Capitolo 3

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In breve imparai i nomi di tutti quelli che venivano a trovarmi.

Marianne, George, il mio fratellino Jacob e mia madre e... James.

Era l'unico su cui avevo continui flashback.

Come quello in cui io e lui eravamo rimasti chiusi a scuola e per colpa sua ero quasi stata espulsa.

Provavo un forte sentimento di odio nei suoi confronti, e assumevo spesso un atteggiamento freddo e distaccato con lui.

Eppure, in fondo, sentivo che c'era qualcosa che non andava, mi sentivo in colpa.

Che poi, quei flashback potevano benissimo essere tutto una mia immaginazione.

Ricordo, quando dalla rabbia e dal dolore del momento, gli urlai che lo odiavo sopratutto per il fatto che per colpa sua ora non mi ricordavo di nulla.

Non disse nulla, nemmeno se la prese o ricambiò le urla.

Semplicemente rimase fermo, per qualche istante, e mi fissò con un espressione vuota.

"Hai ragione." disse infine. "Scusami."

Uscì dalla stanza e, per il resto dei giorni in cui rimasi in ospedale, non si presentò più.

Mi pentii non dopo, ma immediatamente, di ciò che avevo detto.

Era ingiusto da parte mia, incolparlo per qualcosa che sicuramente non aveva fatto intenzionalmente.

Con le idee confuse, andai alla seduta giornaliera con il psico-neurologo.

Quel giorno non avevo proprio voglia di parlare, ricapitolare e tutto il resto.

Ero sull'orlo di scoppiare.

Non sapevo il motivo preciso, ma avevo semplicemente voglia di piangere.

A volte è così e basta.

Ci sono momenti in cui, non importa cosa, piangi.

Perché succede, quando si accumulano le cose dentro e non ce la si fa più a trattenerle.

Incredibilmente però, riuscii a non scoppiare.

Rimasi apatica, anche se dentro ero un macello totale.

Ebbi un altro flash, quel giorno.

Eravamo su un autobus, che andava per non ricordo dove.

James era seduto accanto a me e stava ridendo mentre io, in qualche modo offesa, stavo guardando la finestra.

Accennai ad un sorriso.

James mi chiamò ed io mi girai, ritrovandomi a pochi centimetri da lui.

Mi batteva forte il cuore e pensai che mi avrebbe baciato, anche se alla fine, non successe nulla.

L'immagine sbiadì nel nulla ed io ritornai alla realtà.

La seduta era ormai finita e, accompagnata da mia madre, ritornai nella mia stanza.

Continuai a fissare il pavimento, assente.

Cosa voleva significare quel ricordo?

Mi dimisero qualche settimana dopo.

Mamma, Jacob, Marianne e George vennero a prendermi in macchina.

Mi guardai attorno.

No, James non era venuto.

Non riuscivo a capire il motivo, ma ci rimasi abbastanza male.

Andiamo a guardare il tramonto insieme?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora