzzini dove per pochi minuti rimanevano a scambiarsi effusioni.

"Ti amo"

Sussurrò il castano prima di baciarlo nuovamente.

"Ti amo anch'io"

Disse Mason tra un bacio e l'altro.

Alla fine avevano deciso di smetterla prima che qualche professore omofobo li trovasse e finalmente a avevano raggiunto un condotto dell'aria.

"Ok tu ci entri?"

Chiese Mason al compagno guardandolo mentre questo guardava perplesso il condotto.

"Penso di essere abbastanza magro"

Si pentì pochi secondi dopo di averlo detto, quando Mason lo spingeva dentro in modo che potesse entrare.

"Oh andiamo avevi detto di essere magro"

Il moro sbuffò.

"Ma io sono magro!"

Replicò il castano che era riuscito finalmente ad entrare completamente.

"Per essere magro ce ne hai messo di tempo"

Rispose l'altro.

Le giornate non erano più o forse non lo erano mai state, tipiche di quelle giornate normali degli altri adolescenti a Mason andava bene così, gli bastava la gloria e la brezza di potenza ogni volta che una creatura nuova veniva sconfitta però a volte il rammarico tornava, guardando la tranquillità nella vita dei loro coetanei, allo stesso tempo si rendeva conto che se non l'avessero fatto loro, nessuno ne sarebbe stato capace. Serve coraggio, grinta e forza ma soprattutto abbastanza stabilità mentale da accettare che tutto ciò che abbiamo sempre rinnegato in realtà esiste e qui si rivela la veridicità della frase 'le persone vedono solo ciò che vogliono vedere'. Non esisteva frase più vera di quella nel loro caso.

Corey tese la mano verso il suo ragazzo, o almeno provò a farlo.

Mason sorrise e gli passò una torcia e una pinza.

"Ho voglia di pizza"

Sussurrò il ragazzo incastrato nel condotto.

Mason trovò inappropriata quella frase in quel momento ma gli scappò comunque una risata.

"Dopo andiamo a prenderla"

Corey annuì, consapevole di non poter esser visto nella sua posizione.

Iniziò a perlustrare il condotto con la torcia, c'erano varie impronte ma era praticamente inutile prenderle, a meno che lo sceriffo non venisse a conoscenza dei loro piani e non poteva farlo. Ne aveva già passate tante e non aveva bisogno di altri problemi.

Continuando ad illuminare qua e là tutto il ferro che rivestiva il condotto riuscì a notare qualcosa, sottile e piccolo, come un capello. Ed era esattamente ciò che era.

Corey sbuffò, anche quello era inutile ma non c'era nient'altro, così prese una bustina e lo mise dentro. Avrebbero trovato un modo per scoprire di chi era.

A quel punto si decise a prendere anche qualche impronta, gli bastava dello scotch.

Lo chiese a Mason, che mentre Corey cercava indizi, giocava al cellulare senza preoccuparsi del da farsi.

Si alzò prese l'oggetto e lo lanciò precisamente davanti la faccia di Corey, dentro il condotto.

Fece un grido di gioia quando vide che aveva fatto centro, Corey rise.

"Bella mira!"

Prese lo scotch e iniziò a prendere qualche impronta, magari quelle che erano diverse, anche se erano esattamente 10 come le dita di 2 mani.

Derek e Scott erano arrivati a casa dello sceriffo. Scott rimase perplesso davanti alla porta di entrata alla casa.

"Wow, ho fatto proprio un buon lavoro"

Fu stupito, di aver davvero rotto per intero la porta ma in fondo era per una giusta causa.

"Si può sapere che cosa state facendo?"

Stilinski era lì, davanti alle scale con le braccia incrociate, e una faccia che esprimeva tutta la sua voglia di farli a pezzi.

"Non più nemmeno privacy"

Derek immaginava che si riferiva alla porta spaccata e sorrise al suo Alpha, che, però, non gradì granché il gesto.

"Era Stiles, l'abbiamo visto entrare dal balcone e volevamo prenderlo."

Disse Scott.

"Stiles è morto."

Disse Noah, fermamente convinto.

"A quanto pare no"

Intervenne Derek, facendo un passo avanti.

Lo sceriffo lasciò che le braccia scorressero lungo il corpo, per lasciare la sua espressione consumata dalla rabbia.

"Abbiamo trovato questo, gli è caduto quando Scott l'ha toccato"

Derek si avvicinò e gli porse il cellulare, nel mentre lo schermo si era acceso.

Noah lo prese,era lo stesso modello di Stiles vero, ma lui non avrebbe mai avuto una schermata del genere e poi chiunque poteva aver avuto quel modello, mica era l'unico che avessero inventato.

"Non è suo"

Concluse Noah.

Spinse il cellulare sul petto di Derek con forza, per ridarglierlo.

Derek fece una smorfia e sbuffò.

"Continui a rinnegare qualcosa a cui vorrebbe soltanto credere"

Gli disse Scott mentre il padre del migliore amico si voltava per raggiungere la cucina, si fermò un attimo, stava per dire qualcosa, ma per qualche motivo preferì tacere.

Sospirò e continuò a camminare.

 THE BLACK GHOST || Stiles StilinskiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora