Capitolo 8

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Siamo in arrivo a : Milano Centrale


Altro giro, altra corsa.
Ennesimo Gorizia – Venezia Mestre; Venezia Mestre – Milano.
Ho l'ansia, tanto per cambiare.
Ma oggi, un po' di più.
E' il 20 ottobre ed ho le mani sudate, la felpa mi si appiccica alla pelle.
"Tishi" mi corre incontro già con le braccia spalancate pronte ad accogliermi.
"Ehi Rudy" gli schiocco un bacio sulla guancia lasciandomi stringere.
Con lui il rapporto è così; adesso un abbraccio, poi un bacio, va così.
"Come va amore?" mi avvolge le spalle con un braccio, mentre mi guida fino alla sua auto.
Sospiro.
"Sono un po' agitata, non posso dirti stronzate. L'idea del trasloco, lasciare casa, Gorizia, i miei amici, i miei genitori, i miei animali, i miei locali preferiti" butto giù il magone e appoggio la testa al sedile. Rivolgo uno sguardo fuori dal finestrino, oggi Milano è grigia; rispecchia il mio umore.
"E' normale aver paura, sei umana. Ma so anche che sei tanto forte, il coraggio non ti manca. Vedrai, i primi tempi saranno i più tosti, ma passeranno. E poi hai sempre me. Basta una chiamata e son da te; non dubitarne mai" gli sorrido. Sono grata a lui e cerco di dimostrarglielo il più possibile. E' una delle figure cardine attualmente nella mia vita, proprio non ne saprei far a meno.
"Da dove partiamo?"
"Alle due abbiamo il primo appuntamento, non ti svelo nulla. Se ti fidi di me, attendi senza far domande" mi regala un sorriso sghembo, il solito che si porta addosso quando trama qualcosa.
"Non so se posso fidarmi" scuoto la testa ridendo, mentre accosta di fronte ad un ristorante giapponese.
"Oddio, ravioli!" esco in fretta dalla macchina, sbattendo la porta troppo violentemente. Rudy si porta una mano sul viso per poi scoppiare a ridere.
"Diciannove anni portati benissimo guarda, ne dimostri tre" ma io son già dentro. I viaggi in treno mi suscitano sempre una fame bestiale.
Ci accomodiamo ed ordiniamo subito, in questo caso io ho le idee più che chiare.
"Allora, come va con la preparazione del tour?"
"Bene, cioè sto lavorando con Eugenio. Stiamo preparando la scaletta e facendo le prove. Sono elettrizzata tanto quanto spaventata. E' che è un insieme di cose; il tour, il trasferimento"
"Alberto" e mi interrompe.

Si Rudy, anche lui.

Lo guardo a metà tra il volerlo fulminare per averlo nominato e il voler sapere dove vuole andare a parare.
"Si, Alberto" distolgo lo sguardo rivolgendolo verso la cucina, ho lo stomaco sottosopra.
"Non parliamo di lui se non vuoi" mi appoggia una mano sul braccio per richiamare la mia attenzione su di lui.
"E' che non c'è molto di cui parlare" alzo le spalle rivolgendogli un sorriso a metà, di quelli di circostanza.
Il resto del pranzo è abbastanza tranquillo, l'argomento 'Alberto' non si tocca più. Parliamo di Leo, suo figlio, della nuova edizione di Amici, della mia reunion con Alvis e Mameli, dei miei cambi repentini di colore ai capelli.







"Allora, il navigatore mi segnala che il portone dovrebbe essere proprio questo" me lo indica con un dito prima di suonare al campanello.
Veniamo accolti dall'agente immobiliare che ci fa accomodare in casa.
Devo dire che non è male; è piccola e accogliente, forse un po' troppo shabby per i miei gusti.
La cucina è della giusta misura, ma con tutti i confort – tanto son un disastro - , salone e soggiorno son congiunti, un piccolo bagno e la camera da letto.
Spazi perfetti per una come me, essenziali e senza troppi fronzoli.
Dopo aver ascoltato il preventivo per questa casa, ci mettiamo in moto verso la seconda.
"Questa è vicinissima a Via Mameli"
"Mameli scappa se viene a sapere che mi trasferisco accanto a lui, non mi sopporta" scoppia a ridere scuotendo la testa e in viso si fa tutto rosso.
"Pensa te, potrebbe aiutarti con la scelta dei materassi visto che è un esperto in materia" e fa arrivare me alle lacrime al ricordo dell'rwm mandato durante il serale.
"Questa cosa non si supererà mai" dico scendendo dalla macchina con le braccia alla pancia per i crampi dovuti alle risate.
"Meglio ricomporsi, ci siamo" suona il secondo campanello della giornata e devo dire che già non ne posso più. Non ho mai avuto pazienza per queste cose, né per lo shopping. Mi annoiano e mi mettono addosso un senso di strana angoscia. Angoscia che viene esasperata alla vista di questo appartamento, ho già la claustrofobia alle stelle. E' tutto troppo rustico, troppo legno oscuro, troppi fronzoli e troppo oro. Può una casa mandarmi in iperventilazione?
"Rudy fammi uscire adesso di qui" mi avvicino al suo orecchio per essere più discreta.
"E il preventivo?"
"Non mi interessa fammi uscire" il petto si muove più velocemente, il mio respiro è rumoroso, le gambe mi tremano.
Mi precipito in macchina ed apro il finestrino.

L'ossimoro del respiro mancatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora