Capitolo quattro

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Non riuscivo ad esprimere come mi sentivo realmente, più convincevo me stessa che tutto stava andando per il verso giusto e più accadeva che qualcuno o qualcosa mi portava di nuovo verso il basso,come se mi volesse schiacciare.

Mia madre era partita,molto probabilmente mi aveva mentito tutti questi anni.Non avevo bisogno di qualcuno per stare bene,avevo bisogno di certezze e di risposte. Mi chiedevo perché la vita fosse così ingiusta con me.Più ci tenevo ad una persona,più mi veniva strappata via lasciandomi completamente devastata.

Mi alzai velocemente dal letto e,il mio primo pensiero fu quello di andare nella sua camera.Sapevo che probabilmente non avrei trovato nulla che sarebbe stato in grado di spiegarmi il suo comportamento ma infondo non avevo nulla da perdere.Nessuna persona, niente sogni con cui consolarmi,niente di niente.

Chiusi rapidamente la porta alle mie spalle dopo aver superato la soglia della sua camera dove vi era ancora quell'odore pungente del suo profumo che tanto odiavo.Eppure tutte quelle piccole cose che non sopportano di lei,ora mi mancavano terribilmente.

Solo quando la mia vista si fermò sul suo grande letto matrimoniale,scorsi una piccola busta da lettere color rosa,probabilmente aveva scelto quei colori in modo da non confonderla con il tessuto della trapunta bianca che ricopriva il letto.

Mi afrettai a strappare l'involucro che custodiva un piccolo foglio di quaderno strappato male ai lati,osservando ancora una volta la sua scrittura.

Iniziai a leggere.

"Cara Jennifer,

So che forse mi odierai a morte per averti abbandonata da sola in questa grande casa,con quel viscido di Luke.So cosa faceva,lo sapevo perfettamente ma sapevo anche che non mi importava.Alla tua nascita io non ti volevo,però tuo padre mi costrinse a tenerti con me,con lui.Le cose andavano male fra di noi,così come tu ben sai,divorziammo qualche anno fa.Ora non riesco più a vivere cosi,non ti ho mai voluta e ora che non ho più lui non serve che abbia te.Mi dispiace di non essere stata una madre come le altre, Jennifer.Non ho rimpianti però, ti ho educata,cresciuta e tenuta sempre con me e,ora che sei cresciuta, è bene che tu possa vivere ed andare avanti da sola. Se puoi non odiarmi.

-Asia"

Le sue parole mi avevano distrutta,qualunque cosa fosse è come se mi stesse scavando una voragine nel petto.Non provavo odio verso di lei,mi sentivo abbandonata, umilita e soprattutto non mi sentivo amata.

Piansi in silenzio fino a quando un tocco gentile mi portò alla realtà

Luke afferrò la lettera fra le mani e in pochi minuti era a conoscenza anche lui della verità.

«Jennifer abbiamo l'incontro, smettila di piangere e sbrigati a prepararti»Istruí con la solita voce dura

«No,non andremo da nessuna parte.Va via da casa mia»Sputai quelle parole troppo velocemente

«Tu fai quello che ti dico io da ora in poi» Ringhiò mentre la sua mano colpí con troppa forza la mia guancia, facendomi cadere all'indietro e,senza aggiungere altro,uscì dalla stanza sbattendo la porta.

Sapevo di non poter opporre resistenza con lui ma ero stanca di sentirmi cosí,con la paura di cosa  mi potesse fare un giorno.

Tornando di nuovo nella mia camera,afferrai una maglia e un pantalone semplice, osservando la mia figura attraverso un piccolo specchio vicino l'armadio.Un piccolo livido viola circondava il mio occhio destro,così decisi di coprirlo con un filo di fondotinta.

La mia vita sarebbe cambiata,lo sapevo e lo speravo.Era questione di pochi giorni.

Quando scesi dalle scala Luke mi aspettava sulla soglia della porta di casa e dopo averla chiusa a chiave,uscimmo entrambi.

Il percorso in macchina fu abbastanza silenzioso, quel silenzio che veniva rimpiazzato da quella odiosa musica metal che non mi piaceva affatto.

«Ti tengo d'occhio Jenn,non fare passi falsi» si affrettò a dire prima di scendere dalla macchina

Senza rispondere lo seguii su quella strada stretta che portava ad un grande pub all'angolo con un insegna troppo luminosa tanto che,sbattei varie volte le palpebre prima di abituarmi alla luce troppo accesa.

Una volta entrati,mi guardai intorno cercando di non essere strattonata da un parte all'altra a causa della troppa gente che riempiva quella piccola stanza.

«Vado a prendere da bere,non ti muovere» Alzò la voce in modo da sovrastare la musica assordante.

Ovviamente così non feci,o almeno la gente continuava a spingermi, tutti intenti a superare la grande porta in legno dietro il locale.

Per la curiosità appoggiai la mano sulla maniglia,aprendola con velocità prima di essere spinta per l'ennesima volta.

Davanti a me c'era un arena dove probabilmente si combatteva.La gente circondava la grande gabbia dove gli sfidanti si scontravano o per essere più corretti si uccidevano fra si loro.

Urla e boati segnavano l'inizio dell'incontro,così trovai un posto abbastanza protetto in modo da non buttarmi fra i corpi sudati della gente ubriaca.

Una voce all'autoparlante nominò con voce meccanica i due sfidanti che avrebbero combattuto fra di loro.

"Signori e signori,Harry styles contro Adam Handry"

Le grida e gli echi delle persone di intensificarono tanto che dovetti portarmi le mani sulle orecchie per attutire il suono.

Così finalmente un ragazzo dall'aspetto atletico entrò nella gabbia seguito da un ricciolino molto più piccolo di statura rispetto a lui.

«Harry fai vedere chi sei»

«Spacca il culo a quel bastardo»

Dopo aver udito una serie di commenti ci fu il fischio d'inizio.

I due concorrenti si avvicinarono leggermente senza però sfiorarsi.Non capivo come facessero ad essere concentrati con tutto quel chiasso.

Il ricciolino assestò un colpo al ragazzo biondo che intanto cercava di tirare un calcio ma venne bloccato in tempo.In una frazione di secondo entrambi si ritrovarono a terra,Harry,probabilmente era quello il nome del ragazzo con i capelli scusi,tempestò di pugni il viso all'avversario fino a quando il suo viso non si coprí di sangue, probabilmente gli aveva rotto il setto nasale.

Subito dopo si alzò e dopo dieci secondi si annunciò la fine dell'incontro.Diverse persone lasciavano desolate la stanza mentre altre esultavano ancora a favore di Harry,felici probabilmente di aver vinto dei soldi.

Decisi di uscire dopo una manciata di minuti ma venni sorpassata e spinta di nuovo.

«Cazzo guarda dove vai»Sbottai ma me ne pentii quando vidi il ragazzo che poco prima stava combattendo sul ring.

«Come hai detto scusa?»un cipiglio si formò sulla sua fronte mentre un'espressione dura si faceva spazio sul suo viso

«Dico solo che mi dovresti  scusarti»Alzai la voce questa volta

«Hai finito? Perfetto sparisci» Aprí la porta e senza segnarmi di un secondo sguardo uscì chiudendola alle sue spalle.

SEGUITEMI QUI,CONTINUO LA STORIA @Ceneredivita__Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora