Capitolo 3

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'Da: Alberto
In bocca al lupo Testa, sarai grande come sempre'

"Oh Tish, stai bene?" mi dice Eugenio accorgendosi della mia presa più forte sul suo braccio.
"Ho bisogno di mezzora in più, ti prego. Solo mezzora"
Sono supplicante, mi sento andare in fiamme mentre le lacrime scorrono copiose sul mio viso.
Raggiungo l'interno del palazzo, camminando a passo svelto verso l'uscita posteriore.
Mi appoggio al muro e chiudo gli occhi, boccheggio per la mancanza d'aria, ho il petto schiacciato da un peso troppo grande da gestire.
"Cazzo Tish, ma vuoi dirmi che ti prende?" poggia una mano sul muro affannato, mentre si rivolge a me con aria preoccupata.
Non ce la faccio a parlare, a spiegare, mi sento ingabbiata quando vorrei solo scappare.
Vorrei urlare, ma non ci riesco.
Sblocco il mio Iphone e glielo porgo.
Cerca il mio sguardo, forse attende un mio consenso.
"E' di lui che si tratta quindi, che succede?" il suo tono è dolce, timoroso e rispettoso.
Mi spinge a parlargliene senza che io me ne renda conto.
"E' successo qualcosa che neanche io mi spiego.
Io e Alberto non siamo mai stati la tipica coppia felice.
Non so neanche se siamo mai stati una coppia, felici si però.
Ed è per questo che non ritrovo più la mia dimensione, è per questo che da quando non c'è lui io son un po' più spenta. O forse spenta del tutto.
E' stato un fuoco, veloce, così rapido che abbiamo fatto fatica a starci dentro.
E' che una volta fuori da quelle quattro mura io ho avuto paura e lui non mi ha aspettato.
Ci siamo lasciati andare.
Ci siamo lasciati andare proprio come ha raccontato lui nella sua canzone.
Anche se ci vogliamo bene, anche se ci siamo amati,
non siamo più Tish e Alberto"
Le ultime parole mi trafiggono lo stomaco, le dico quasi sottovoce, mi sento divorare.
"Io non so a quanto possa servirti il mio discorso, le mie parole.
So solo che ho vissuto anche io un amore come il tuo, vorace, che si è consumato come niente al più piccolo dei soffi. Si è lasciato disturbare dal minimo dei fastidi, è scoppiato proprio come un temporale di una giornata calda in pieno luglio.
Con la differenza che io la mia dimensione non ho fatto fatica a ritrovarla, ero consapevole che quello fosse l'ultimo tuono prima dell'arcobaleno.
Io ti guardo e ti vedo in piena tempesta.
Lo ami, lo dice tutto di te.
Tutto di te lo sta urlando.
Lo urli anche ora che mi guardi con gli occhi rossi e carichi di un qualcosa che non posso esser io a definire, c'è qualcuno che lo saprebbe fare meglio di me.
Non ti arrendere Tish, il fuoco ancora arde.
La distanza non deve essere per forza un limite, non per voi due, non per te"
Continuo a guardarlo esterefatta per il suo discorso ancora qualche secondo prima di buttargli le braccia al collo.
"Grazie. Grazie Eugenio" e lo giuro, è del tutto sentito.
"Che dici, lo andiamo a fare 'sto concerto? Aspettano tutti te" mi sorride e mi asciuga con i pollici le ultime lacrime rimaste.
"Dio ma così darò un disastro, ho tutto sbavato" mi vien da ridere, ma invece son nervosa per le mie condizioni.
"Sei bella e stai bene, la gente è qui per sentire la tua voce"
Una pacca al sedere, un 'merda' poco urlato e sono sul palco.
Vengo accolta con un calore così forte che mi commuove, dico qualcosa che spero risulti comprensibile. I primi istanti sono carichi di adrenalina quanto terribili, non so cosa dire ne cosa fare.
Comincio la diretta salutando i ragazzi che mi guardano da casa e cerco il posto più comodo, almeno per adesso, dove appoggiare il mio telefono.
Poi mi volto e vedo Eugenio, si indica e scoppio a ridere.
"Ah ragazzi, ma io devo presentarvi una persona.
Lui è Eugenio Cattini e sarà il chitarrista che mi accompagnerà sia stasera sia nei prossimi live in tutta  Italia"
Ci metto tutta l'enfasi del caso e lui sale sul palco risultando quasi più goffo di me.
E ce ne vuole, mi vien da dire.
Mi avvicino al suo orecchio per chiedergli se potessi raccontare come ci siamo conosciuti, annuisce già divertito e prende posto mentre io mi avvicino al microfono.
"Allora questa ve la devo raccontare.
Lui faceva parte dell'orchestra ed io ero chiusa in casetta.
Tre mesi senza vedere un ragazzo, ceh sapete.
No scherzo" mi rimprovero mentalmente mentre noto di aver provocato l'ilarità generale.
"Insomma, vedo questa stanga di ragazzo e mi son detta 'questo me lo porto in tour' e così eccoci qua" lo indico con il braccio, mentre ancora rimbombano le risate della gente.
"Eccoci qua" rimarca lui.

L'ossimoro del respiro mancatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora