Tre giorni dopo

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IL FUNERALE

Erano ormai passati tre giorni dalla nostra perdita, era arrivato il momento del funerale. Mia madre non aveva fatto altro che piangere.
Avevo trascorso gli ultimi giorni ad organizzare la cerimonia assieme a Rei e mio papà.
Non riuscivamo a pensare, avevamo paura che tutto quello che stavamo facendo a mia madre non piacesse.
Era devastata e voleva che avesse il miglior funerale mai visto.
Come spieghi ad una madre che sua figlia ormai non la sente più? Che non vede di che colore avrà la bara o che tipo di fiori sceglieremo. Non glielo spieghi, cerchi di renderlo il più bello possibile senza discutere.
Ma per lei era sempre poco, lei voleva il massimo.
A Rei venne un'idea. Riunì la famiglia e disse « Perché non facciamo solo la veglia, in modo che tutti possano salutarla e poi la facciamo cremare e spargiamo le ceneri nell'oceano? È la cosa a cui è più unita e penso che a lei farebbe piacere. Per quel poco che l'ho conosciuta, mi sembra di aver capito che era uno spirito libero »
Mia madre lo abbracciò. Non disse si, ma tutti riuscimmo a capire che era l'idea più adatta per Cassie.
Sarebbe diventata una cosa unica con l'oceano, era sempre stato il suo sogno. Fin da quando era piccola e andavamo al mare o in piscina, mi diceva sempre quanto avrebbe voluto avere la coda da sirena. Poter respirare sott'acqua, giocare con i pesci ecc.
Era perfetto.
Mentre mamma sistemava la casa per la veglia e si occupava di invitare tutte le persone che conoscevano Cassiopea, papà andò con Rei a scegliere l'urna migliore e a pagare il servizio di cremazione.
Io intanto mi chiusi in bagno a fare il test di gravidanza.
Feci pipì su quella strisciata minuscola ed aspettai.
Bisogna aspettare almeno tre minuti per avere il risultato.
Sembravano non passare mai, iniziai a pettinarmi i capelli, a schiacciarmi i brufoli, e passarono solo due minuti. L'ultimo minuto fu eterno, era impossibile resistere.
Non sapevo davvero come fare. Avevo paura di guardare, di scoprire cosa stesse succedendo, ma da un lato sapevo già quale sarebbe stata la risposta.
Iniziai a fare il conto alla rovescia. Deci, nove, otto, sette, sei, cinque, quattro, tre, due, uno. Girai il test.
Era come sospettavo, le lineette erano li, mi guardavano e sembravano dire "sei fottuta Grace."
La mia testa iniziò a pensare e pensare e pensare.
"TOC-TOC"
« Amore, sei li? Tutto bene? » Rei, era tornato a casa.
Restai chiusa in bagno per un'ora e mezza, non me ne resi neanche conto.
« Ei, si! Subito esco! » nascosi tutto in borsa ed uscii.
« Tutto okay? » chiese.
« Si, stai tranquillo, ho avuto solo bisogno di un po' più tempo » feci una risata nervosa, sperando che non se ne accorgesse.
Andammo al piano di sotto insieme. Decisi di non dire nulla. Pensai di dirglielo in un bel momento come una cena romantica.
Ai miei genitori invece lo avrei detto dopo il diploma, Rei mi aveva pagato delle lezioni, così da farmi superare l'anno scolastico in tempo.
Ero incinta da ventitré giorni e la cosa peggiore era che sapevo benissimo il momento in cui lo avevo concepito.
In sala mamma aveva preparato stuzzichini e un sacco di altro cibo, c'era un odore buonissimo in giro per tutta la casa.
Papà e Rei avevano scelto un'urna bellissima, in marmo blu, come il mare. Sopra vi era una targhetta d'oro con scritto il suo nome e cognome.
Era quasi tutto pronto ormai, dovevamo prepararci solo noi.

LA VEGLIA

Gli invitati arrivarono intorno alle sette.
Durante la veglia la bara sta in casa circondata da fiori e coperta da un velo bianco. Il morto resta scoperto. Viene truccato e preparato per essere venerato da tutti. Il punto è che la veglia non è per il defunto, è per i vivi. Perché hanno bisogno di salutare quella persona ancora una volta. Usano queste cerimonie come scusa per esternare il loro malessere o per ripulirsi da qualche scheletro nell'armadio. È da egoisti.
C'era chi piangeva, chi andava ad abbracciare mia mamma o mio padre. Chi piangeva con loro, chi era venuto per strafogarsi e chi invece era li perché gli importava davvero.
La sua maestra preferita le si avvicinò e le poggiò di fianco una rosa bianca.
« Sarebbe felice a saperla qua.» Le dissi avvicinandomi a lei.
« Una rosa bianca, pura come lo era lei. » disse prima di allontanarsi e andare verso gli altri invitati.
Non avevo mai visto così tanti ipocriti riuniti in una sola stanza.
Rei mi restò vicino tutta la sera, senza lasciarmi neanche un attimo. Aiutò molto anche mamma e papà.

***

IL RITO

Dopo aver fatto le preghiere ecc, gli ospiti finalmente se ne andarono. E tutti insieme andammo nella camera crematoria per "l'esecuzione".
Riuscì a vedere solo le fiamme e poi, il nulla.
Alla fine ci venne consegnata l'ampolla. Eravamo esausti e i miei genitori stavano male, ma andammo sulla scogliera più alta per il rito che avevamo organizzato.
La luna rifletteva nel mare e l'acqua era calma. Insieme toccammo l'urna facendo un minuto di silenzio.
Fu mia mamma a spargere le ceneri nell'aria. Riuscimmo a vedere come delicatamente si poggiavano e per un attimo mi parve di sentire il suo profumo invadermi, ma probabilmente era solo un'illusione.

***

LA CENA

Il giorno dopo organizzai una cena con Rei. Volevo dirgli della gravidanza, ma non avevo idea di come poterglielo dire.
Presi il test e lo impacchettai in una scatolina poi gli scrissi un messaggio dicendo di vederci al " Manhattan's dinner." Era un fast food vicino casa, il nostro preferito.
Misi il suo vestito preferito, era blu notte a maniche corte. Arrivava sopra le ginocchia, con la cerniera lungo tutta la schiena. A campana, non attillato. Non gli piaceva mostrare le mie grazie alle altre persone.
Lui arrivò con una camicia e un pantalone della tuta, ma sempre elegante. Mi venne incontro e prima di sedersi mi baciò.
Iniziammo a mangiare, c'era musica dal vivo e il cibo era buonissimo.
Ordinai un panino con hamburger, bacon e formaggio fuso, lui uno con hamburger, bacon e anelli di cipolla. Una specie di BBQ.
Da bere presi l'acqua e lui una birra.
« come mai non prendi la coca cola?» chiese.
« oh... beh non mi va..» dissi abbozzando un sorriso.
« non mi convinci, so che qualcosa non va..» disse.
Tirai fuori il pacchetto e glielo diedi.
« cos'è?» mi domandò.
« aprilo..» avevo già le lacrime agli occhi e la voce mi tremava.
Lui lo aprì lentamente, e quando vide ciò che conteneva resto paralizzato.
Non poteva credere ai suoi occhi. Non sapevo cosa stesse pensando, avevo paura che mi piantasse sul momento.
« da quanto? » chiese
« ventitré giorni..» affermai a sguardo basso.
Lui mi sollevó il mento con le dita e mi baciò, poi davanti a tutti si mise in ginocchio e disse « sposami » in quel momento tirò fuori l'anello. Tutte le persone in sala avevano gli occhi fissi su di noi.
« SI » affermai entusiasta mentre le lacrime iniziarono a rigarmi il viso, una dopo l'altra.
Lui mi infilò l'anello, era d'oro bianco e aveva una pietra blu al centro. Mi abbracciò e mi sollevò da terra mentre tutta la sala ci applaudiva.
« non diciamo nulla fino al diploma.. ti prego» dissi.
« va bene! Quando sarai pronta sarai tu a dirlo» affermò.
Avevamo una sorpresa l'uno per l'altro e nessuno dei due lo aveva capito. Fu difficile mentirgli, anche se per poco tempo.
Iniziava a formarsi la nostra famiglia, avevamo già un cagnolino, ed ora dovevamo sposarci e stava per arrivare un bimbo.
Eravamo felici, nessuno avrebbe potuto dividerci.

I Difetti Del Cuore. #Wattys2019 (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora