Bad Liar

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«Se è uno scherzo, è davvero di cattivo gusto.» furono le prime parole della ragazza, non appena suo marito sospirò la conclusione di quel racconto. Non l'aveva interrotto nemmeno una volta, era rimasta seduta compostamente con la schiena dritta e le labbra increspate. Jean aveva faticato a reggere il suo sguardo: un misto di confusione e disappunto caratterizzato da un cipiglio deluso.

«Vorrei tanto lo fosse.» rispose a quel punto, i gomiti poggiati sulle ginocchia e la testa sorretta dalle mani. Sapeva di aver tradito la fiducia del suo migliore amico, eppure non riusciva a non sentirsi più leggero dopo aver svelato a Mikasa quell'enorme segreto che aveva giurato di mantenere. Eren l'avrebbe capito, in fondo l'aveva fatto per lui. Non doveva assolutamente raggiungere Aspen e rivedere Levi, non dopo tutto quello che gli aveva fatto, non dopo l'ultimo anno d'inferno che aveva passato. Eppure, gli sembrava già troppo tardi.

«È per questo che da un anno a questa parte mi evita?» domandò la corvina a quel punto, portando una ciocca sfuggita dallo chignon dietro l'orecchio, per poi cominciare a torturarsi le cuticole delle unghie, mordicchiandole con i denti. Era un vizio che passata l'adolescenza aveva perso e che si ripresentava solo in casi di forte nervosismo.

«Credo di sì. Dice di averla superata e dà la colpa del suo stato d'animo al lavoro e alla casa in cui abita... ma non mi convince.» confessò il biondo, cercando la compagna con lo sguardo, ma trovando i suoi enormi occhi scuri assolutamente vacui, lontani, specchi del mare di pensieri che attanagliavano la sua mente.

«Quindi, ricapitolando. - sospirò dopo eterni secondi di silenzio. - Mio fratello ha avuto una relazione con il mio migliore amico per anni interi, tu sei stato a conoscenza di questa storia fin dall'inizio e me ne hai tenuto all'oscuro, giusto?» inarcò le sopracciglia, pretendendo una risposta immediata.

«Sì, è così.» annuì, rabbrividendo subito dopo per il risolino nervoso sfuggito dalle labbra della moglie.

«Cretini. - bisbigliò, più a se stessa che a Jean, per poi alzarsi e camminare con passo spedito verso l'appendiabiti. - Non ci posso credere!» continuò a inveire, seguita a ruota dal biondo.

«Amore, cerca di capire-»

«Io capisco, - asserì, voltandosi di scatto verso di lui, con un indice accusatorio puntato contro il petto, facendolo trasalire. - che sono circondata da cretini! Mia madre ne ha partorito uno, l'altro me lo sono scelto come migliore amico e il terzo l'ho sposato.» sbraitò, per poi rovistare all'interno della sua borsa.

«E adesso che stai facendo?» chiese in un mormorio sconsolato, sapeva che sarebbe finita così.

«Chiamo quel cretino che mi ritrovo per fratello, visto che a quell'altro cretino non prende il telefono.» sbottò, componendo frettolosamente il numero.

«Fin quando avrai intenzione di chiamarci così?» sbuffò a quel punto, poggiandosi con la schiena contro il muro e guardando la compagna con un'aria da cucciolo bastonato.

«Fino alla morte. - rispose secca, gonfiando le guance per il disappunto non appena la segreteria telefonica rispose al posto di Levi, invitandola a lasciare un messaggio dopo il segnale acustico. - Non c'è campo. - informò l'altro e, non ricevendo risposta, continuò a parlare. - Che hai intenzione di fare?» le braccia incrociate contro il petto e una smorfia irritata a sfigurarle i sottili lineamenti del viso.

«Non c'è niente che io possa fare, Mika!» a questa risposta la ragazza spalancò e richiuse le labbra più volte, per poi dirigersi verso la cucina, facendo risuonare il rumore dei tacchi contro il parquet.

