Capitolo 9

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"E quindi ci hai trovato il tenore"
"Si, ci ho trovato il tenore"

Prendo un altro sorso di birra; sono a casa di Mameli. Siamo seduti sul tappeto della sala, una pizza non finita e due bottiglie di Ichnusa a testa.
Mi fissa e ride a denti stretti.
Conosco Mario e so per certo che sta lottando con tutte le sue forze per non fare battute squallide.
"E poi?"
"E poi dammi un'altra birra che altrimenti non vado avanti" la prende dallo scatolo e me la apre prima di consegnarmela.
"Vacci piano che non sono Alvis, se sbrocchi tu sbrocco anch'io" se ne prende un'altra anche lui, stasera il colpo è duro da inghiottire.
"E poi abbiamo provato a parlarne civilmente, ma la verità è che mi serviva su un piatto d'argento l'opportunità di smerdarlo"
"Ma?"
"Nessun ma"
Appoggia la bottiglia per terra e mette il muto allo stereo.
"Tish"
"Eh mame"
"Riformulo: ma?"
"Ma me ne voglio andare a fanculo"
Mi attacco buttando giù quanti sorsi possibili, mentre fa scontrare la sua birra con la mia facendomi quasi strozzare.
"Mame mi vuoi mandare all'aldilà altro che a fanculo" mi alzo, lasciandolo steso per terra dalle risate; prendo un panno umido e mi asciugo la macchia sulla felpa.
"Allora vuoi fare la seria e dirmi che succede?"
"Non lo so.
Prima che andassi via mi ha chiesto se il mio numero di telefono fosse lo stesso e gli ho detto di si" sbuffo poggiando la schiena al marmo della cucina; lui si alza e mi raggiunge.
"E?" mi incalza, massaggiandomi la spalla destra con una mano.
"E dopo un secondo che sono uscita da quella casa mi ha chiamato. Abbiamo parlato dieci minuti buoni al telefono con lui che mi fissava al balcone"
"Che romantici"
Si becca un pugno nello stomaco ed io voglio sbattere la testa al muro fino a lasciarci un segno.
"Mi ha chiesto di avvertirlo appena andavo a casa"
"E non l'hai fatto"
"Mame no, non l'ho fatto. Io non ci capisco più niente" mi porto le mani alla testa, mi stringo i capelli.
"E con Eugenio?"
"Dio mame risparmiami almeno lui stasera" butto in aria le mani, mentre raggiungo lo scatolo delle birre aprendomi la quarta per stasera.
Sento i passi di Mameli dietro di me, prima di vederlo afferrare la bottiglia che ho tra le mani.
"Per oggi basta così"
Mi lascio andare sul divano con un sonoro 'che palle', mentre Mameli si stende accanto a me.
"Dimmi che fare" lo supplico, quasi sull'orlo di un esaurimento nervoso.
"Ti, non posso dirti ciò che devi fare. Ma se senti di star reprimendo la voglia di provare a farlo entrare nuovamente nella tua vita allora fallo, scrivigli quel messaggio. Che tanto anche se non lo fai domani, dopodomani, tra un mese, staremo a parlare qui di come sarebbe andata 'se'. E i se non portano mai a niente di buono"

Odio quando Mameli ha ragione; lo detesto.

Mi abbandono ad un sospiro che ha racchiuso in sé tutta la voglia di urlare e di piangere.
Appoggio la mia testa sulla sua spalla e chiudo gli occhi.

"Tish"
"Ho sonno"
"Si lo capisco, ma il tuo telefono vibra"
Mi alzo di scatto e lo recupero da terra.

Da: Alberto
E' mezzanotte, era così lontana questa casa da quella di Rudy?

A: Alberto
Sono da Mameli

Da: Alberto
Dormi lì?

A: Alberto
No

Blocco lo schermo e mi affretto a prendere un bicchiere d'acqua.
"Allora?"
"Mi ha lanciato una frecciata sul mio mancato messaggio e dopo avergli detto che sono da te, mi ha chiesto se dormissi qui"
Si illumina lo schermo sul marmo; vibrazione continua.
"Mame sta chiamando"
"Rispondi"
"No"
"Tish, non fare la testa di cazzo che poi tocca a me subirti"
Prendo un respiro profondo, prima di far cenno a Mario di raggiungermi.

"Pronto?"
"Non hai registrato ancora il mio numero?"
"Non vedo perché dovrei" soffoco una risata perché ho Mameli di fronte a farmi gesti strani.
"Mameli sta sentendo tutto?"
"Si bro, buona primavera" gli rifilo uno schiaffo sulla spalla imprecando in tutte le lingue del mondo.
"Come immaginavo"
"E' accanto a me sul divano, inevitabilmente sente tutto"
Continuo a mandare a fanculo Mario con il medio, mentre lui è costretto a chiudersi in bagno per non far sentire le risate.
"Ora sono sola" mi affretto a dirgli sentendo assoluto silenzio.
Poco dopo sento rumori di chiavi e porte che si chiudono.
"Alberto?"
"Mi invii l'indirizzo di Mameli?"
"E' sempre quello, via Mameli. Ma perché?"
"Perché sto arrivando, tieni il telefono sottomano che ti avverto quando scendere"
E stacca subito, stacca prima che potessi dirgli di no.

L'ossimoro del respiro mancatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora