Di spettri oscuri e di racconti sussurrati

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Di spettri oscuri e di racconti sussurrati

"La soddisfazione non è nella mia natura."

(Loki Laufeyson, Thor: The Dark World, 2013)

What if I'm wrong, what if I've lied
What if I've dragged you here to my own dark night
And what if I know, what if I see
There is a crack run right down the front of me

(What if I'm wrong, Wolf Larsen, 2012)

Stati Uniti, Boston 1902, un mondo diverso

"Cos'ho fatto per Asgard? Tutto. Ogni cosa. Le ho dedicato le mie rune più potenti, ho combattuto immerso fino alle ginocchia nel sangue e nel fango, per lei, solo per lei, affinché fosse sempre più grande, il suo trono d'oro pronto ad accogliermi come suo legittimo sovrano. Un brivido d'eccitazione corre lungo la mia schiena al pensiero di ciò che è stato – del potere che scorreva nelle mie mani, delle battaglie combattute in prima linea. Nelle mie vene scorre il sangue di re feroci, che assoggettarono popoli interi, ma non quello di Bor o del dio delle forche, no. Colpa dell'inganno perpetrato da Odino, che ha chiamato figlio la sua reliquia rubata, una delle molte che ha nascosto nel suo palazzo in attesa che potesse, un giorno, tornargli utile. Il mio cuore è fatto con il ghiaccio della gelida Jotunheim, ma degli Æsir mantengo l'aspetto, perché sono entrambi e nessuno. Senti il suono della mia voce? Ne avverti il potere e la forza? È una delle mie armi più terribili, distruttive e affilate, che supera persino i pugnali: ho conquistato regni e popoli, catturato fin troppe prede, grazie alle reti tessute dai miei brillanti ragionamenti. Li hanno chiamati inganni e di quelli mi hanno fatto il signore, il dio, anzi. Hai paura, adesso? Conosci il mio nome e la mia natura, ma non sai ancora cosa voglio, cos'ho voluto, cosa desidero ora. Con la mia arguzia ho sedotto avversari, irretito guardiani, ottenuto il perdono, sfidato mostri che si facevano chiamare Titani.

Cos'ho perso, per Asgard? Tutto, ogni cosa, ma il regno di Odino prevede che si paghi un prezzo alto, per la gloria delle sue torri immense, che si affacciano su fiordi belli come non ne esistono di più incantevoli nell'universo. Da quanto tempo attendo che la mia prigionia venga spezzata, le catene infrante? Da troppo. Allora, ascolta la mia storia, sciogli i nodi che mi tengono ancorato tra il mondo dei vivi e quello dei morti, poni fine a ciò che hai iniziato!"

"Per quante notti ancora tornerai a tormentarmi?"

Una risata secca risuonò nel buio.

Sophie si svegliò di scatto. Lo aveva sognato ancora, di nuovo, ma, come le era già capitato le volte precedenti, non era in grado – o non voleva – dire cosa, come, chi. L'incubo, vividissimo e reale, aveva il potere di turbarla e scuoterla nel profondo, lasciandole addosso gli strascichi di una necessità impellente, sempre diversa: cercò a tentoni il bicchiere d'acqua posto sul comodino, fortunatamente non lo urtò, bevve. La treccia, bionda e sfilacciata, pendeva sopra la camicia da notte immacolata. Lui aveva preso possesso dei suoi sogni, raccontandole storie scure perdute e lontane, ma si accorse di non ricordarne che vaghi frammenti disordinati. Era maggio inoltrato, ma la primavera sembrava non voler arrivare; oltre i vetri della finestra, l'accolse un cielo nero, ancora avvolto dal mantello cupo della notte. Rabbrividendo, s'infilò svelta una vestaglia e, senza far rumore, si diresse ai piani inferiori dell'abitazione. I domestici dormivano ancora e non si sarebbero accorti di lei che vagava, di nuovo insonne. Aprì la porta dello studio, accese un lume regolandone l'intensità, affinché solo un fioco raggio di luce illuminasse la scrivania. Il medaglione – si corresse, l'amuleto – era lì, posato su un fazzoletto di fine batista. Il lavoro di pulizia non era ancora terminato. Ne sfiorò i contorni con i polpastrelli incerti, provando a ravvisare i segni di quell'incisione tirata fuori dalla terra e dal fango, ultimo tesoro di un popolo perduto di pirati e di predoni che avevano terrorizzato l'Europa intera, i cui dèi feroci promettevano un paradiso pieno di idromele ai guerrieri che morivano in battaglia, con in mano le armi ancora sporche di sangue.

Lacci stretti tra Fedeltà e IngannoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora