Capitolo 7

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Brandon continuò a fissare la terra smossa dove prima erano presenti gli alberi. Non avrebbe mai pensato che dentro di lui ci potesse essere una tale forza.

-Cosa è successo esattamente?- chiese a Sarah continuando a guardare davanti a sé.

-Non ho mai visto una cosa del genere. Non sono volati via.- rispose lei andando a controllare meglio. - Sono spariti, polverizzati.-

-P-polverizzati? C-come è successo?-

-Non lo so, ma credo che il morso di un essere sovrannaturale faccia risvegliare i tuoi poteri.- disse Sarah.

-No, non è il morso. E' il pericolo, la rabbia. Ecco cosa fa risvegliare i miei poteri.- sussurrò Brandon.

-Vorresti dire che puoi usare i tuoi poteri solo in una situazione di pericolo?- chiese Sarah.

-Beh, non lo so. Credo di si. Devo imparare a controllarli.-

-Per oggi forse è meglio che ritorni a casa. Fai attenzione.- disse lei.

-Va bene.-

Come l'ultima volta la strada sembrava più corta al ritorno, forse perché Brandon continuava a pensare a quegli alberi, ai suoi poteri. “perché non si sono mai manifestati prima?” si chiese. Era quasi arrivato a casa quando sentì un cane abbaiare. Si voltò verso un vicoletto e lo vide. Un piccolo cagnolino nero, con il muso marrone che lo fissava. Brandon si avvicinò per vederlo meglio e quando gli fu abbastanza vicino l'animale smise di fare rumore. Brandon si avvicinò ancora e il cane fece lo stesso. L'animale si fece accarezzare dal ragazzo, Brandon controllò se aveva una targhetta di riconoscimento o qualcosa di simile ma niente, era un randagio. Brandon decise di portarlo a casa con sé, sperando che la madre fosse d'accordo. Quando arrivò a casa, con il cane in braccio, sua madre fu sorpresa del vederlo arrivare con un animale.

-E questo?- chiese Isabelle.

-E' un cane.- rispose Brandon.

-Si, questo lo vedo anche io. Ma perché è con te?-

-L'ho trovato in mezzo ad un vicolo, non ha un padrone e si fida di me. Non potevo lasciarlo lì. Pensavo che tu fossi d'accordo.-

-Brandon, non so perché ma sembra che tu ci tenga particolarmente a tenere questo animale, quindi va bene. Però dovrai guardarlo tu.- disse Isabelle.

-Grazie mamma!-

Brandon salì in camera con il cane, doveva decidere un nome da dargli. Voleva un nome corto e facile da ricordare. Aveva letto in un libro il nome 'Arya' e gli era piaciuto molto. Brandon trovò il nome adatto per il cane. Lo chiamò 'Ari'. Al suono di quel nome l'animale abbaiò come se gli piacesse.

All'improvviso il telefono squillò.

-Pronto?- rispose Brandon.

-Ehi sono io, Sarah.-

-A quest'età non dovresti non riuscire ad utilizzare i tasti del telefono per via dell'artrite?- chiese Brandon ridacchiando.

-Ah-ah-ah. Non sei divertente, soprattutto adesso. E' importante.- disse Sarah.

-Cosa è successo?- chiese il ragazzo.

-Si tratta di Luke, sono due giorni che non lo vedo e non lo sento. E' strano da parte sua.-

-Cosa pensi che si tratti?-

-Non lo so, ma ho provato a chiamarlo e non risponde, sono andata a casa sua e non c'era nessuno.-

-Beh saranno andati via, può succedere se una persona ha una vita sociale.-

-Brandon, la madre di Luke è depressa, non esce di casa da ormai cinque anni. Non è normale che non ci sia nessuno a casa sua. Sapendo questo sono entrata, la porta era aperta. Ho provato a chiamare qualcuno ma non mi ha risposto nessuno. Sono salita per andare in camera sua e l'ho trovata tutta sottosopra. Ti mando una foto.-

Brandon tenne il fiato sospeso per tutto il discorso e quando arrivò la foto da Sarah fece ancora più fatica a respirare. La stanza di Luke era un disastro, cassetti aperti, vestiti per terra, il televisore rotto e il materasso messo di traverso. Sembrava come se ci fosse stata una lotta dentro quella stanza. Brandon notò subito una cosa strana. Sul muro vicino alla finestra era stata scritta una lettera, sembrava scritto col sangue. La vernice stava colando ma la lettera si riconobbe comunque. Una T rossa come il sangue.

-Sarah- disse Brandon con un filo di voce. - Hai visto quella lettera?-

-Si, ma non capisco cosa significa.-

-Io si. E' la lettera di Talto.-

-Credi che quel demone centri con la scomparsa di Luke?-

-Magari è solo una coincidenza, ma meglio non rischiare. Sarah, portami a casa di Luke.-

-Sei sicuro?- chiese Sarah.

-Si.-disse Brandon.

Brandon scese di corsa le scale e per poco non cadde sull'ultimo gradino. Si infilò le scarpe e il giubbotto molto velocemente.

-Dove stai andando?- chiese sua madre.

-Sto uscendo, devo incontrarmi con Sarah, è importante.- disse Brandon aprendo la porta.

-Brandon, fai attenzione. Ti voglio bene.-

-Anche io mamma.- disse mentre uscì dalla porta e la richiuse dietro di sé.

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