Capitolo 10 -L'apice della disperazione-

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¤Scusate l'assenza ma è un periodo un po' così, spero che comunque tutti voi stiate bene. Per farmi perdonare, un capitolo abbastanza lunghetto e inoltre ho aggiunto dei dettagli riguardanti la "light novel Una lettera da Norman", spero che il capitolo vi piaccia e buona lettura.¤

Avevamo appena cenato, erano passate un paio di ore da quando Norman ci aveva detto della voragine.
Una voragine ci separava dalla libertà, era profonda tanto da non vedere il fondo, impossibile da superare...o quasi.

<Adesso vi spiego.> Disse Norman seduto educatamente al tavolo della biblioteca. <Sono arrivato fino all'estremità del muro, in quel punto si divide in due, da un lato segue il precipizio, dall'altra circonda il nostro orfanotrofio, formando così due angoli.> Spiegò Norman disegnando su un foglio la piantina. <Entrambi gli angoli sono identici...>
<Ma allora...> Balbettò Ray.
<Già...Grace Field House è un terreno di forma esagonale ed è circondato da un precipizio. Probabilmente al lato opposto del nostro edificio, il terzo, c'è il quartier generale, li, in quel punto c'è un ponte, è l'unico passaggio.>
<Norman!.> Urlò Phil irrompendo in biblioteca. <Ti cerca la mamma.>
<Dille che arrivo. Adesso scendo ragazzi, a giusto, tieni .>

Mi mise tra le mani il dispositivo per rompere le trasmittenti che gli avevi dato prima della ricognizione.

<No aspetta Norman!.> Esclamò Ray prendendogli il polso. <Tu avevi intenzione di tornare fin dall'inizio!, tu avevi detto di voler salvare tutti...non dirmi che fin dall'inizio...>
<Si...ho mentito, scusatemi, l'ho fatto per non far morire nessuno, se fossi fuggito sarebbe stato un disastro, il piano sarebbe andato a monte.>
<No Norman io mi rifiuto di accettare questa idea!.> Urlò Emma tentando di scendere dal letto.
<Non cambierò idea.>
<Ahh...No.> Balbettò Ray, visibilmente demoralizzato e sconvolto, cercando di tenere buona la ragazza.
<Ho fatto tutto quello che potevo, ora tocca a voi, dovete riuscire assolutamente a scappare.>
<Norman!!!.> Urlò Emma piangendo, inumidendo la camicia di Ray che tentava di placarla. <Come faccio senza di te...>

Mentre cercavo di tener ferma Emma che stava disperatamente cercando di scendere dal letto, sentì del calore, affetto, Norman ci strinse in un forte abbraccio.

<Che bella sensazione...vi ringrazio di tutto, grazie a voi ho avuto una bella vita, piena di gioia, divertente, emozionante, sono stato felice.> Disse il bambino con il sorriso sulle labbra.
<Accidenti a te.> Esclamò Ray, mentre una lacrima rigava timidamente il suo volto.
<Norman...devi scappare, devi scappare subito...>
<Emma...non cambierò idea.> Rispose posandole una mano sul capo. <Ray, tienila ferma, non voglio che si faccia male. Ora vado.> Concluse il giovane uscendo dalla stanza.
<NO NORMAN!!.> Urlò Emma disperata, sporgendosi dal letto.
<Ti farei male così...> Disse Ray mentre la teneva ferma, con aria sconsolata e pacata.
<Perché deve andare a finire così...> Disse la giovane posando la testa sul petto di Ray.

Aprì la valigia, una comune valigia dall'aria invecchiata, la fissavo, solitamente quando vedi una valigia vuota davanti a te hai l'istinto di metterci qualunque cosa sapendo che stai partendo, io però non sentivo niente.
Volevo portare i bicchieri con cui io Emma giocavamo, quando stavo male la mamma mi chiudeva in infermeria lasciando l'ordine agli altri di non avvicinarsi per evitare di ammalarsi, ma Emma, ahah, Emma ovviamente non le diede retta, così Ray costruì un telefono, fatto con bicchieri e fil di lana così da poter parlare anche da due stanze diverse, lei era speciale gin da piccola.

Andai verso l'armadio e una volta indossato il vestito elegante mi guardai allo specchio, pronto per il mio atroce destino.

<Norman non andare!.>
<Ci mancherai tanto!.>
<Norman!.> Disse Shelly mentre pianse aggrappata alle gambe di Norman.
<Non piangere Shelly, femmi vedere un bel sorriso.> Rispose Norman asciugandole le lacrime.

𝓤𝓷  𝓹𝓪𝓻𝓪𝓭𝓲𝓼𝓸  𝓪𝓵𝓵 '𝓲𝓷𝓯𝓮𝓻𝓷𝓸 -The Promised Neverland-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora