Un Viaggio Nel Passato

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[LEXA]

Sono passati solo pochi minuti da quando sono uscita dalla saletta dei medici, mi sono spostata nell'atrio vicino all'ingresso per evitare di aspettare Clarke troppo a ridosso della stanza e lasciare che potesse telefonare a Raven con calma.

So che sono passati solo pochi minuti, ma quanto durano davvero pochi minuti, quando ti sembra che il tempo non scorra mai?

Nella mia vita recente questa è una sensazione nuova e forse è per questo che non riesco a gestirla.

So cosa si prova nel desiderare, con tutte le proprie forze, di poter essere in grado di fermare o riavvolgere il tempo per poter cambiare quello che ti ha riservato il destino. Vivo accompagnata da questa sensazione ormai da due anni mentre ora sono qui a desiderare, per la prima volta dopo tanto tempo, che questo momento possa scorrere più velocemente.

Ho bisogno di sentir aprire quella porta e di vederti uscire da lì accompagnata da uno dei tuoi dolci sorrisi, che mi confermi che in quello che ho appena fatto non c'è niente di sbagliato.

Perché è questo ciò che mi direbbe la razionalità se non stesse perdendo sistematicamente ogni singola battaglia contro l'istinto.

Ti ho invitata?

L'ho fatto davvero?

Ed è già la seconda volta nella stessa giornata...

Spero che anche stavolta tu non ti sia sentita obbligata ad accettare per il mio ruolo...

Sei la figlia di Abigail Griffin.

Sei la mia Tirocinante.

Sono la tua Assistente.

So qual è il tuo ruolo e so qual è il mio,

ma ogni volta che ti guardo, mi dimentico di tutto questo.

Io che sento sempre il bisogno di avere tutto sotto controllo...

Non riesco a controllare niente quando si tratta di te...

Io che non consento più da tempo alle mie emozioni di emergere...

Sono quella che ti ha invitata due volte nello stesso giorno...

Guardo le diverse sedie libere della sala d'aspetto, insolitamente molto più solitaria rispetto al solito, trasmette una calma irreale... sembra che questo luogo così familiare voglia provare a contrastare il mio stato d'animo che in questo momento è tutt'altro che calmo. Sono troppo nervosa per sedermi, ho bisogno di continuare a camminare, anche se evito di avvicinarmi troppo alle porte d'ingresso che, rilevando la mia presenza si aprirebbero in automatico, facendo entrare l'aria gelida da fuori.

Continuo a camminare...

Continuo a pensare...

Continuo a pensare troppo...

Mi avvicino al bancone dell'Accettazione, dietro il quale ho lasciato il cappotto, insieme alla mia borsa di cuoio, per evitare di tenerli in mano nell'attesa.

D'istinto infilo una mano nella tasca interna del cappotto, dove so di aver lasciato il mio iPhone da stamattina, quando avevo chiamato Gustus per chiedergli aiuto per assistere la donna che ha partorito al parco.

Prendo in mano il telefono e il display s'illumina in automatico.

Immediatamente mi ritrovo a fare una cosa di cui normalmente non sento il bisogno: comincio a scorrere le varie notifiche che si sono accumulate durante la giornata, sperando possa esserci quella di un messaggio di Anya; non mi aspetto di trovarla ma, in questo momento vorrei tanto che avesse fatto un'eccezione alle nostre abitudini quotidiane. Arrivata in fondo alla lista però, posso solo constatare che non è accaduto nulla di diverso dal solito... non c'è traccia del suo nome tra le notifiche delle persone che mi hanno scritto.

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