L'oro del Reno

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Capitolo 1

Fortuna e gloria

Ora l'oro ti è stato pagato (disse Loki),

ti è dato come riscatto ingente per la mia testa.

Non porterà gioia a tuo figlio:

la morte porterà a voi due

(Edda Poetica, Canzone di Reginn, v. 6)

Londra, 1983

Mancavano un paio d'ore al tramonto e la luce solare filtrava, fioca e sbiadita, attraverso le finestre della biblioteca. Claudette allungò la schiena, stiracchiandosi sulla poltrona. La stanchezza per l'infinito lavoro di catalogazione iniziava a farsi irrimediabilmente sentire. I libri che doveva visionare, del resto, erano centinaia: volumi di storia, di mitologia, di arte e di letteratura, ma qua e là spuntavano anche cataloghi di mostre, atti dei convegni, riviste specializzate, miscellanee, appunti. Registrò con un sospiro l'ennesimo testo, riportando, con quanta più perizia possibile, il nome dell'autore, la casa editrice, l'anno, ma una certa impazienza faceva sì che la mano corresse più rapidamente sul foglio. Il compito che aveva abbracciato con una nota di entusiasmo stava diventando sempre più oneroso e difficile da portare a termine, pensò. La data della mostra si avvicinava e non era ancora a metà dell'opera: avrebbe dovuto telefonare e disdire il cinema che aveva in programma per quella sera, constatò con una smorfia, o non avrebbe mai finito in tempo.

Claudette sfiorò, con le dita su cui spiccava un vivace smalto rosso, la copertina in pelle dell'ennesimo volume che avrebbe catalogato per quel giorno. Lo aprì con delicatezza, cercò il frontespizio, trattenne il respiro. Un foglio ripiegato di giornale, datato più di sessant'anni prima, riportava un breve trafiletto e una fotografia quasi totalmente sbiadita, corrosa dal tempo. Un uomo alto e magro, dall'aria severa, la fissava accanto a una donna bionda e minuta, con la chioma raccolta e un volume ingombrante tra le braccia. Si rese conto di non aver mai visto quella foto e rimase colpita dal modo in cui l'uomo, seduto su quelli che, presumibilmente, dovevano essere i tavolini esterni di un bar, fissava il fotografo quasi con dispetto. Ne seguì la linea elegante del braccio che si allungava possessivo sullo schienale dov'era seduta lei, che guardava da un'altra parte e rideva portandosi con grazia le mani alle labbra. Il profilo delicato e la corona d'oro dei capelli della donna illuminava l'istantanea e creava un contrasto con quelli scuri dell'uomo e con il suo sguardo pungente, che pareva attraversare la pellicola. Si soffermò su ogni dettaglio della fotografia, cercando di capire dalla siepe dietro la coppia dove fosse situato il presunto bar o ristorante, domandandosi con chi stesse ridendo lei, cosa pensasse lui, concentrandosi così tanto su quell'immagine catturata decenni prima, da non accorgersi del leggero movimento della porta.

"Che ci fai tu qui? Cos'è questo disordine?"

La voce allarmata riscosse Claudette. La ragazza sollevò il capo, trovandosi di fronte lo sguardo spaesato e vacuo di sua nonna, avvolta in un maglione di lana nonostante ormai fosse primavera. L'anziana avanzò fissando ansiosa gli scatoloni in cui erano già stati riposti con cura documenti e volumi e appunti.

"Questi sono i libri di tuo nonno! Ci sono tutte le sue ricerche, qui!" boccheggiò, prendendo con le dita sottili e rovinate dalla vecchiaia e dall'artrite un testo che sembrava provenire direttamente da una biblioteca dell'Ottocento e stringendoselo con forza al petto. Claudette si alzò rapida e raggiunse l'altra, osservando il titolo sbiadito del testo che la donna proteggeva; La canzone di Reginn, lesse.

"Nonnina, è per l'Università, ti ricordi? È venuto qui il Rettore in persona, dopo che ci aveva scritto," spiegò con dolcezza, carezzando la spalla minuta e fragile dell'anziana. Gli occhi grigi dell'altra la scrutarono dubbiosi.

Lacci stretti tra Fedeltà e IngannoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora