Capitolo 1 -Il prezzo della felicità-

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¤Salve a tutti, per ingannare l'attesa degli ultimi capitoli della mia prima opera, ho pensato di scrivere questo prequel.
La storia non differisce molto da quella originale, però l'ho adattata al contesto della mia prima storia,  mettendo in primo piano la ship Rayemma.
Spero vi piaccia, buona lettura.¤

¤⚠️Attenzione, la storia contiene SPOILER dell'anime, consiglio di vedere l'anime prima della lettura di questa storia

Il sole era alto nel cielo, l'erba verde brillante ondeggiava al vento e qualche uccellino svolazzava facendo capolino dal limitare del bosco, tutto questo faceva da sfondo all'orfanotrofio Grace Field House.

~
<Cos'è questo?.> Chiese la bimba dai capelli aranciati afferrando con una delle manine la grande sbarra del cancello.
<È un cancello, serve a separare l'interno dall'esterno.> Le spiegò il bimbo dai capelli scuri.
<L'esterno!?. Io non ci sono mai stata!.>
<Siamo qui da quando siamo nati.> Le fece Notare Norman.
<È stata la mamma a dirlo, non dobbiamo avvicinarci al cancello o al recinto al limitate del bosco perché sono pericolosi.>
<Ha sicuramente mentito.> Esclamò il bambino accostandosi ad Emma.
<Hey Ray, tu cosa vuoi fare all'esterno?.> Chiese la bimba incuriosita.
<Non lo so...tu Emma?.>
<Io voglio cavalcare una giraffa!.>
<Allora...metticela tutta.> Esclamò il piccolo Ray abbassando lo sguardo.
<Il cancello...chissà da cosa ci protegge?.> Disse Norman.
~

Si può pensare che un orfanotrofio sia un posto scuro e triste, ma non il nostro, no di certo; Grace Field era il luogo più bello sulla faccia della terra...o almeno...era quello che credevo.

<Sveglia ragazzi o ci perderemo la colazione!.>
<Emma, ma come fai ad essere così energica appena alzata?.>Chiese Gilda stropicciandosi gli occhi.
<Bhe è normale, oggi sarà una giornata fantastica!, come tutte le altre del resto.>

Balzai giù dal letto, indossai la camicia e la gonna, entrambi rigorosamente bianchi, come tutti gli altri, così da notare ogni più piccola imperfezione.
Aiutai i bambini più piccoli ad allacciarsi le scarpe e a lavarsi i denti e infine, mi diressi giù per preparare la colazione con l'aiuto di tutti i miei fratelli.

Abito nell'orfanotrofio da che ho memoria, insieme ad altri trentasette bambini, tutti di età e carattere diversi, anche se non lo sono di sangue, li considero come fratelli; in particolar modo i miei due migliori amici, nonché coetanei, Norman e Ray.

<Buongiorno ragazzi!, Norman, Ray!.>Esclamò Emma mentre giocava con uno dei bambini più piccoli in spalla, salutando i due amici già indaffarati a servire la colazione.
<Buongiorno Emma.>Disse Norman con il sorriso in volto.
<Buongiorno Emma, ma che fai!?, hai ancora cinque anni?.>Esclamò il bambino prendendo un po' in giro l'amica.
<Non ho cinque anni!.>Sbuffò la bimba infastidita. <Mamma, di a Ray che ormai ho quasi dodici anni, proprio come lui e non cinque!.>Disse Emma alla vista della mamma andandole incontro e scaturendo in lei una leggera risata.

La mamma era colei che si prendeva cura di noi, era sempre buona e gentile con tutti, le volevamo un gran bene.

<Ancora una volta ti ringraziamo per questo buon cibo e per il fatto che siamo tutti insieme, felici e sereni, buon appetito.> Disse la mamma usando le mani in preghiera.
<Buon appetito.> Dissero i trentotto bambini in coro.

Avevamo sempre ottimo cibo da mangiare, sano e gustoso, vestiti puliti e un aspetto impeccabile.
L'unica cosa che ci differenziava apparte l'età, il carattere e l'aspetto fisico era il nostro numero identificativo.
Ognuno di noi, sul lato sinistro del collo aveva un marchio, un numero a cinque cifre, come un tatuaggio, ognuno diverso dall'altro, è sempre stata una cosa normale per noi.

𝓤𝓷  𝓹𝓪𝓻𝓪𝓭𝓲𝓼𝓸  𝓪𝓵𝓵 '𝓲𝓷𝓯𝓮𝓻𝓷𝓸 -The Promised Neverland-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora