Capitolo quattro - Bambole

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Harry sbadigliò, stropicciandosi gli occhi con un dito. Si accigliò quando l'auto si fermò e guardò fuori dal finestrino, notando che erano di fronte a una villa a West Hollywood.
Louis uscì dal cancello principale, sembrando stanco tanto quanto lui l'ultima volta in cui si era guardato allo specchio. Indossava i pantaloni di una tuta ed una felpa oversize, con la faccia nascosta dal cappuccio.
Harry si spostò sul sedile quando Louis scivolò in macchina, borbottando un "Buongiorno."
"Buongiorno," disse Harry, spostando via alcuni riccioli dalla sua faccia. Non erano ancora completamente asciutti.
Louis si rannicchiò su se stesso ed Harry distolse lo sguardo quando la macchina riprese a muoversi.
"Hai comprato una casa, adesso?" Chiese.
"È di Liam," replicò Louis. "Mi ha lasciato rimanere qui per questa settimana perché non potevo tornare a Londra."
Harry si accigliò. "Perché no?"
"Perché Stan ha insistito, ha detto che sarei dovuto partire con te. Per mantenere questa farsa della relazione e tutto il resto." Louis scrollò le spalle. Non lo aveva guardato nemmeno una volta da quando era entrato in macchina.
"Dovrei essere io quello preoccupato per la mia reputazione, adesso?" Chiese, sollevando un sopracciglio.
"È il mio migliore amico," disse Louis, come se quella fosse una risposta più che ovvia.
"Sto solo dicendo," borbottò Harry e si voltò di nuovo, guardando fuori dal finestrino. "Che qualcuno potrebbe fraintendere."
Louis non rispose, ed Harry decise di non insistere. Invece, trascorsero il resto del viaggio in silenzio. Harry non poteva dire che gli dispiacesse. Aveva la sensazione che un Louis stanco fosse ancora più acido del solito.
Quando arrivarono a LAX, Paul si voltò verso di loro dal sedile del passeggero. "Harry, tu esci per primo e aspetti Louis. Vi faremo entrare insieme. Assicuratevi che i paparazzi ottengano dei buoni scatti. Va bene?"
Harry annuì e quando lanciò un'occhiata a Louis, vide che anche l'altro stava annuendo.
Un secondo dopo, la portiera dalla sua parte venne aperta. Scivolò fuori dalla macchina, ignorando i paparazzi che chiamavano il suo nome, e si voltò giusto in tempo per vedere Louis uscire dall'auto. Harry non mosse nemmeno un muscolo quando Louis fece scivolare un braccio attorno alla sua vita e lo avvicinò al suo corpo. Anche se il maggiore era un po' più basso rispetto a lui, sembrava che lo stesse proteggendo dalle telecamere, facendogli da scudo.
Aggrappati l'un l'altro, entrarono in aeroporto, con le guardie del corpo al loro fianco, tenendo tra le mani i loro bagagli. All'interno, Louis lasciò immediatamente andare il riccio, e le sue mani sparirono nelle tasche dei pantaloni. Harry ignorò la fredda sensazione nel suo petto. Louis era stato confortevolmente caldo contro di lui.
Individuò Barbara quando raggiunsero il loro gate. La ragazza lo salutò e poi aprì le braccia, ed Harry affondò in quell'abbraccio, grato per la familiarità. Questa era la cosa positiva del loro essere amici. Aveva sempre qualcuno vicino a sé quando viaggiava.
"Ciao tesoro," disse, passando immediatamente le dita tra i capelli del riccio. "Pronto ad andare?"
Harry aspettò che la ragazza gli sistemasse i capelli come più le piacevano. "Non vedo l'ora di essere a Londra. Avrò qualche giorno libero per andare a trovare la mia famiglia."
"Londra è dopo Berlino?" Tirò fuori il cellulare, probabilmente per controllare di nuovo il programma.
"Penso, sì."
"Io sinceramente non vedo l'ora di andare a fare shopping a Roma e Parigi." Disse Barbara, togliendosi la borsa dalla spalla per riporre il cellulare.
"Preferisco Barcellona." Harry increspò le labbra. "O Tokyo."
Barbara gli diede una spinta. "Stavamo parlando di città europee. Ad ogni modo," aggiunse, guardando oltre la spalla di Harry. "Come vanno le cose con il tuo finto fidanzato?"
Harry si girò e vide Louis in piedi vicino alle grandi finestre. Si stava sistemando uno zaino sulle spalle ed un ragazzo dai capelli rossi si era unito a lui. Stavano parlando sottovoce e sembravano conoscersi da molto, vista la familiarità dei loro gesti.
