Turbine di emozioni

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[LEXA]

"Dottoressa sono passati quaranta minuti" Lincoln è accanto a me, lo sento anche se non lo sto guardando, anche se i miei occhi continuano a fissare il corpo martoriato disteso sul tavolo operatorio di fronte a me.

Ascolto il suo tono di voce calmo e rassicurante, quello attraverso il quale riesce sempre ad aiutare i pazienti e a dare sostegno alle persone in qualsiasi situazione siano arrivate qui. Quello che utilizza sempre anche con me, quando capisce che sono in uno di quei momenti in cui la mia mente cerca di fuggire dalla fredda realtà e rimanda l'istante in cui dovrà realizzarla.

Questo è uno di quei momenti... sono di fronte ad uno di quei casi in cui posso solo dire a me stessa di non avercela fatta... ecco un altro di quei maledetti casi, in cui devo per forza accettare di non poter fare altro...

Ho ancora le piastre del defibrillatore interno in mano, sono ricoperte di sangue. Il cuore della donna è andato in arresto cardiaco e ho dovuto aprire il torace per cercare di rianimarla.

Ci ho provato e riprovato...

Ho perso il conto di quanti tentativi ho fatto...

Carica...

Libera...

Una prima volta...


Carica...

Libera...

Una seconda volta...


Poi tre, quattro, cinque, dieci volte...

E ogni volta l'attesa di vedere un puntino verde che smuova quel tracciato piatto sul monitor e di ascoltare un bip a cui aggrappare ogni speranza di essere riusciti a far ripartire il cuore.

Ma ora non ci sono più tentativi da fare, niente cambierà il percorso di quella riga verde e nessun bip romperà questo silenzio inquietante.

"Dottoressa..." la dolcezza della voce di Lincoln, contrasta così tanto con la tragicità del momento.

Lo so Lincoln... ma ho bisogno di un istante, non sono ancora pronta...

Cerco ancora per un attimo di rimandare quel momento in cui so che dovrò dire la frase di rito... quella frase che conclude ogni tentativo di salvare qualcuno e mette fine ad ogni speranza di potercela fare.

Quella frase che non mi abituerò mai a dire e che ogni volta fa rivivere ogni singolo momento in cui sono stata costretta a pronunciarla.

Quella frase che spegne definitivamente la luce sulla vita di una persona, ma anche su quella delle persone che la amano...

Continuo a guardare il sangue sulle piastre, le mie mani sono indolenzite e tremano leggermente per lo sforzo di stringere gli strumenti.

"Dottoressa..." il Capo Sala ci riprova, non c'è una sola nota che indichi impazienza nel suo modo rivolgersi a me.

"... E' finita..." so che continuerà a chiamarmi in quel modo e resterà accanto a me per tutto il tempo che sarà necessario, finché io non riuscirò a dirmi da sola che è davvero finita...

Resto ancora immobile... lascio passare quei secondi di cui ho bisogno per trovare il coraggio che mi serve per far uscire qualche parola...

"Si Lincoln è finita..." in modo distaccato, ma ora l'ho detto anch'io; come se cercassi di proteggermi dalle parole che so che tra poco la mia stessa voce dovrà pronunciare; ma ora l'ho detto ed è finita davvero anche per me.

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