trentaquattresimo capitolo

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"Allora, ti piace la pasta?" Gli chiedo non appena manda giù il boccone.

"Sì, ma è poco piccante. Quanto peperoncino ci hai messo?"

"Tanto abbastanza da non farmi stare male. Vuoi aggiungerne un po' al tuo piatto?"

"Sì. Sì, grazie."

Mi alzo e prendo il peperoncino dal mobile dandoglielo.

Mi siedo di fronte a lui e subito dopo una montagna della spezia è sulla sua pasta.

"Non pensi che tutto quel peperoncino sia esagerato?"

"Nena, sono sud americano. Il peperoncino non è mai abbastanza. I miei genitori me lo mettevano nel biberon insieme al latte."

"Se lo dici tu."

Lo guardo mentre s'infila la forchetta in bocca. In meno di due secondi la sua faccia è diventata rossa come un semaforo.

"Nel biberon, eh?"

⚽️⚽️⚽️

Io ed il signor peperoncino nel biberon siamo seduti sul divano a guardare un film che piace solo a lui.

Non so nemmeno di cosa stia parlando. Sono concentrata sul mal di pancia che ho in questo momento.

Dio. Se mi stai ascoltando, ti prego, non dirmi che ho un attacco di diarrea proprio stasera.

Mi alzo di scatto dal divano e corro in bagno, mettendomi in ginocchio davanti al gabinetto a  vomitare.

Odio vomitare, mi fa schifo vedere il vomito e quindi vomito di più.

Paulo mi raggiunge in bagno e mi raccoglie i capelli in una coda.

Finito di rigettare mi appoggio con la schiena al muro, per riprendere fiato.

"Mi sa che il peperoncino non va d'accordo con nessuno dei due." Mi dice Paulo sedendosi accanto a me tenendomi la mano fra le sue.

"Mi sa che hai ragione." Dico poggiando la testa sulla sua spalla.

"Ora mi alzo e pulisco il bagno." Sbuffo allontanandomi da lui.

"No, ora tu ti lavi i denti e vai a sdraiarti! E non obbiettare." Mi dice come se fossi una bambina disubbidiente.

"Ma dai, Paulo! Devo pulire il bagno, chissà quanti germi e batteri ci sono ora che ho vomitato! Non hai schifo?"

"No, non ho schifo visto che il bagno lo hai pulito questa mattina. Devi smetterla di essere così fissata con la pulizia, i germi non ti uccideranno mentre sei sulla tazza a fare pipì."

"Adesso che l'hai detto mi sto immaginando la scena. Se questa notte non dormo è colpa tua."

"Dai, ora andiamo a letto. Se domani mattina non stai bene dico io a tuo padre che stai male."

"No! Devo andare al lavoro. Come faranno i ragazzi senza di me? E poi non pensi che mio padre possa domandarsi perché tu sai che sto male?!"

"Allora lo avvisi ora e domani resti a casa. Sono sicuro che i tuoi colleghi sapranno cavarsela da soli per una giornata."

"Va bene. Ora scrivo a mio padre." Dico andando in salotto dove avevo lasciato il cellulare.

Dopo aver inviato il messaggio spengo il cellulare e lo metto in carica.

Accarezzami l'anima // Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora