Hunger Games : la quiete prima della tempesta

Capitolo 15

La sera non ho fame. La barretta sazia quanto mi aspettavo.

Non vado quindi al mare, per procurarmi il cibo ma resto all'albero circondato dalle trappole.

È il momento, il sole è calato all'improvviso, come fa da quando siamo entrati nell'arena. Prendo tutta la legna che ho attorno, la più verde che c'è e la ammasso vicino a un alberello. Accendo il fuoco, non senza qualche sforzo, con due pietre, come ci ha insegnato l'addestratore nella settimana precedente ai giochi.

Dopo aver acceso il fuoco mi sento come un atleta che ha finito la sua gara, stanco ma con soddisfazione. Non appena penso questo, part l'inno di Capitol City. Non ci sono state morti stasera, speriamo solo che gli strateghi siano contento delle tante morti in pochi giorni e si aspettino tanto dalla mia trappola, in modo che non uccidano nessuno di noi, soprattutto me e Nicolet.

Il fuoco inizia a divampare e il fumo si alza in alto. Tra poco vedrò arrivare sicuramente qualcuno, o che mi voglia uccidere o qualcuno che sta morendo di freddo e vuole riposarsi. Chissà.

Aspetto 1,2,3 ore nella notte ma alla fine non ce la faccio più e mi addormento, sicuro che le mie trappole mi proteggeranno.

La mattina quando mi alzo penso subito a controllare che il tridente sia ancora nelle mie mani. Vicino a questo però ci sono due ( si DUE ) paracaduti argentei. In uno c'è del cibo come pensavo, nell'altro c'è una confezione di pillole, e Mags o Dorrel ( non conosco la calligrafia di entrambi ) ha scritto sopra " non dormire e vinci il più presto possibile " : quindi presumo sia qualche farmaco che mi faccia stare in piedi, sveglio, in qualsiasi momento della giornata, anche di notte.

Metto tutto nello zaino e parto alla volta delle mie trappole.

Mi aspetto che tutte siano piene ma solo una ha funzionato.

"Chi sei !? " Urlo, perché con tutte quelle funi è impossibile da sapere chi è.

"Cicer. distretto 2". E PAM. Un bel colpo di tridente ben assestato, seguito dallo sparo del cannone.

Sempre di meno, e sempre più la vittoria è in mano mia.