Capitolo 6

38 4 0
                                    

Al suo risveglio Brandon rimase a guardare il soffitto della sua camera. Sospirò pesantemente e si alzò dal letto. Si lavò, si vestì e scese al piano di sotto per fare colazione. Entrando nella cucina notò un biglietto sul tavolo. “Mi dispiace”. Brandon lo dovette rileggere più volte per capirne il senso. Si era quasi dimenticato quello che era successo il giorno prima. Quel biglietto deve essere stato scritto da sua madre prima di andare a dormire.

Finito di fare colazione Brandon uscì di casa con lo zaino sulle spalle e una folata di vento gelido lo fece rabbrividire. Nella città in cui abitava prima l'inverno non era mai stato così freddo. Si guardò in torno e notò un sottile strato di neve che copriva la strada. L'asfalto era segnato dal passaggio delle automobili. Non era la prima volta che vedeva un paesaggio innevato ma la vista di quel paesaggio isolato, senza nessuna persona che camminava, gli fece paura.

Cominciò a camminare per andare a scuola. Sperava di poter rivedere Luke, voleva solo un po' di normalità.

Brandon sentì dei passi dietro di sé e si voltò di scatto. Non c'era nessuno. Pensando che fosse solo frutto della sua immaginazione continuò a camminare. Vide le prime persone della giornata, altri ragazzi che stavano andando a scuola. Non conosceva nessuno di loro quindi rimase in disparte e continuò da solo il tragitto. Altri rumori ma questa volta li sentì dentro un vicoletto buio. Brandon si fermò a guardare ma non vide nessuno. Continuò a camminare. Era quasi arrivato davanti a scuola quando si fermò di colpo. Si girò verso un altro vicoletto, questa volta più illuminato. Un sorriso gli apparse sul volto.

-La smetti di seguirmi? Non sono un bambino che deve essere guardato.- disse verso il vicolo.

-Sono o non sono il tuo angelo custode?- disse Sarah.

-E dove sono le tue ali allora?- chiese Brandon.

-Prima di averle devo compiere almeno cento buone azioni. Avanti, vai a scuola che fai tardi.-

Brandon si voltò nuovamente e cominciò a camminare.

-Brandon aspetta!- disse Sarah. -Come hai fatto a sapere che ero io?-

-Ho sentito i tuoi passi.- rispose lui.

-Brandon, sono un vampiro. Non faccio rumore quando cammino.- disse lei.

-Si, lo so. Solo, non ricordarmelo. Voglio dimenticare tutta questa faccenda e vivere la mia semplice vita da semplice ragazzo al secondo anno di liceo.-

-Idiota. Quindi non hai più voglia di imparare a difenderti?-

Brandon si voltò verso la strada e prese la sua decisione. Si voltò verso Sarah, la prese per un braccio e la portò nel vicoletto da dove era uscita.

-Bene, niente scuola oggi. Insegnami.- disse lui.

-Non qui. Conosco un posto dove non verremo disturbati.-

Cominciarono a camminare fino a ritrovarsi davanti al Lago Bianco. Brandon aveva capito dove lo stava portando. L'ospedale non era molto lontano.

Dopo una ventina di minuti raggiunsero l'entrata dell'edificio. Era ancora come l'ultima volta. Nessun segno del passaggio di un licantropo o qualsiasi cosa fosse.

-Prima di tutto dobbiamo capire come risvegliare i tuoi poteri, poi possiamo cominciare l'allenamento.- disse Sarah.

-E che ci vuole? Poteri demoniaci, a me!- scherzò Brandon.

-Non è il momento di scherzare marmocchio.- lo rimproverò Sarah. -Prima di tutto, da quando hai cominciato a sentirti strano?-

-Marmocchio a chi?- chiese Brandon irritato.

-A te. Adesso rispondimi.-

-Beh, da quello che mi ricordo è stato da quando sono stato morso dal lupo. Mi ricordo che subito dopo è volato via.-

-Volato via? Aspetta. Mi è venuta un'idea.- disse Sarah.

-Quale id..- non fece in tempo a finire la frase che Sarah lo prese per un braccio e lo portò vicino a se, aprì la bocca e lo morse. Brandon sentì un dolore lancinante sul collo. Il dolore durò molto poco e fece spazio ad una strana sensazione di leggerezza.

Sarah si staccò velocemente e cominciò a sputare per terra. Il sangue che stava sputando era nero. Come faceva ad essere nero? Eppure Brandon si era già tagliato diverse volte e il sangue era rosso, non nero.

-Tranquillo, non lo farò più. Fai veramente schifo.- disse Sarah rialzandosi.

A Brandon venne da ridere ma si trattenne. Si passò la mano sul collo e notò che la ferita era già guarita. Si sentì qualcosa di indefinito dentro che tentava di uscire. Brandon cercò di ricacciarlo dentro ma questa volta non ci riuscì. Si voltò per dare le spalle a Sarah. Sapeva già cosa fare, era come un riflesso incondizionato. Tese il braccio destro verso un albero davanti a lui. Nel momento stesso in cui aprì la mano un onda d'urto lo spinse indietro. Cadde per terra e chiuse gli occhi, non appena li riaprì e si rialzò trovò Sarah con lo sguardo incredulo verso le spalle di Brandon. Si voltò e capì il motivo di quello sguardo. L'albero non c'era più. No, non solo quell'albero ma molti altri erano spariti nel nulla. Al loro posto c'era solo terra. Una decina di metri di sola terra.

-Abbiamo capito..- disse Sarah.

-..Come utilizzare i miei poteri. - Brandon terminò la frase.

Red EyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora