Capitolo 4

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03:45 a.m.

Non riesco a dormire.

Mi dirigo in cucina, apro il frigo, prendo il latte e ne verso un po' nella tazza.
Questa notte è vuota più che mai.
Ho caldo, apro le finestre ed esco fuori al balcone.

Mi manchi.
Mi manchi, Alberto.

Mi manchi e mi fa impazzire l'idea di te che sai di me e di un altro.
Chissà se sei deluso o amareggiato, se non te ne è fregato nulla oppure se sei sveglio proprio come me stanotte.
Mi fa impazzire la tua mancanza perché vorrei, vorrei andare avanti, ma nessuno è te e nessuno riesce a darmi il conforto che mi dai tu.
Io tra le tue braccia mi sentivo viva ed invincibile.
Protetta, come se niente potesse farmi del male se, accanto a me, avevo te.
Mi manchi e mi manca il tuo profumo
Anzi, il tuo odore.
Quello della pelle, quello che sentivo sulle tue tempie e nello spazio tra il collo e la clavicola.
Ti ricordi quando ti vietavo di metterti il tuo amato 'one million' ?
Discutevamo per ore, ma alla fine finivi per assecondarmi.
Nessun profumo è equiparabile al tuo.
Era odore di casa, di famiglia.
Mi apparteneva e mi appartenevi.
Scorrevi come vita dentro di me, eri energia pura, eri amore disinteressato.
Davi e non chiedevi mai niente indietro.
Mi amavi e amarti, per me, è stata la cosa più naturale del mondo.
Era come mangiare, dormire, sognare, parlare, camminare.
Era parte delle mie giornate, amarti.
Lo facevo e non me ne rendevo conto.

                                       **

"A che pensi?" mi sussurra, prendendo il lenzuolo e coprendomi. 
Ho la pelle d'oca, forse pensa che sia causa del vento che entra dalla finestra aperta.
Forse non sa che è la mia reazione normale alla sua presenza.
"Ti cambierebbe qualcosa se io adesso non fossi qui?" mi sistemo su un fianco per guardarlo meglio.
Mi guarda con occhi sorpresi e curiosi.
Mi scruta ancora qualche secondo, forse sta rielaborando i pensieri, forse è spiazzato dalla mia domanda non molto da Tish.

"Faccio fatica a capire se mi cambierebbe qualcosa o meno.
E sai perché?
Perché non voglio sapere cosa cambierebbe.
E può sembrarti banale, tu che banale non lo sei mai.
Ma non voglio, perché essere qui e averti accanto a me nel letto, essere invaso dal tuo profumo, poter osservare i tuoi lineamenti al buio illuminati dalle luci di Roma, avere il privilegio di sfiorarti e di baciarti, di avere la parte migliore di te, per me è il meglio che la vita mi abbia riservato in questi 21 anni."

Non mi stacca gli occhi un istante mentre mi sussurra queste parole.
Mi porta indietro i capelli con una mano.
Le sue dita scorrono lungo il mio collo e sulle spalle.
Mi osserva e mi sorride.
Mi godo ogni istante, ogni secondo, cerco di metabolizzare ogni parola detta.
E poi mi avvicino, giusto il necessario per sentire più forte il suo odore.
Strofino il naso contro la barba del suo mento, per poi lasciarci su un bacio.

"Non sei mai banale, tu"

                                      **

Appoggio il bicchiere accendendomi una sigaretta.
I ricordi mi mangiano viva e mi tengono ferma al passato, un passato da cui non riesco ad uscire, un passato di cui non voglio e non posso liberarmi.
Perché lui è presente, è presente più che mai.

"Tish"
"Eugenio" sospiro, non mi volto.
Mi raggiunge, appoggiando i gomiti sulla ringhiera del balcone, proprio affianco a me.
"Non riesci a dormire?" mi chiede, mentre il mio sguardo è ancora dritto.
"No, non riesco a dormire da un po' oramai" faccio un altro tiro alla sigaretta.
"Posso permettermi di dirti una cosa?" mi guarda ed io non ancora mi volto.
"Certo" gli dico e mi convinco a guardarlo.
Faccio ancora fatica a farlo dopo quello che è successo, sebbene lui sia tranquillo.
"Dovresti vederlo, dovresti per una volta fottertene di tutto quanto e vederlo.
Dirgli che cosa provi, anche se poi non va bene.
Stai morendo dentro, cosa ti spaventa?
Farti male? Non credo.
Lo stai già provando, vivendo.
Ti sta logorando.
I tuoi occhi sono trasparenti, non è difficile capire cosa pensi"
Prende una sigaretta e se l'accende.
"Ha saputo di me e te.
Ho chiamato Alvis subito dopo e lui era lì, ha ascoltato tutta la chiamata.
Sa."
Ho il voltastomaco, chiudo gli occhi provando a fare respiri più profondi.
"L'hai chiamato?" mi guarda con gli occhi spalancati, questa proprio non se l'aspettava.
"Chiamarlo? Per dirgli che cosa? 'Ah Alberto volevo dirti che ho provato a limonarmi Eugenio' ?" ed esce la parte stronza di me, con la persona sbagliata.
Lui non parla, mi guarda.
Ecco che torna l'imbarazzo.
"Scusa per il tono, sono nervosa" aggiungo subito dopo.
"Sto imparando a conoscerti, tranquilla" mi sorride, a smorzare le situazioni più scomode devo dire che è bravo.
"Rudy mi ha invitato al Party di Deejay che si svolgerà a Riccione.
Lui c'è ed io gli ho detto che devo pensarci.
Non so che fare, ho paura di come possa reagire il mio corpo, la mia mente.
Non so se potrei reggerlo, dopo tutto ciò che sto vivendo.
Mi toglie l'energia, il sonno, mi cambia l'umore.
Sono sfiancata e stremata" butto giù il magone, per oggi basta così.
"Prendi quel cazzo di telefono e manda un messaggio a Rudy.
Accetta, devi farlo davanti a me" mi impone mettendomi l'Iphone in mano.
"Ma Eugenio" provo a spiegarmi, ma nulla.
"Tish basta, invia.
Ma non sei stanca di vivere in questo limbo?
Tra ciò che vorresti e ciò che pensi di non poter avere.
Ti facevo più coraggiosa, anche se so che lo sei.
Non va più bene star ferma a guardarti mentre distruggi te stessa.
Stai vivendo una vita che non ti appartiene"
Non so se ho la lucidità a fanculo come sempre in questi ultimi tempi, ma sblocco lo schermo e apro la chat di Rudy.

L'ossimoro del respiro mancatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora