Capitolo 1.

19 2 0
                                    

CAPITOLO 1.

Ho le gambe pesanti, la testa sembra un masso ingombrante e le palpebre non riescono a sollevarsi. Ogni volta che dormo e mi sveglio sembro un animale uscito da mesi di letargo.

Quando finalmente riesco ad aprire gli occhi e provo a stiracchiarmi, sento un dolore reale che percorre il mio corpo.

"Ai!". Riesco a dire prima di restare paralizzata davanti a decine di occhi, di persone che non conosco, che mi guardano come se fossi un alieno.

Solo una donna in carne e mulatta si avvicina a me e mi sfiora la fronte con aria amorevole.

Alzo di scatto la testa e osservo il mio corpo.

Il vestitino bianco, che avevo comprato prima di partire, è appiccicato al mio corpo e non nasconde nessuna delle mie rotondità; le gambe, i piedi, le braccia e le mani sono coperte di sangue e piene di graffi.

Deglutisco a fatica e poso lo sguardo sulla donna che si gira verso gli altri e li invita ad uscire.

Solo allora mi accorgo che sono sdraiata su un letto fatto di foglie e rami, che sono all'interno di una capanna e che... qui tutti sono completamente svestiti!

"Mio figlio trovato te in mare. Forse colpa della tempesta di giorno ieri. Ricordi?".

Gli occhi neri e lucenti della donna assomigliano a quelli di mia madre e, quando si sposta la massa di capelli neri dietro le spalle, accenno un sorriso e a fatica mi porto su con il corpo e cerco di sedermi con le gambe rannicchiate.

"In realtà ricordo ben poco. Dove sono?". La mia voce è debole e non nasconde la mia paura.

"Isola dell'Oceano Indiano. Io Alopa, seconda donna vecchia della tribù dopo mia madre".

Annuisco e cerco di trattenere le lacrime.

"Io..io sono Margot". Balbetto.

"Bello tuo nome. Ora tu dormire."

Alopa esce dalla fessura arcata della capanna ed io resto sola a guardarmi intorno.

Le ultime cose che ricordo sono collegate a quando ho scoperto che Joshua, il mio storico fidanzato, andava a letto con Mary, una delle mie migliori amiche. Ricordo che avevo deciso di fare una vacanza con una piccola imbarcazione in compagnia dei miei colleghi. Eravamo in redazione quando abbiamo deciso di utilizzare la barca di Sophie e venire in India.

Alopa non mi ha parlato di altre persone e non ne vedo in giro. Forse sono davvero finita su questa isola dopo la tempesta.

Ma quale tempesta?? Io non ricordo nulla!

Mi asciugo gli occhi e cerco di alzarmi dal letto. Le gambe non reggono e devo poggiare le mani alle pareti della capanna per cercare di uscire.

Quando finalmente raggiungo la fessura e sporgo la testa, la luce del sole è talmente forte da farmi chiudere immediatamente gli occhi. Li strofino con la mano e quando li riapro un gruppo di persone, disposte in semicerchio, mi osserva.

Accenno un sorriso e alzo una mano.

"Salve". Esclamo.

Loro si guardano e farfugliano qualcosa ma, fortunatamente, Alopa accorre di nuovo in mio aiuto. Mi prende per mano e mi invita ad appoggiare il mio corpo al suo.

Solo adesso mi accorgo che indossa una gonna di pelle di animale e una collana di fiori che le copre a malapena il seno.

"Questa Margot e per poco tempo con noi nella tribù".

Mi mordo le labbra e osservo gli altri.

'Per poco tempo con noi nella tribù..' Le sue parole riecheggiano nella mia testa anche quando Alopa mi presenta il resto della tribù.

"Lui mio fratello Manoj, lei Abha e lei nipote Amba".

I tre mi guardano e fanno un cenno con la testa. Il colore della loro pelle ricorda il cioccolato al latte, i capelli neri sono spenti e secchi e gli occhi color nocciola hanno riflessi neri.

La bambina avrà 5/6 anni , mi sorride e si tocca i capelli imbarazzata.

"Loro sono Ela, Guari e Achal. Loro portate qui da padroni, erano schiave e noi cresciuto loro".

Gauri e Achal mi sorridono teneramente come se comprendessero la mia situazione. Ela invece no! E' una delle ragazze più belle della tribù, con lunghi capelli castani e occhi dorati e mi osserva con aria di sfida.

"Loro Aghosh e Manik. Padre e figlio".

Mi sorridono e fanno un inchino al quale rispondo con un accenno di sorriso.

Si somigliano molto e nei loro occhi leggo un dolore che mi è familiare.

"Lui mio fratello". Mi sussurra Alopa riferendosi a Manik.

"Lui è padre di mio figlio, Mayur. Vicino mia madre Gita e mia figlia Hema".

Mayur, un uomo alto, robusto e a modo suo affascinante si avvicina e si inchina davanti a me, io faccio lo stesso e lo invito ad alzarsi.

La madre di Alopa, invece, è una donna consumata dalla vecchiaia e sembra una veggente dai lunghi capelli bianchi. Hema è una ragazzina di 16 anni, i capelli neri sono corti e gli occhi talmente puri da sembrare color ghiaccio.

Si avvicina lentamente a me, mi annusa e poi appoggia la sua testa sul mio seno. Le sfioro la testa e lei corre subito accanto alla nonna.

Mi volto verso Alopa e con gli occhi gonfi di lacrime le poggio una mano sulla spalla.

Solo quando sento gli altri fare dei strani suoni con la bocca, mi volto e il mio sguardo si imbatte in un ragazzo che è a pochissimi centimetri da me.

In una mano ha una sorta di lancia, nell'altra un animale che non riconosco.

Il corpo è impeccabile e di un color cioccolato chiaro, i capelli sembrano tagliati da un Hair Style e gli cadono in modo sbarazzino sulla fronte.

Gli occhi sono neri e al sole appaiono pagliuzze d'oro, le labbra carnose sono piegate in un sorriso. Abbasso gli occhi e noto che, nella parte bassa del suo corpo (quella parte!!), indossa una specie di mutanda ricavata da una noce di cocco e legata da una sorta di filo.

"Lui Moti, mio figlio". Alopa mi riporta alla realtà e quando alzo lo sguardo e incorocio il suo riesco solo a dire:

"Margot". Prima di perdere i sensi.


(Ri) TrovarsiWhere stories live. Discover now