"Va tutto bene, immagino. Ci stiamo entrambi attenendo al contratto e non vediamo l'ora di finire questa farsa."
"Quindi ancora non andate d'accordo?" Chiese Barbara.
Harry si voltò di nuovo verso di lei. "Non proprio. Mi irrita."
"Io penso che sia piuttosto carino e simpatico." C'era un luccichio nei suoi occhi che a Harry non piceva per nulla. Prima che potesse dire qualsiasi cosa, però, lei si era già diretta verso Louis.
Harry la seguì con riluttanza.
"Ciao. Buongiorno!" Disse Barbara allegramente, tendendo la mano al maggiore. "Sono Barbara, la stilista di Harry."
Con sua grande sorpresa, Louis si girò completamente verso di lei e prese la sua mano dolcemente, sorridendo. La sua espressione era aperta e amichevole. "Ciao. Piacere di conoscerti, Barbara. Sono Louis. E questo è il mio assistente, Oli," disse, indicando il suo amico dai capelli rossi.
Anche Oli strinse la mano di Barbara, poi si girò verso di lui con la mano tesa per presentarsi. La mano del ragazzo era un po' sudata quando il riccio la strinse tra la sua.
"Non porti con te una stilista?" Chiese Barbara, una nota di preoccupazione nella sua voce.
Louis si strinse nelle spalle. "Beh, ce ne sono sempre alcuni in giro, no?"
Barbara annuì, ridendo. "Beh, sai, se mai avessi bisogno di qualcosa, puoi sempre chiedere a me."
"Che gentile. Grazie." Louis le toccò il gomito. "Probabilmente lo farò."
"E," continuò Barbara, con un sorriso dolce sul volto. "Sono sicura che potresti mettermi in contatto con tua sorella, vero?"
Louis rise, una risata vera e genuina. I suoi occhi si erano ridotti a due piccole fessure ed aveva inclinato leggermente la testa all'indietro, il suo labbro superiore sembrava essere sparito completamente da tanto stava sorridendo. Harry si accigliò e guardò di nuovo Barbara.
"Sono abbastanza sicuro di poter organizzare qualcosa," replicò Louis, ancora ridacchiando. "Non sapevo che fosse così famosa nel suo campo."
"Beh, per me, è lei la Tomlinson famosa, ad essere onesta." Barbara gli fece l'occhiolino.
Il cipiglio di Harry crebbe ancora di più. Barbara sembrava andare d'accordo con Louis quando invece, essendo sua amica, avrebbe dovuto disprezzarlo insieme a lui. Che ingrata!
Louis rise di nuovo, guardando la ragazza. "Ho la sensazione che le farebbe davvero piacere conoscerti."
"Siamo pronti per partire." Paul si avvicinò a Harry, appoggiando una mano sulla sua schiena. "Tutti gli altri sono saliti a bordo."
Harry andò avanti, Paul e Barbara lo seguirono poco dopo. Qualcuno del personale dell'aeroporto ricontrollò il biglietto ed il passaporto di Harry prima di farlo salire sull'aereo. Lontani da occhi indiscreti, furono condotti direttamente in prima classe, dove a ciascuno di loro fu assegnata una piccola cabina personale.
Quando Harry si sistemò e vide Barbara fare lo stesso nella cabina di fronte alla sua, Louis prese posto nella cabina proprio accanto a quella del riccio. Con calma, Harry lo guardò abbassare il sediolino in modo che si trasformasse in un letto.
"Penso che dovresti essere seduto per il decollo," disse Harry mentre Louis si sdraiò.
Si strinse nelle spalle, tirandosi su la coperta. "Nah, sto bene così, grazie."
"È per la tua sicurezza," argomentò Harry.
"Ricordi quando hai parcheggiato la macchina dove c'era un cartello con scritto 'Divieto di parcheggio?' Ecco, è la stessa cosa." Louis gli voltò le spalle. "Non conta per me, lo sai."
Harry si accigliò, non sicuro di cosa intendesse dire Louis, ma decise di abbandonare l'argomento. L'assistente di volo attraversò il corridoio, ricordando loro di allacciarsi le cinture di sicurezza. Si fermò davanti alla cabina di Louis ed esitò per un momento, poi proseguì.
Scuotendo la testa, Harry tirò fuori il suo libro. Sperava davvero che Louis avrebbe dormito per tutto il volo. Avrebbe reso le cose più facili per tutti loro.







Paint Me In A Million Dreams (Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora