Him

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Meredith  mi avvicina al letto, alla destra di Mark. Poi se ne va. Adoro quando capisce che è il momento di togliersi di mezzo. Inizio a sfiorarlo con l'indice, segnando le cicatrici, ormai poco visibili, dell'incidente. Poi col pollice traccio i lineamenti del viso, soffermandomi sulle labbra... Chissà quante volte ho baciato quelle labbra, quei momenti bellissimi, che la mia mente non vuole ricordare. Vuoto, nulla. La mia mente è un deserto e io sono alla ricerca di un'oasi di memoria. Se fossi morta almeno sarei in pace, sapendo che lui mi ama, invece sono una ragazza che aspetta il risveglio dell'uomo che le ha chiesto di sposarla, ma lei non si ricorda di lui. Sono condannata ad un inferno. Il mio inferno, la mia tortura sono la mia memoria e lui. L'uomo in coma davanti a me. L'uomo a cui ho promesso amore eterno, ma io non ricordo della sua proposta. L'uomo che  mi ama, nonostante la evidente differenza di età.  L'uomo che si chiama Mark Sloan. Stringo la sua mano, quasi con cattiveria verso di lui, verso il destino che mi aspetta...

Lui è la mia tortura, ma anche la mia salvezza. 

Chiamo Meredith che si era tatticamente appostata fuori dalla porta chiusa, in modo da non far entrare nessuno.  Lei silenziosamente entra e fa per portarmi via, ma qualcosa ostacola ciò.; non mi sono accorta di essere ancora ancorata a Mark. La mia mano sta ancora stringendo la sua. Ma con più delicatezza. Non so se lasciarlo. Ma poi decido di farlo e di lasciarmi trasportare da  mia sorella. Quando sono di muovo nel mio letto mi accorgo veramente di lei. 

-Come vanno le cose all'ospedale?-  Le chiedo quasi con  indifferenza

-Oh bene.- mi risponde.

-Vedo che adesso sei uno strutturato, scommetto che ti hanno anche dato un soprannome- dico con un sorriso malizioso.

-Mi sono specializzata in chirurgia generale, come mia madre. Beh, il soprannome me lo hanno dato : mi chiamano Medusa, perché a quanto pare sono un mostro di dimensioni mitiche...- Dice con una risata, forse la prima che fa da parecchio tempo. Le vedo sorridere anche gli occhi, così mi unisco a lei. Meredith. Mia sorella.  

-Mia nipote Zola come sta?- 

-Zola sta benissimo... Gli sei mancata...- Parliamo, parliamo, come non abbiamo mai fatto, e a noi si uniscono anche Cristina, Callie, Arizona e altri che  mi volevano, vedere, salutare, abbracciare. 

Fiumi di parole entrano ed escono dalla mia mente, e solo una cosa è inamovibile.  Una roccia. Un nome. Una persona. Questa roccia si chiama Mark

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