Resterà il ricordo di un bacio
Era tornato. Aveva riconosciuto i suoi passi rapidi e sicuri sulle scale, le era arrivata l'eco dell'ultima battuta irriverente che aveva rivolto ridendo al fratello e subito si era alzata con sollievo, pensando che il presentimento che le stringeva il cuore da tutto il giorno non doveva significare niente. In fondo, i sogni non rivelano sempre stralci del futuro, come dicevano i vecchi; spesso, essi non sono altro che impressioni del passato, frammenti di desideri e pensieri che si arrotolano senza sosta uno sull'altro per poi sciogliersi, come neve al sole. I gioielli che le ornavano le braccia sottili tintinnarono graziosamente mentre attraversava rapida l'ampio studio, le anticamere con le pareti tappezzate di libri, le pergamene accatastate in un disordine solo apparente, per raggiungere finalmente la grande camera da letto che si affacciava sul magnifico fiordo. Si fermò sulla soglia appoggiando il corpo lieve e flessuoso contro lo stipite.
Gli sorrise. "Si è calmato?"
Il giovane dio dell'inganno, seduto sul letto, si tolse le polsiere di pelle intrecciata. "Nemmeno per sogno, è fuori di sé." Un ghigno soddisfatto gli increspava le labbra sottili.
Sigyn si avvicinò e gli sedette accanto, liberandolo dalle protezioni che indossava sulle spalle. Nel farlo, non resistette all'impulso di sfiorargli con delicatezza la nuca, il collo, i capelli scuri rigidamente pettinati all'indietro. Amore mio. "Come al solito, Thor è stato impulsivo," commentò.
Gli cercò la bocca con dolcezza, sporgendosi verso di lui. Aveva acconciato le ciocche chiare in maniera tale che le ricadessero in morbidi boccoli sulle spalle e indossava un abito di seta nera e leggera che, a ogni passo, ondeggiava scoprendole le gambe, seguendo le curve del suo corpo sottile. Loki infilò le dita nella massa bionda dei suoi capelli e rispose al bacio assaggiandola con l'insolenza che gli era tipica.
"L'ho convinto ad andare a Jotunheim," confessò compiaciuto leccandosi le labbra sottili, insinuando una mano sul suo ginocchio scoperto, carezzandole appena la pelle morbida della coscia. Erano giorni che non riuscivano a vedersi né dormivano insieme, persi nella baraonda che aveva sconvolto Asgard in vista dell'incoronazione di Thor. Notizia che Loki aveva accolto con un brindisi accorato e molte bellissime parole al banchetto di Odino, riservando solo a lei, nel silenzio di quella stessa stanza, il rancore disperato che in realtà gli mordeva il cuore.
Sigyn sussultò a quel tocco – come sempre – ma, anziché sciogliersi sotto le sue dita, gli sfiorò la mascella affilata e sbarbata, quel tanto che bastava per specchiarsi nei suoi occhi verdi e freddi, cercando invano di nascondere un brivido improvviso che l'aria pungente della sera non poteva giustificare. "Romperà la tregua."
"E mio padre si accorgerà che non è degno di governare Asgard."
Il giovane principe non la guardava più, sebbene accarezzasse ancora i suoi capelli color dell'oro. Fissava il tramonto arancione e il fiordo su cui si affacciava la città degli Asi, pregustando l'Hlidskjalf e il potere che sapeva gli spettavano per diritto e per merito, come se non esistessero conseguenze.
Il cuore di Sigyn accelerò il suo battito e la ragazza intrecciò le dita sottili con quelle eleganti del mago. "Se scoppiasse una guerra," iniziò, ma l'ingannatore la interruppe alzandosi e sciogliendo il contatto.
"Se? Scoppieranno decine, centinaia di guerre, se mio fratello siederà su quel fottuto trono. La sua stupida arroganza farà sprofondare Asgard nella barbarie. Tutto quello che nostro padre e, prima di lui, suo padre hanno creato, verrà spazzato via. Gli effetti della fonte di Mimir devono essere svaniti, se pensa che Thor possa prendere il suo posto."
Camminava avanti e indietro per la stanza sottolineando ogni parola con ampi gesti. Sigyn pensò con nostalgia e ammirazione che Loki era nato per convincere il prossimo, per piegare al suo volere le menti di chi fosse stato tanto incauto da ascoltarlo. Spiegava, suggeriva, insinuava, mostrava, studiando ad arte ogni pausa, selezionando con cura aggettivi e verbi, ed ecco che la sua vittima veniva rapita dall'incanto, finendo per rimanere invischiata nei suoi ragionamenti audaci. Con una punta di dolore nel petto, Sigyn non poté fare altro che convincersi, una volta di più, di come il bel dio dell'inganno sarebbe stato un buon re per la gloriosa Asgard, anche se qualcosa, nella sua mente, le suggeriva che il giovane principe la desiderasse con troppo ardore per poterla, poi, governare con giustizia. Era un pensiero pericoloso, forse ingiusto, ma impossibile da scacciare dalla testa e che, alle volte, le faceva mettere in dubbio la sua fedeltà verso il principe.
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Lacci stretti tra Fedeltà e Inganno
FanfictionUna serie di shot con protagonisti loro: Loki e Sigyn. L'inganno e la fedeltà si scontrano e incontrano in altri luoghi, tempi, spazi, realtà. Ma forse, è solamente l'ennesimo incantesimo tessuto da Loki in persona...