Capitolo 4.

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Non so che giorno sia e neppure se qui i giorni abbiano dei normi e siano distinti l'unto dall'alltro. Sono quasi certo però che sia passata circa una settimana dal mio arrivo.

Anche se passo le mie giornate accanto alla riva per controllare il mare e l'arrivo di navi, ho imparato molte cose di questo nuovo popolo con cui sono obbligata a convivere.

Si alzano quando il sole è appena sorto, si buttano in mare, poi si dividono in gruppi e ognuno svolge le proprie mansioni.

Le donne, di solito, si prendono cura dei più piccoli, accendono il fuoco, entrano nella foresta in cerca di legna, sistemano le capane e a volte si dedicano alla pesca.

Gli uomini, invece, si inoltrano nella foresta per gran parte del giorno e si dedicano prevalentemente alla caccia. Passano le giornate a procurarsi il cibo e sopravvivere giorno dopo giorno, eppure sembrano felici, sorridono, giocano, senza preoccuparsi del domani.

Nulla è come nel mio mondo, nel quale se non hai lo smartphone di ultima generazione, l'orologio di D&G o un paio di scarpe Richmond, sei un frustato, un emarginato, una nullità.

Qui non esistono Pc, Network sui quali scrivere frasi intelligenti o postare stupide foto e sperare di ricevere Like. Non esistono giorni particolari come il Sabato in cui si indossano minigonne inguinali o tacchi vertiginosi e si corre a sedersi al bancone di una Disco con in mano un Long Island e la speranza di trovare un uomo con cui passare la serata.

Qui cacciano, cucinano il pesce o la carne, si tuffano in mare e poi..poi si vive. Si vive il mare, la terra, la sabbia, l'aria...si vivono le persone!

Non hanno molto eppure i loro occhi brillano di serenità e spensieratezza.

Io, che invece sono abituata a ben altra vita, mi trovo spaesata senza la mia agenda, il mio PC, il mio Iphone, i miei vestiti alla moda, la piastra per capelli... a proposito, guarda che capelli ho!

"A cosa pensi?".

Una voce calda e matura mi costringe a girare la testa. La donna più anziana del gruppo è in piedi dietro di me e fissa un punto indefinito nel vuoto. Ho capito fin da subito che la madre di Alopa è non vedente.

"Io Gita".

Mi alzo di scatto, mi sistemo il vestito e le afferro la mano.

"Gita. Desidero tornare nel mio paese. La mia vita mi sta aspettando".

"Tutto accade per una ragione, ricorda".

Socchiudo gli occhi e sospiro.

"Tu pensa che nessuno capisce te, ma non è così. Le cose possono cambiare e no solo in negativo. Io prima vedevo il mare, la foresta, i miei nipoti. Ora solo buio davanti a me, ma bocca, orecchie, naso e mani sono miei occhi".

Alzo lo sguardo e la osservo meglio. Le sue parole mi sciolgono il cuore e trattenere le lacrime mi è impossibile.

"Lascio te sola".

Gita si allontana lentamente, ma sicura dei suoi passi, mentre io cado di nuovo a terra e torno a fissare il mare.


(Ri) TrovarsiWhere stories live. Discover now