Macabra serenità

53 8 2
                                    

Vi è mai capitato, anche solo per un attimo, di godere della bellezza della natura, del silenzio e della quiete che seguono il temporale, il caos, la devastazione?
Sentite una serenità interiore per nulla paragonabile all'allegria, alla felicità che si prova alla luce del sole ogni giorno; da un certo punto di vista si potrebbe quasi definire una macabra serenità: macabra poiché vi fa rallegrare di essere sopravvissuti alla precedente catastrofe.
Immaginate un pesante acquazzone, che devasta le città, scoperchia le case, annega la gente; immaginatevi rintanati al chiuso, al buio della vostra casa che, per volere della sorte, sta in piedi e non sente che un formicolio batterle addosso; voi state tremando, ma di certo di paura e non di freddo, poiché nella vostra fortunata alcova di salvezza avete acceso il fuoco del camino con tanta facilità; guardate fuori dalla finestra e d'un tratto, come per magia, la pioggia cessa, il tuonare e i rimbombi del cielo cessano e appare il sole; e voi godete di quello, godete del tepore del sole che scalda lentamente il piccolo vetro della vostra finestra su cui siete poggiati con entrambe le mani; godete dei piccoli scintillii del riflesso dei raggi solari sulle goccioline rimaste sulla vegetazione; godete del leggero dileguarsi dei cumulonembi che vi hanno assalito di paura pochi minuti fa; voi godete e godete, infischiandovene delle strade ancora allagate, delle auto consumate e trascinate via dai neri torrenti, della gente e degli animali morti annegati attorno alla vostra abitazione, delle persone vive come voi che dovranno occuparsi di riconoscere con rammarico i cadaveri, di quegli individui che si occupano della salvezza dell'altrui, a differenza vostra.
Tuttavia voi godete; godete della vostra fortuna, godete della vostra vita, godete della vostra sicurezza, godete del vostro asciutto egoismo.

E fu così che il caos provocato dalla pesante nevicata si era dileguato; durante la notte il cielo aveva esalato il suo ultimo fiocco di neve, mentre i clienti del Seven Stars Hotel, chi in un modo chi in un altro, esalavano respiri di conforto, durante il loro sonno, in quanto sapevano che, nonostante fossero costantemente braccati da una qualche forma di assassino, potevano sempre contare sulla solidità delle porte delle loro camere chiuse bene a chiave; e i loro pensieri andavano solo in questa direzione: non si chiedevano minimamente se gli altri, nelle altre camere, stessero sopravvivendo.

Ma come poter dare la colpa di questo alla loro coscienza? D'altronde i nostri ospiti stavano dormendo, e si sa: quando si dorme, il nostro cervello sogna, non si prende di certo il tempo per pensare.

A dire il vero due persone non stavano dormendo in quel momento, ma non stavano nemmeno pensando, data la sfrontatezza con cui eseguivano le loro azioni.

- Ashton, e Amy? - chiese al buio della camera Raphael Wayne.
- È in camera da Sothe e la sua segretaria; credo che si sia addormentata là. - gli rispose chiudendo dietro di sé la porta a chiave e ponendo le sue braccia attorno alla vita del suo seducente amante.
- Ashton, non dovremmo...
Allora il signor Lewis pose leggermente il suo dito indice sulle labbra carnose del titolare dell'hotel, come a indicargli di fare silenzio.
- Amy è andata nell'altra camera con i tacchi a spillo; l'ho vista io. Se si avvicina la sentiremo.
- E non si chiederà perché hai chiuso la porta a chiave?
Ashton si avvicinò e iniziò a dargli baci sulla bocca.
- Meno male che le tue labbra sono tanto deliziose quanto sono stupide le cose che dici; c'è un pazzo che ci vuole uccidere tutti e lei si dovrebbe insospettire se io chiudessi la porta a chiave?

Ashton iniziò a spogliare freneticamente il suo amante, tanta era la lussuria che scorreva nelle sue vene; così tanta che si sentivano nell'aria i loro cuori che acceleravano il battito sempre più.
Poi, terminato ciò, Raphael si lasciò coinvolgere completamente e anche lui spogliò il suo compagno.

- Andiamo nel letto, amore.
A parlare non era stato Ashton, non era stato Raphael, era stata la loro eccessiva lussuria, la loro ineguagliabile voglia di qualcosa di più sporco, di più terreno dell'amore platonico.

Seven Stars HotelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora