Di fuoco e di desiderio (parte 2)

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Cadde la neve. Loki fissò con dispetto l'ultima arma uscita dalla fucina, su cui avrebbe dovuto incidere rune potenti. Gli occhi verdi scivolarono sulla lama luccicante e sui segni ancora freschi. La spada non era perfetta. Un sospiro irritato gli uscì dal petto. Si apprestò a distruggerla per fonderla nuovamente e crearne una nuova, splendida e possente, senza imperfezione alcuna. La presenza di lei lo interruppe, lo distrasse, e prima ancora che Sigyn potesse pronunciare una sola parola, Loki l'apostrofò con voce dura e secca. "Ti aspetta," disse. "Ti aspetterà. E tu verrai con me e soffrirai per lui," preconizzò crudele senza voltarsi, fissando ancora le rune scolpite che non riusciva più a pronunciare.

Cosa stava facendo, Loki? Scappava per farsi rincorrere, per accendere, nel cuore esitante di Sigyn, il desiderio antico che aveva avuto per lui e che l'aveva spinta – pazza e senza criterio, a tornare nella fucina dove sapeva lo avrebbe trovato? Oppure davvero il dio degli inganni le stava resistendo, trattenendosi dallo scivolare in un errore già una volta sfiorato che, forse, aveva salvato entrambi? Sigyn se lo domandò ma non trovò risposta. Poggiò con delicatezza i guanti e il collo su un tavolo spoglio.


"Se avessi potuto scegliere qualcosa, nella mia vita, avrei scelto te," mormorò.

L'Ase si voltò e la osservò senza scomporsi, il profilo affilato stagliato contro l'aria rossa dello scantinato troppo caldo e pieno di oggetti di ogni sorta. Guardò l'arma imperfetta tra le sue mani – se solo anche con le cose degli uomini fosse stato possibile forgiare daccapo il metallo, fonderlo e squagliarlo cancellando errori e brutture, e le si avvicinò a passi lenti. Le ombre rossastre non mascheravano la smorfia tirata delle labbra sottili e gli occhi lupeschi, attenti e acuti, non erano privi di una disperata tristezza.


"Avresti scelto male," disse a denti stretti, e stavolta l'agguantò con forza per la vita tanto che Sigyn sobbalzò stupita. Non avrebbero dovuto incrociarsi, i loro occhi, né sfiorarsi, le loro mani, invece era accaduto e Sigyn si era persa. I loro respiri si mescolarono, e la donna sfiorò la tunica sottile dell'Ase e sentì sotto il tessuto leggero la pelle tesa, i muscoli nervosi e guizzanti. Cosa stava facendo? Il grido, nella sua testa, fu interrotto dal dio degli inganni che l'afferrò per la nuca costringendola all'ennesimo bacio straziante, più bello di quelli che aveva sognato perché Loki Laufeyson le assaggiò le labbra con una lentezza feroce che la fece sciogliere tra le sue braccia.

Il principe perduto degli Asi invece la sentì cedere; abbandonarsi a lui, che l'aveva ghermita, rispondere ai baci troppo lunghi e aggrapparsi al suo petto. L'intera situazione gli sembrò ingiusta e sbagliata, fuori tempo, eppure le dita dell'Ase si persero tra i boccoli d'oro della donna, scivolarono sulla schiena inarcata verso di lui, strinsero la pelle che immaginava sotto al vestito stretto.


"Devi andare via." Suggerimento dato con voce roca, supplicatole sulla bocca con urgenza. Loki si scostò e Sigyn avvertì lo sforzo che quel gesto gli costava, pari solo al dolore che adesso provava lei.

"Devi andare via," ripeté con un ruggito, e aveva occhi accesi, Lingua d'Argento, carichi di una brama che chiedeva solo una cosa: lei.

Cosa stavano facendo? Appagavano un desiderio antico, nato sotto le volte di Asgard dalle bianche torri una primavera troppo lontana. Sigyn scosse la testa e lo fissò con occhi dolci e tristi, ma carichi di ombre. Non avevano già fatto abbastanza? Baciarsi a quella maniera non voleva dire spezzare la promessa fatta ad Horic per mantenere quella, più antica e assoluta, offerta a Loki stesso? Amore della vita dovuto abbandonare senza la consolazione di un addio, perduto e mai più ritrovato, se non qui e ora? E l'Ase, che non sentì mai quelle parole ma le lesse negli occhi di lei, senza smettere di guardarla l'attirò di nuovo a sé, accanendosi sul nastro che legava il corsetto e strappandolo con un gesto secco. Le sue mani scesero sul collo tremante di Sigyn, accarezzarono il seno che spuntava dall'abito lento e slacciato di cui aveva solo indovinato la rotondità e la morbidezza, perché l'aveva dimenticata, dopo averla evocata invano nelle lunghe notti passate a combattere lontano.

Lacci stretti tra Fedeltà e IngannoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora