Incantesimi d'amore e di morte parte 1.

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Incantesimi d'amore e di morte

Salutò il suo amore

Lui s'imbarcò su una nave dal molo di San Blas

giurò che sarebbe tornato

E, bagnata di pianto, lei giurò che lo avrebbe aspettato.

Mille lune passarono e lei rimase al molo

Aspettando

Molti pomeriggi si annidarono

Si annidarono nei suoi capelli, sulle sue labbra.

(En Muelle de San Blas, Manà, libera traduzione italiana: Shilyss)

Capitolo 1

La prigioniera

Aveva le mani macchiate di sangue. Sangue suo. Colava dal naso, scivolava sulle labbra, contrastava con la mano che teneva, aperta, davanti a sé. Una volta, al Titano che, furioso, lo aveva accusato di aver perso un'armata e ben due gemme, aveva raccontato che i fallimenti non esistevano: era tutta una questione di prospettive, di punti di vista. Se guardata nel giusto modo, una sconfitta non rappresentava altro che l'opportunità di testare un potere diverso e oscuro, per poi vincerlo e schiacciarlo sotto i propri stivali. Quella sicurezza c'era ancora, da qualche parte nel suo petto, lo sentiva. Esisteva e raschiava per poter uscire, ma ora c'era il resto. La lucida consapevolezza che il passato non si poteva cambiare o, perlomeno, non quella parte che lui aveva cercato in tutti i modi di modificare e, così, l'amaro presente, suo figlio diretto. Le sconfitte potevano essere lette come opportunità, ma bruciavano più delle ustioni, infettando lo spirito, scalzando via la speranza.

Era ragionevole che avrebbe fallito, ancora e ancora.

Non esisteva alcun trucco in grado di ribaltare la sorte, perché ogni variabile mutata portava allo stesso, inevitabile, punto, anzi, peggio. La perdeva ogni volta di più.

"È successo un'altra volta, non è vero?"

La voce di Thor aveva il suono aspro della delusione ed era gonfia del rimprovero tipico del fratello maggiore, giusto e saggio, nei confronti dello scapestrato cadetto di famiglia. L'aveva sentito arrivare, ma non per questo si voltò verso di lui o gli rispose, né l'altro si sarebbe aspettato diversamente, del resto. Erano cresciuti insieme dividendo ogni cosa: avevano combattuto mille battaglie schiena contro schiena, con gli stivali affondati nel sangue dei nemici sconfitti, le armi sguainate in pugno. Nessuno dei due era mai stato capace di arrendersi. Thor di questo era evidentemente cosciente, così come sapeva che Loki non poteva accontentarsi: non era nella sua natura, del resto. Ecco perché il filo tessuto dalle Norne doveva essere mutato a ogni costo.

Il dio dell'inganno barcollò fino al tavolo più vicino, prese un fazzoletto, si pulì il sangue. Sentiva il seiðr scorrergli nelle vene, bruciandole. Era un mago potente, un maestro di magia come non se ne conoscevano di migliori in tutti i Nove Regni, ma l'incantesimo cui si era ripetutamente sottoposto negli ultimi tempi era così corrosivo da debilitare persino il suo fisico di Jotunn, altrimenti agile e robusto.

Thor gli porse dell'idromele e lui ne bevve un lungo sorso. "Ti sei costruito una prigione terribile, fratello," notò amaro.

Loki serrò la mascella. Il paragone era drammaticamente calzante, ma non gli avrebbe mai concesso la soddisfazione di un'ammissione aperta. Il potere logora, rosicchia incastra, distrugge e, allo stesso tempo, dona.

"Rivivi sempre lo stesso momento e, ogni volta, lasci indietro qualcosa. È un'illusione. Non cambierai ciò che è stato, ciò che è."

Dopo aver staccato con un colpo netto la testa a Thanos ed essersi reso conto di quanto, in fondo, fosse stato inutile e tardivo il suo gesto, Thor Odinson aveva perso buona parte della retorica che gli aveva sempre gonfiato il petto. Era il re di un popolo di esuli venuti a vivere altrove, ma il peso di quel ruolo lo schiacciava, non lo rappresentava; così, Loki, che per tutta la vita aveva creduto di meritare il trono, governava di fatto al posto suo, prendendo decisioni ed emanando leggi, ma finendo inevitabilmente per bramare sempre ciò che aveva avuto e, senza una spiegazione plausibile, si era ritrovato a smarrire.

Lacci stretti tra Fedeltà e IngannoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora