Incantesimi d'amore e di morte cap. 3

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Capitolo 3

Sotto il velo

If it takes forever I will wait for you
For a thousand summers I will wait for you
Till you're back beside me, till I'm holding you
Till I hear you sigh here in my arms

Anywhere you wander, anywhere you go
Every day remember how I love you so
In your heart believe what in my heart I know
That forevermore I'll wait for you

The clock will tick away the hours one by one
Then the time will come when all the waiting's done
The time when you return and find me here and run
Straight to my waiting arms

(Connie Francis, I will wait for you)

Il dio dell'inganno era tornato indietro nel tempo così tante volte da perderne il conto. Aveva studiato ogni possibile variante, ipotesi, coincidenza, per poi mutarla e osservarne gli effetti, scoprendo, così, gli inganni nascosti nelle varie linee del tempo. Da qualche parte, le Norne, ironiche e impietose, dovevano aver sorriso, osservando i suoi tentativi di rintracciare col seiðr il nodo giusto. Alla fine, però, era riuscito a scoprire quel segreto che lo tormentava.

Finalmente aveva il nome dell'incantesimo recitato da Sigyn sulle labbra. Eppure il suo trionfo era amaro, sapeva di fiele: si ritrovò a pensare a una triste coincidenza. Lui, il dio dell'inganno, doveva pagare sempre sulla propria pelle il peso atroce e terribile della verità nella sua forma più cruda e spietata, come quando le sue origini erano saltate brutalmente fuori, incrinando per sempre ogni certezza, infiammando fino all'esasperazione il suo innato cinismo. In fondo, la menzogna, alle volte, non è altro che un dolce velo che copre gli orrori e le brutture di una realtà amara, sporca, ignobile.

Questo è l'ultimo viaggio che intraprenderò per ritrovarti, perché sfidare il tempo è rischioso, debilitante, doloroso, persino.

Chiuse un momento le palpebre, tentando di scacciare via i pensieri cupi che gli serravano la testa. Non era più così sicuro che sarebbe riuscito a portare a termine la sua missione disperata. Una parte di Loki, quella di mago, era ammirata dal talento dimostrato da Sigyn nell'uso del seiðr, ma un'altra valutava con occhio critico gli effetti che una magia troppo potente aveva avuto sul fisico esile e sulla mente sveglia della giovane strega. Gli rimaneva una sola domanda a cui dare una risposta plausibile e soddisfacente: perché.

La conoscenza era una fonte di liberazione, ma il suo peso era gravoso. Apriva lo spiraglio su altre considerazioni che la mente lucida dell'ingannatore non poteva ignorare o far finta di non considerare. Con la testa febbrilmente immersa in un mare di sospetti e illazioni, decise di porre fine a quella ricerca sfiancante e senza fine, domandandolo all'unica creatura a conoscenza di tutto, la sola che si era detta disposta a stringere con lui un patto, un accordo: Hela, la signora dei morti. Deglutendo e senza conoscere ancora quale fosse il tassello mancante più importante di tutti, si domandò se l'avrebbe convinta un'ultima volta.

I ricordi, a volte, sono una tortura dolorosa, specie se dolci. Per gli Æsir, incapaci di dimenticare – di perdonare – questo era ancora più vero. Ecco perché, avvolto nel suo mantello color notte, Loki si ritrovò a pensare con risentimento a una delle innumerevoli sere passate con lei, ormai lontane nel tempo e nello spazio, introvabili se non nella propria memoria.

Sigyn era sdraiata sul suo letto, nuda, con i capelli biondi sciolti sulla schiena. La luce calda delle fiamme che crepitavano nel caminetto le illuminava la pelle dorata, esaltando le forme delicate e sinuose dei fianchi e della schiena. Si puntellava sui gomiti, tormentandosi con i polpastrelli un labbro – lo stesso che Loki, pochi minuti prima, aveva assaporato con una serie di lunghi baci ora lenti e perfidi, ora avidi e sfrontati. Davanti a lei, giaceva aperto lo scopo della sua visita notturna, tramutatasi invariabilmente in altro: un tomo che il dio degli inganni aveva opportunamente sottratto alla biblioteca di Odino e che ancora non aveva intenzione di rendere. Si era messa a sfogliare le pagine in cerca di chissà che formula, porgendogli domande, facendo considerazioni argute, discutendo con lui di teorie e congetture. Era un'interlocutrice acuta e brillante, del resto.

Lacci stretti tra Fedeltà e IngannoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora