Brandon uscì di corsa dal vialetto e sentì il rumore di un clacson dietro di sé, vide Sarah al volante.
Lei si avvicinò con la macchina e abbassò il finestrino.
-Da quando hai la macchina?- chiese lui.
-Da quando l'hanno inventata. Avanti, sali.- rispose Sarah aprendo la portiera.
-Come fai ad avere la patente?- chiese Brandon sedendosi sul sedile di fianco a lei.
-Ho più di cento anni di documenti falsi.- disse lei partendo verso casa di Luke.
Il loro amico non abitava molto lontano da Brandon ma la tensione di quel momento fece sembrare il viaggio di pochi minuti un viaggio di molte ore. Sarah parcheggiò l'auto davanti casa di Luke e scese di corsa. Brandon gli fu subito dietro e insieme entrarono dalla porta lasciata socchiusa.
Era una casa normalissima. Un salone abbastanza grande da contenere un grande divano a penisola, un tavolino davanti con molte foto di Luke e dei suoi genitori. Dalla sala si poteva accedere attraverso delle scale al piano superiore, dove c'erano le camere da letto. Salirono facendo attenzione a non fare molto rumore. Quando arrivarono all'entrata della stanza di Luke la porta era chiusa. Brandon strinse la maniglia, fece un lungo respiro per farsi forza e aprì la porta.
Brandon rimase scioccato da quello che stava guardando. La stanza era in ordine, non c'era niente fuori posto. Non vedeva neanche più la T rossa scritta sulla parete. ' Non è possibile.' pensò.
All'improvviso una nube bianca salì dal terreno come se fosse nebbia. Ecco di nuovo quei dannatissimi occhi rossi che lo fissavano dalla nebbia.
-Talto, ancora tu? Cosa vuoi adesso?- chiese Brandon.
“ Quanta fretta. Vuoi andare subito al sodo senza congratularti con me?” disse Talto.
-Congratularmi con te? E per cosa?-
“Sai quanto ho faticato per mettermi in contatto con te? Non sono più potente come una volta.”
-Allora complimenti per avermi rovinato la giornata- disse Brandon sarcastico.
“Fai lo spiritoso mentre il tuo amico è scomparso e sai che centro io. Molto coraggioso da parte tua, oppure molto stupido.”
-Cosa vuoi da me!?- urlò Brandon.
“Calmati figliolo. Non hai niente da temere. Come ti avevo già detto tu mi servi. Non posso farti del male. Non che non voglia eh. Sono venuta qui solo per tranquillizzarti. Il tuo amico Luke e i suoi genitori stanno bene. Domani mattina si ritroveranno nei loro letti come se non fosse successo niente, ignari di tutto.”
Brandon cercò di ribattere ma con quelle parole la nebbia sparì portandosi il demone dietro di sé.
Brandon si voltò verso Sarah. Adesso la camera era di nuovo sottosopra come nella foto.
-Cosa è successo Brandon?- chiese lei.
-Ho parlato con Talto.- rispose Brandon guardandola negli occhi. - Dice che Luke e i suoi torneranno domani mattina. Non so cosa voglia fare ma è meglio andarsene subito.-
Brandon si diresse verso l'uscita.
-Ehi Brandon! Brandon!- urlò Sarah che era rimasta ancora dentro la camera. -Brandon! Fermati!-
-Cosa vuoi!?- Disse Brandon trattenendo le lacrime.
-Perché dobbiamo andarcene subito? Possiamo prima controllare se ci sono altri indizi su cosa è successo.-
-Voglio andarmene. Voglio andarmene subito da qui.- disse Brandon che nel frattempo si era accorto delle lacrime sul punto di cadere e si era girato verso la porta.
-Ma perché?- chiese Sarah.-Perché? Beh, forse perché è la prima volta che vado a casa del mio migliore amico ed è perché è scomparso!- ormai le lacrime avevano cominciato a scendere. -Forse è perché ho paura Sarah. Quel maledettissimo Demone mi può contattare quando vuole e ovunque vuole! Non voglio vederlo ancora! Non capisco perché questo stia succedendo a me! Non sono un ragazzo speciale, non ho niente di speciale! Non sono bravo a scuola, non ho molti amici, non ho una ragazza super bella, non ho niente che mi possa reputare speciale! Sono un ragazzo normale! Perché è successo a me! Perché tutte queste cose stanno succedendo a me! Fino a una settimana fa andava tutto bene! Poi è arrivato quell'ospedale. Io...io non so se riesco a reggere tutto questo. Sta succedendo troppo velocemente.-
Sarah rimase in silenzio per tutto il tempo. Non pensava a niente se non alle parole che quel ragazzino dai capelli scuri che aveva davanti le stava dicendo. Si sorprese molto quando notò che stava piangendo anche lei. L'ultima volta che aveva pianto era stato più di cinquant'anni prima. Si era ripromessa di non piangere mai più, eppure le parole di Brandon la toccarono nel profondo, quelle parole le sentiva sue. Quelle parole erano le stesse che si ripeteva lei dal giorno della trasformazione. Non conosceva molto quel ragazzo ma fin dal primo giorno si era sentita in dovere di aiutarlo, di dargli l'aiuto che lei non aveva ricevuto in quei giorni bui.
Senza dire una parola Sarah si avvicinò a Brandon e lo strinse tra le braccia. Brandon continuava a piangere e ripeteva alcune semplici parole, difficili da ignorare. “Ti prego, aiutami”.
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Red Eyes
FantasyBrandon è un ragazzo normale come molti altri, appena trasferito in una nuova città riesce subito a fare amicizia, amicizia con delle persone che senza saperlo lo porteranno in una strada molto pericolosa, dove scoprirà chi è realmente.