«Dove stai...?» chiese a quel punto il biondo, guardandola mentre infilava il cappotto pesante.

«Vado lì.» lo disse come se quella fosse una domanda inutile, dalla risposta più che ovvia e, per enfatizzare il concetto, gli sventolò sotto il naso la chiave dell'automobile e la copia di riserva della casa ad Aspen. Quella singola affermazione fece accendere mille campanellini d'allarme nella testa di Jean che, con uno scatto fulmineo le sfilò di mano il mazzo.

«Sei forse impazzita? Sai quante ora ci voglio per arrivare fin lì? Inoltre è quasi buio e il fondo stradale sarà bagnato, se non congelato. Ti proibisco di fare una cosa del genere.» a quelle parole, Mikasa assottigliò entrambi gli occhi, la mascella serrata, le mani sui fianchi e l'aria di chi rischia di esplodere da un momento all'altro.

«E chi saresti tu per proibirmelo?» sussurrò pericolosa, facendo un passo nella sua direzione e ritrovandosi a pochi millimetri dal volto del più alto. Ma Jean questa volta non cedette, mantenne saldo il contatto visivo.

«Tuo marito, che non vuole vederti morta sul ciglio di una strada per colpa di due imbecilli che non sanno risolvere i loro problemi nemmeno da adulti. Probabilmente, a quest'ora Eren sarà già arrivato e lui e Levi si saranno già visti. So come ti senti, sono stato per anni l'impotente spettatore di quella storia, e per esperienza personale posso assicurarti che c'è ben poco da fare. Anche se andassimo lì, non saremo d'aiuto a nessuno dei due.» Mikasa a quelle parole trattenne il respiro, le labbra curvate all'ingiù e la preoccupazione dipinta in viso.

«Dovevi dirmelo.» mormorò la ragazza in un sospiro, poggiando la fronte contro la spalla del marito e l'asciando che quest'ultimo le cingesse la schiena con le braccia.

«Lo so e mi dispiace... ma guardiamo il lato positivo.» annuì convinto Jean, posandole un bacio tra i capelli e sentendola rilassarsi sotto il proprio tocco.

«C'è un lato positivo?» chiese, lasciando trapelare il sarcasmo.

«Forse riusciranno a chiarire le loro divergenze ed Eren tornerà quello di un tempo.» constatò Jean, non ci credeva nemmeno lui e la smorfia sofferente di Mikasa non fu per niente incoraggiante.

«Quei due sono così... testardi e... stupidi. Devo ammettere che in questo si somigliano molto. Non sono riusciti a mettere l'orgoglio da parte in tutti questi anni, credi sul serio che ci riusciranno adesso?» Jean si fermò a riflettere un attimo su quella domanda. All'inizio aveva seriamente creduto, e ancor di più sperato, in un risvoltò positivo tra quei due; era stato il tempo ad aprirgli gli occhi. Non negava di certo l'affetto che Levi nutriva nei confronti di Eren, aveva avuto modo di leggerlo direttamente nei suoi occhi la sera del matrimonio, in essi c'era vera preoccupazione. Non riusciva però a spiegarsi l'atteggiamento che aveva assunto il mattino seguente, era scappato, aveva abbandonato il suo migliore amico dopo esserci stato a letto insieme, spezzandogli nuovamente il cuore. Non credeva possibile l'improvviso risorgere della loro complicata storia d'amore, ma con un po' d'ottimismo avrebbero potuto chiarire i fraintendimenti e le divergenze generate dal tempo.

«Proveremo a chiamare nuovamente domattina e se non ti sarai tranquillizzata andremo ad Aspen insieme.» la rassicurò suo marito a quel punto, annuendo convinto.

«Sperando non si ammazzino a vicenda.» biascicò poco convinta la ragazza.

«Beh, in quel caso: due cretini in meno sulla tua lista nera, no?» scherzò, riuscendo finalmente a strapparle un sorriso sincero.

Snow Doesn't Give a Damn [Ereri/Riren]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora