3. seven eleven

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Sono passati tre giorni quando i miei genitori mi hanno messa in punizione. L'hanno fatto perché ero arrivata in ritardo a lezione di piano. Quando ero arrivata a casa, mio padre e l'insegnante mi guardavano con occhi infuocati dalla rabbia.

Tendono sempre a esagerare, quindi per queste lunghissime ore mi hanno rinchiusa in questa maledetta villa. Non mi hanno neppure fatto andare a scuola per quanto erano incazzati.

Quindi senza cellulare e nessun wifi, mi limito a studiare. Odio ammetterlo ma anche la compagnia di Chan, mi starebbe anche bene.

Strizzo gli occhi ripensando al mio imbarazzo, quanto fossi così sciocca a non avergli ribattuto in quel giorno. Ricordo perfettamente il suo volto divertito e quanto mi considera una ricca senza speranza.

La sua immagine si fa tra i miei pensieri. Era la prima volta in assoluto che vedevo un ragazzo perfetto dalla testa ai piedi. Certo anche i fratelli non sono male, ma come dire, quel moro mi attirava di più l'attenzione.

Nel momento in cui si era avvicinato a me, non riuscivo a muovermi, come se lui mi avesse immobilizzata. A mala pena respiravo e data la vicinanza che c'era - nonostante l'odore del fumo - si sentiva il profumo della sua colonia.

Per non parlare poi del suo sorriso. Nulla a che paragonare quelli degli australiani.

"Ah! Freya smettila di pensarci!" Mi alzo bruscamente dalla sedia a rotelle e incomincio ad ascoltare la musica con le cuffie, lasciando in sospeso i miei compiti.

Apro le finestre cosicché posso sentire l'aria fresca di sera.

È pazzesco; hanno deciso di farmi cambiare scuola e poi il giorno dopo non mi fanno neanche andare per una simile stupidaggine.

Chissà cosa si inventeranno in futuro, vorrei proprio a saperlo.

Vengo interrotta da Helen che mi toglie la cuffia destra. "Freya, la cena è pronta."

Annuisco felicemente. Questa sera i miei genitori sono alle loro rispettivi lavori, quindi in questa casa regna un grande sollievo per tutti noi. Però ovviamente non posso uscire, non se ci fossero le telecamere di sicurezza e le guardie.

Mio padre li avevano assunti proprio ieri mattina per sorvegliarmi e tenere lontano i ladri.

Sono diventata ufficialmente una prigioniera.

Finisco di mangiare le verdurine e vado in salotto. Trovo Helen a pulire il pavimento, così mi metto a parlare un po' con lei.

Helen ha sei anni più di me e lavora qui da tre anni ormai, però non ci siamo mai scambiati due chiacchiere. Quindi sfrutto questa occasione, visto che non ci sono i comandanti.

Mi confessa di avere una figlia di nome Scarlett. Il suo fidanzato - ormai ex - l'ha lasciata prima della gravidanza, perché non si sentiva ancora pronto ad occuparsi di una bambina. Vive ancora con i suoi e sta appunto guadagnando soldi per cercare un condominio anche se piccolo.

Non mi aspettavo tutto ciò. Non mi aspettavo nemmeno che lei mi raccontasse la sua vita.

"Se vuoi chiedo ai miei di darti delle mance in più." Mi sento in colpa e per questo la voglio aiutare.

Scuote la testa alzando di poco le labbra. "Non si preoccupi, davvero."

Annuisco alzandomi dal divano. Come ho già detto la voglio aiutare, quindi appena il capo farà il suo ingresso domani mattina gli parlerò.

Esco dalla casa e due guardie si fermano ad osservarmi. Sono rinchiusa in questa topaia per giorni e io voglio assolutamente andare fuori, anche se per un solo giro.

"Signorina non può uscire a quest'ora."

"Lo so ed è per questo che uno di voi venga con me." Dondolo sui talloni facendo avanti e indietro con le bracce dietro il sedere.

"Non può uscire." Ripete l'altro.

"Sentite. Mio padre ha specificato che non posso andare fuori da sola." Dico l'ultima parola scandendolo bene. "Quindi in teoria posso uscire, ma accompagnata da uno di voi." Anche se preferivo fare una passeggiata da sola, almeno posso prendere una boccata d'aria.

Si arrende uno e lui mi segue da dietro, paura che potessi scappare da un momento all'altro.

Mi imbocco da una stradina e mi volto a sinistra. Nonostante abbia già mangiato, il mio stomaco non sembra essersi ancora saziata.

Vado al seven eleven. La guardia continua ad ammirare le patatine alla paprika. La prendo e la pago insieme alla mia barretta di cioccolato.

Usciamo e dopo mi accorgo di non essermi portata il cibo comprato. Ritorno a prenderlo, ma una mano me la sequestra. "Ma guarda un po' chi si rivede." No, non può essere. È la stessa colonia di quel ragazzo.

Faccio un sospiro lungo. I nostri occhi s'incrociano e il suo viso è come lo ricordavo: bello. Ha gli stessi abbigliamenti di quel giorno solo con una giacca da vento in più.

"Cosa ci fa la principessina qui a quest'ora?" Porta la mia barretta di cioccolato dentro la sua giacca.

"Ridammela." Porgo il palmo della mano davanti a sé.

Il cassiere passa il suo sguardo da me a lui incuriosito.

"Nah. Non dovresti mangiarlo. È per la tua salute." Stringo i pugni lungo i fianchi. Mi sta facendo incazzare.

"Yah!" Grido di frustrazione e lui si piega in due dalle risate. Faccio così ridere? Il moro si rimette di nuovo composto con un'espressione seria.

Con una mossa rapida mi tira giù con il polso. Quando sto per ribattere, mi tappa la bocca e facendo il segno di stare zitta.

"Hyunjin! So che sei qui. Fatti vedere brutto bastardo." Qualcuno entra dentro al negozio facendo spaventare il povero cassiere.

"Cazzo." Mormora il moro e osserva la scena dietro il bancone bianco. Tira la mia felpa facendomi capire che devo seguirlo.

Con un passo rapido iniziamo a correre verso l'uscita. La mia cosiddetta guardia sta parlando al telefono e ci dà le spalle.

Hyunjin - penso che si chiami così - mi trascina con sé in una stradina totalmente buia. Non vedo né la sua figura né il suo volto, ma dal modo in cui stringe il mio polso capisco che è furioso.

"A quanto pare ti sei cacciata in guai seri, mia cara."

revenge; hwang hyunjinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora