- I'm the bad guy, duh -
Adesso ho pallavolo, fantastico.
Ci ho voluto ben dieci minuti a ritrovare l'aula di storia. Per fortuna la professoressa non ha fatto scenate.
Le lezioni sono andate bene e i miei compagni di corsi sono tutti simpatici.
Alla seconda ora ho conosciuto Felix. È decisamente il contrario di suo fratello, Chan: è più tranquillo. Dico solo che mi sono innamorata della sua voce profonda.
Mi imbocco sulle scale.
Il biondo non fa altro che parlare delle sue scarpe nuove di zecca, costata almeno due mila dollari. Il fratello dall'aria annoiata, alza gli occhi al cielo facendo un sospiro alquanto lungo.
"Dico sul serio. Sono assolutamente divine, dovevi assolutamente vederli." Commenta con gli occhi luccicanti.
"Stai seriamente parlando di scarpe?"
"E chi ha parlato di scarpe? Io stavo parlando dei panini che avevo mangiato prima a pranzo. Erano così deliziosi e belli da ammirare." Io e Felix lo guardiamo perplesso. "Dico davvero. Dovrò far dare la ricetta dalla cuoca un giorno."
Accidenti, questo ragazzo ha seri problemi. Ma più del previsto.
"Solo per curiosità. Perché mi state seguendo?" Domando appena entriamo dentro il corridoio degli spogliatoi.
"Per proteggerti, mi pare ovvio. Tutti questi branco di-"
"Abbiamo l'allenamento di baseball." Fa parola Felix.
Quindi entrambi i gruppi fanno gli allenamenti insieme?
"Dicevo-" Riprende a parlare, ma viene di nuovo interrotto. Sorrido per non ridere. Se continua così di questo passo mi porteranno in ospedale per aver riso troppo.
"Noi ci alleneremo fuori, mentre voi ragazze qui dentro."
"Oh ma andiamo! Lo fai apposta, fratello?" Urla Chan e il tinto di arancione fa un gesto con la mano per poi sparire dietro la porta dello spogliatoio maschile.
"Non potevo avere un fratello meno antipatico?" Mormora e si volta dalla mia parte. "Penso che dovrei andare anch'io Angel Freya. Ci sentiamo dopo." Mi fa l'occhiolino e io sorrido scuotendo la testa.
È dall'ora di pranzo che continua a chiamarmi in quel modo. Ha detto che sembro un angelo dall'anima buona e gentile. Per lui riteneva il mio nome fin troppo semplice così, si è inventato questo nickname.
Non mi convince affatto questo nicknameche che mi ha dato, ma lascio correre, oltretutto è simpatico e non sembra un cattivo ragazzo.
Inizio con gli stretching insieme alle mie compagne di squadra. L'allenatrice mi mette in coppia con Yeji, un'alzatrice titolare. Facciamo dei palleggi e dopo aver finito gli esercizi mi cambio.
Non credo di esserle molto simpatica. Prima mi lanciava la palla male come se lo facesse apposta e per di più non ha nemmeno aperto bocca. Mi osservava con un'espressione agghiacciante.
Ho provato a chiacchierare con lei, però mi ignorava. Quindi ci ho rinunciato, anche se voglio sapere il perché.
"Non prendertela per Yeji, lei è fatta così." Mi volto da questa voce sconosciuta. Una ragazza di riserva mi sorride. "Kim Minju, piacere."
🦋
"Mason ti dispiacerebbe fermati da starbucks?"
Ho una gran fame e so che mangiare una torta al cioccolato accompagnato con del buon caffè, porta un sacco di calorie e questa volta voglio gustare qualcosa di dolce.
Mia madre andrebbe fuori di testa se lo scoprirebbe, ma ehi si deve pur rompere una regola, no?
Non sapevo neanche dell'esistenza di questo cafè. Dopo che Minju me ne ha parlato, ho subito pensato: perchè non provarla? Dalla sua descrizione appariva molto buono, quindi spero di non deludere le mie aspettative.
"Ha lezione di piano tra tre minuti, signorina..." Lascia in sospeso la frase.
"Quindici per l'esattezza. Ci metto solo un minuto. Ti prego." Lo supplico e si ferma davanti al negozio.
"L'aspetto qui." Annuisco e scendo con il mio portafoglio.
Appena entro l'odore del buon caffè e dei muffins appena sfornati invadono tra le mie narici. Ora capisco il perché la gente ama andare qui.
Guardo tutte le liste dei drinks e prendo quello che avevo in mente di bere ovvero cioccolata calda. "Da portare via, grazie." Pago ed esco da Starbucks con il mio sacchetto in mano.
"Tsk, una ragazza ricca che mangia schifezze." Dice una voce maschile che mi fa girare completamente.
Il ragazzo in questione è appoggiato al muro, entrambi le mani sono dentro nelle tasche dei pantaloni scuri strappati. Indossa un paio di converse nere alquanto rovinate, anch'essa la maglietta.
"Cosa hai detto?"
Finalmente alza lo sguardo. Sulle labbra tiene una sigaretta quasi finita. Capelli mori disordinati. Viso ben curato. Mascella molto dettagliata. Mai visto un ragazzo così bello.
Sorride in modo beffardo quando toglie la sigaretta dalle labbra carnose per poi calpestarlo.
"Dovreste lavarvi le orecchie voi ricchi. Credete i più superiori. Non ve ne frega degli altri se non la fama. Quindi secondo la mia teoria penso che tu sia venuta qui solo per vantarti quanto sei superiore rispetto a noi."
Spalanco gli occhi. So che i ricchi spingono le persone normali ad odiarli. Non mi stupisco e lo capisco, anch'io odio esserlo. È normale, però dal modo in cui ha detto l'ultima frase mi ha dato fastidio.
"Non so chi tu sia e non so cosa vuoi da me, ma la tua teoria è fin troppo sbagliata e nessun senso. Non sono venuta per vantarmi, bensì per comprare una merenda."
Alza un sopracciglio. "Una merenda? Voi ricchi non dovete avere una sottospecie di dieta ventiquattro ore su ventiquattro?" Si avvicina e io stringo la busta al petto come per proteggermi.
"Astro III Institute School. Mh, niente male." Accende di nuovo una sigaretta. Si abbassa alla mia statura dopodiché mi butta il fumo in pieno faccia.
Mi allontano di scatto iniziando a tossire. Cavoli, ha un odore orribile. "Per così poco?" Sghignazza. "Andiamo sua maestà non mi dica che non le piace il fumo?"
Non smetto di tossire.
Mi dirigo verso l'auto senza nemmeno rispondere. Non pensavo che i tipi come lui fossero così terribili. Si stava prendendo gioco di me e da brava ragazza che sono, l'ho lasciato fare. Che alternativa avevo? Tanto sarebbe stato inutile.
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revenge; hwang hyunjin
FanfictionFreya Non è colpa mia se sono cresciuta in una famiglia ricca. E su questo vengo odiata. Hyunjin, vuole vendicarsi su ciò che ho fatto in passato. L'unica problema è che non so per cosa. Ho perso la memoria. Vuole farmi soffrire. Vuole farmi capire...