Freya
Non è colpa mia se sono cresciuta in una famiglia ricca. E su questo vengo odiata.
Hyunjin, vuole vendicarsi su ciò che ho fatto in passato. L'unica problema è che non so per cosa. Ho perso la memoria.
Vuole farmi soffrire. Vuole farmi capire...
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- make your best mistakes 'cause we don't have the time to be sorry so baby be the life of the party -
Per essere giorno, è abbastanza buio. L'organizzatore di questa orribile festa ha chiuso tutte le finestre e messo giù le tapparelle.
La stanza è abbastanza grande; c'è pure il bar. In fondo c'è un corridoio dove si troverà di sicuro il bagno.
Ho sempre odiato il caos in generale. Non sono una persona che piace essere al centro dell'attenzione; infatti mi trovo in un angolino ad osservare la scena di questi adolescenti - ormai ubriachi - a saltare come canguri al ritmo di musica.
Esattamente, seduta sul tappeto bordeaux ricoperto di coriandoli argentati. È sporco, ma è meglio dal divano.
Quando Changbin mi ha chiesto di andare con loro, ho subito rifiutato. Non ho nessunissima voglia di giocare a obbligo o verità.
Ne ho viste fin troppi film dove la protagonista riceve il suo primo bacio attraverso quel gioco e sinceramente lo trovo alquanto bizzarro. Non ci ho mai giocato e mai ci proverò.
Accidenti. Non dovrei nemmeno essere qui. I miei genitori si staranno domandando dove fossi finita ed ho paura che loro mi metteranno di nuovo in castigo o addirittura cambiare scuola. E non voglio.
Questa musica mi sta facendo venire la mal di testa. Non per la canzone per sé, bensì per il volume.
Da questa angolazione riesco a vedere i tre amici con altri due ragazzi e tre ragazze, vestite alquanto imbarazzante.
Nel frattempo Hyunjin si mette il cappuccio e circonda la vita della ragazza dai capelli rossi con entrambi le braccia, seduta sulle sue gambe.
Di poco gira il capo come se stesse cercando qualcuno, ma non capisco a chi sta puntando.
Lo ammetto: non ho tolto gli occhi di dosso neanche un secondo. Dopo tutto quello che mi ha confessato, non riesco a togliermelo dalla mente.
Ha un valido motivo se si sta comportando in questo modo.
Cosa avrò mai fatto per renderlo così infuriato?
All'improvviso una ragazza inciampa facendo cadere il contenuto del suo bicchiere sul mio uniforme. Lancio un urlo alzandomi immediatamente in piedi.
Dò un'occhiata alla ragazza con il sedere in su, pronta a dirle quattro. Ride istericamente senza un motivo. Capisco che è ubriaca, quindi sarebbe inutile gridarle contro.
Infastidita già dalla situazione in cui mi trovo, mi dirigo in bagno per togliere la macchia di birra sulla gonna.
Ed eccomi in questo corridoio pieno di porte chiuse. Per fortuna non si sentono strani rumori, il che mi fa sentire più sollevata. Resta il dubbio che devo aprire una delle sette porte.
È praticamente vuota.
Metto la mano sulla maniglia della seconda porta a sinistra, pregando in tutti i santi che sia quello giusto.
"Che stai facendo?"
"Madon-" Faccio un piccolo salto dallo spavento. Cristo, deve per forza comparire così dal nulla?
Si sofferma a contemplare la mia gonna e un sorriso sghembo cresce sul suo volto. Ogni volta che guardo le sue labbra più desidero di toccarle.
"Vieni con me." Mi tira di nuovo per il polso. A quanto pare ha la mania di tirare le persone con la forza.
Cos'ha in mente? Aiuto, questo mi vuole stuprare. Mi libero dalla sua presa. "Dove?"
"Ci risiamo." Si lamenta sbuffando. "In bagno a togliere quella macchia schifosa dalla tua orribile gonna scolastica."
Beh si ha ragione sul fatto che sia brutta.
"Basta che mi dici dove si trova."
"Anche se te lo dicessi, non capiresti ugualmente. So che non sei brava ad orientarti."
Sa anche questo?
"Mi hai appena dato della deficiente per caso?"
"Si."
Non sono affatto stupita; insomma è da quattro giorni che mi nomina scemotta. Un nomignolo alquanto detestabile.
"E tu non sei bravo a tenere le mani a posto." Taci per una buona volta Freya, cazzo.
Il suo viso si fa subito serio e quasi mi pento per ciò che ho detto.
Non l'ho fatto apposta a dirlo. Mi sono anche promessa di non litigare con lui dopo ciò che è successo, eppure l'ho fatto comunque.
"Allora arrangiati." Nella sua voce non compare nessuna maligna per fortuna.
È proprio lunatico.
"E io che volevo essere gentile per una volta." Adesso sì che sono sorpresa.
Si volta mettendo le mani dentro le tasche della felpa. Fa un passo e aspetta un mio richiamo per farlo rimanere ma non lo faccio.
Lo lascio andare.
Rabbia, rancore, paura... non so più che sentimento devo provare ogni volta che Hyunjin mi si avvicina.
In quattro giorni non abbiamo fatto altro che litigare. Ho provato a essere calma e paziente con lui. Ogni cosa, ogni argomento che dice mi fa mandare su tutte le furie.
Ci sono tante tipologie d'odio, ad esempio nel caso di Hyunjin è quello di far pagare. Nel mio invece solo fastidio. Quindi, non lo definisco vero e proprio odio.
Qualcosa in lui mi attira fortemente. Che sia per l'aspetto? O per il fatto che sia così misterioso? La risposta è nessuna dei due.
Gli occhi dicono tutto. Mi fanno capire che questo ragazzo travestito da diavolo, è ferito o triste per qualcosa.
Si comporta da duro però so che dentro di sé sta soffrendo. La sua difesa migliore è quella di rispondere a toni e di prendere in giro le persone.
Il contrario di me. Appartengo a quel gruppo che fingono di stare bene e che preferiscono isolarsi piuttosto di sputare il rospo.
Poi mi rendo conto che entrambi stiamo male. Entrambi stiamo combattendo per ciò che stiamo vivendo.
Ed è per questo che non riesco a non detestarlo.
Come aveva detto Minho, un motivo c'è e probabilmente c'entro io.
Continuerò a gironzolargli attorno finché mi confesserà il suo segreto. Dopo quello, sistemerò ogni mio errore, pur di vedere almeno un sorriso sincero. Come prima.
Ritorno in sala rassegnata. Il rimbombo della musica si ferma di colpo e la porta verde pastello viene spalancata da un paio di poliziotti accompagnati dai cani.
Ci vogliono due secondi per capire la situazione. Tutti iniziano a correre, mentre io rimango ferma a cercare Hyunjin tra il casino.
Poi capisco che mi ha lasciata da sola con questi quattro poliziotti, sei ragazze e due ragazzi intrappolati come me in questa stanza.