In a different Time

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Compiuti i quindici anni di vita, Eren aveva pochissime certezze.

Poteva affermare con assoluta sicurezza di amare l'estate e l'inverno in egual maniera e di odiare al contempo le mezze stagioni che, puntuali come un orologio svizzero, portavano con il loro arrivo tutte le allergie di cui il castano era affetto.

Detestava i cibi liquidi e cocenti eppure, quando stava male, non desiderava altro che un piatto di brodo caldo e un tè con miele e limone; il suo cervello si era autoconvinto che quelle fossero le migliori medicine in caso di malattia.

Dopo un po' di tempo, la compagnia di troppe persone lo infastidiva e lo metteva a disagio, arrivando al punto tale da non riuscire a scandire nemmeno una parola; eppure il discorso non valeva se si trattava di trascorrere intere giornate con Mikasa e Jean, con loro aveva l'assoluta certezza di poter rimanere se stesso senza essere giudicato.

Non gli piaceva andare a scuola, detestava alzarsi presto la mattina per andare in quella che gli pareva una vera e propria prigione, dove era costretto a studiare materie che non rientravano minimamente nel suo campo d'interesse; allo stesso tempo, però, aveva le idee ben chiare sul suo futuro: dopo il diploma avrebbe frequentato il conservatorio dove anche sua madre si era laureata anni addietro. La musica sarebbe stata il suo futuro, avrebbe reso la sua passione un vero e proprio lavoro.

E infine, era assolutamente e irrimediabilmente innamorato perso dell'ultima persona al mondo che avrebbe mai potuto ricambiare tale sentimento. Non ricordava con esattezza il giorno in cui era successo, forse era così da sempre; in fondo frequentava casa Ackerman da quando aveva ancora i denti da latte.

Peccato solo che la fonte di tutte quelle emozioni contrastanti, che l'avevano reso un vero e proprio ebete incapace di formulare discorsi intelligenti, non era Mikasa, bensì Levi, suo fratello maggiore. Non che avessero chissà quanti anni di differenza, per l'esattezza Eren era nato appena quindici mesi dopo il più grande degli Ackerman.

Uno dei motivi che lo spingeva ad alzarsi tutte le mattine alle sei, era proprio il fatto che entrambi studiassero nello stesso liceo e, nonostante il corvino frequentasse una classe avanti, la sola certezza di vederlo fuori in cortile era sufficiente a fargli compiere quello sforzo.

Capitava che la mattina facesse la strada con lui e Mikasa, un evento raro che si verificava solo quando quel sopracciglione biondo che gli ronzava intorno saltava scuola, migliorando nettamente, con la sua assenza, la giornata di Eren.

Non che Erwin - così si chiamava il tipo - fosse una cattiva persona, anzi la maggior parte delle volte risultava addirittura simpatico, caratteristica che faceva infuriare oltremodo il castano. Non solo era un bel ragazzo, fisicamente prestante e di buona famiglia, era pure affabile e passava più ore di chiunque altro in compagnia del corvino.

Lo odiava, decisamente.

Levi, dal canto suo, era la persona più scostante dell'intero universo: acido ogni qualvolta la sua bocca si accingeva a formulare una frase, perennemente annoiato dal mondo che lo circondava, l'espressione caratterizzata costantemente da un cipiglio imbronciato. Eppure bello da togliere il fiato a chiunque, talmente tanto da farlo sentire un vero idiota.

Il modo in cui i suoi sottili occhi argentei scrutavano le persone, nascosti sotto le lunghe ciglia scure, i capelli, le cui ciocche ricadevano ordinatamente sulla sua fronte nascondendo spesso il suo sguardo e al contempo le sue emozioni, quelle labbra che s'increspavano quando qualcosa lo disgustava e si distendevano in quello che, nemmeno lontanamente, poteva assomigliare ad un sorriso, quando una situazione lo rallegrava: tutto di lui lo faceva impazzire.

Snow Doesn't Give a Damn [Ereri/Riren]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora