capitolo 14

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*molto importante lo spazio autrice*

"Sicura che quella scatoletta non c'era nei tuoi jeans prima che venissi qua?" Mi chiede per la centesima volta mia madre.
"Si, ne sono sicura mamma"
Le rispondo seccata.
"Anni pensando che ormai fossi lontana da loro, e invece sono proprio qui con me" continua a disperarsi mia madre.
Non posso immaginare quello che sta provando ora, scoprire che le persone con cui lavoro, sono le stesse da cui sono scappata mette un senso di inquietudine.
Ma non è questo il punto.
"Stia tranquilla" la rassicura Ashley al mio fianco.

Dopo pochi secondi, la porta si spalanca di botto, ed entra Abigail.
"Ho fatto in più tempo possibile" dice la ragazza con il fiatone.
"Grazie Abigail, ma è urgente" inizia a parlare mia madre.
"Hope ha trovato questa all'interno dei suoi jeans, e contiua a confermarmi che prima, del così detto trasloco, non c'era." Le spiega mentre le porge quella scatoletta.
"È stato qualcuno all'interno della sede allora, e per averne la certezza, dobbiamo vedere le registrazioni delle telecamere" conclude infine.

Per tutto il tempo, Abigail è rimasta in silenzio ad ascoltare attentamente mia madre.
"Ora vediamo" dice preoccupata la ragazza mentre si avvicina al suo computer.

Appena ho letto quel bigliettino, non sapevo che fare, quindi Ashley ha preso in mano la situazione e ha chiamato mia madre, che appena ha ricevuto la chiamata, è arrivata da noi in un batter d'occhio.

Ora tutte e tre ci troviamo con la figlia del direttore nel suo ufficio.

"Ora inizio a guardare tutte le registrazioni dal giorno in cui siete arrivati, cioè l'altro ieri" ci avvisa Abigail.
So già che ci vorra tanto, quindi mi siedo in una delle sedie, che si trovano davanti alla scrivania, e poco dopo anche la mia amica mi raggiunge.

"Siamo appena arrivate, e i problemi già si fanno vedere" mi annuncia nervosa.
"Io non ci posso credere, che cosa vogliono da me queste persone? Che ho fatto per averceli contro? Ho capito che ce l'hanno con mamma e papà, ma perché prendersela con la figlia" dico, anch'io a mia volta nervosa.
"Cameron?" dice d'un tratto.
Non ci avevo pensato, e se gli fosse successo qualcosa?

"Mamma vado a vedere se Cameron sta bene" l'avviso mentre corro verso la porta.
"Non c'è bisogno Hope" mi risponde.
"Come non c'è bisogno?"
"È al poligono con Brian"
"Brian?"'e questo da dove spunta fuori.
"È un suo amico, anche i suoi genitori lavorano qua" risponde mentre guarda il computer.
Grazie al cielo sta bene.

"Calmati ora Hope, tutto questo ti sta stressando, anzi ci sta stressando, andiamo a prendere una boccata d'aria" Mi dice la mia migliore amica mentre mi prende la mano e mi trasporta fuori da quell'ufficio.

"Ashley sento di star impazzendo, appena capiamo con che tipo di problema abbiamo a che fare, se ne presenta un altro, e so per certo che è solo l'inizio" dico guardandola dritta in quei occhi verdi come i boschi.
"Ce la faremo a superare anche questa Hope, tutti insieme ricordi? Nessuno rimarrà indietro per nessuna ragione" cerca di rassicurarmi.

"Lo so, ma questi tipi di problemi sono ben diversi da quelli che solo un mese fa affrontavamo" rispondo entrando in ascensore.
"La nostra vita sta cambiando e noi dobbiamo essere forti e accettarla così com'è" mi dice sorridendomi.

Questa ragazza è sempre stata forte; fin dal giorno in cui l'ho conosciuta ho intraveduto in lei una piccola guerriera pronta per ogni battaglia o guerra e vi assicuro che le ha vinte tutte con orgoglio, tranne una cosa non è riuscita a sopportare però, la perdita della sorella minore.
Si chiamava Azura , era una bellissima ragazza e  somigliava molto alla sorella, i suoi capelli biondi ricadevano come seta lungo tutta la schiena e i suoi occhi non erano comuni, uno di loro era verde come lo smeraldo e l'altro marrone come il miele.

Azura aveva esattamente quattordici anni quando, una notte, usci senza preavviso e si incamminò nel buio della notte accompagnata solo da quella poca luce, che la luna le offriva.
Dopo quel giorno, sono partire così tante missioni di ricerca, che non si possono nemmeno contare sulle dita di una mano.

La famiglia Schmidt era veramente a pezzi, si poteva leggere dai loro occhi,  Ashley,  infatti, per un periodo non si è più fatta vedere a scuola, pensavamo che fosse troppo presto per lei ritornare a seguire le lezioni e riprendere a vivere la sua vita come una normale teenager, ma quello che non sapevamo è che durante  l'orario scolastico, lei usciva di casa per cercare ovunque la sorella, le serviva conoscere una piccola informazione, sapere solo se Azura fosse in vita.

Ormai sono passati ben tre anni dalla sua prima denuncia per scomparsa, è come se si fosse trasformata in un fantasma e si fosse vaporizzata nel nulla.
Nessuno ha più sue notizie da tempo e nemmeno una persona è riuscita a trovare nemmeno un piccolo indizio che portasse a lei.

Ora che ci penso, la famiglia Schmidt essendo anche agenti del Federal Bureau of Investigation, non si sarà mai messa l'anima in pace, e ancora oggi le ricerche per ritrovare Azura sono ancora in corso.

"Siamo arrivate Hope" mi comunica Ashley risvegliandomi dai miei pensieri più remoti.
"Usciamo subito da qua che ho bisogno di un po' d'aria" dico uscendo dell'ascensore e per poi percorrere la reception.

"Aria dolce aria, ne avevamo proprio bisogno" dice aprendo le braccia e girando attorno a se stessa.
"Con tutti quei problemi non sapevo più cosa fosse reale e cosa no" rispondo.
"Vorrei tanto andare a fare un bel giro qua a San Diego ma non vorrei che si aggiungesse un altro problema"
"Magari sta volta ci rapiscono gli alieni" sdramatizzo ridendo.

"Mi sta chiamando Connor" annuncia la mia amica mentre si alza dalla panchina.
«Cosa c'è Connor" risponde.
«okay, va bene, ho capito, arriviamo» dice guardandomi.

"Che ha detto Connor?" Chiedo confusa mentre mi metto in piedi.
"Ha detto che dobbiamo salire su nell'ufficio di tua madre perché hanno una comunicazione da darci" mi risponde frettolosamente mentre ci incamminiamo verso l'entrata.

"Chi ci deve dave una comunicazione?" Ora sono molto più confusa di prima.
"Non lo so, Connor era molto agitato"
"Ed ecco che un altro problema bussa alla nostra porta" rispondo.

Non ci mettiamo molto ad arrivare.
"Eccovi" dice mia madre appena varchiamo la soglia.
"Cosa sta succedendo?" Le domanda Ashley.
Ci sono tutti, mia madre, i miei amici e anche i tutti i loro genitori.
"Intanto chiudete la porta e mettetevi vicino agli altri" afferma il padre di Ashley, dunque facciamo come ha detto.
"Come saprete, la situazione con la Central Intelligence Agency sta peggiorando" inizia a parlare mia madre.
"Ormai sanno tutti che c'è una talpa tra di noi e quindi bisogna fare molta attenzione di chi fidarvi e di chi no" continua a parlare, finché non prende parola il padre di Chris.

"Quindi per ragioni di sicurezza, non dovete prendere confidenza con persone al di fuori di questa stanza e della piccola famiglia del direttore" fa una breve pausa per guardarci tutti.
"Ormai la C.I.A ha preso come punto debole Chris, Cameron e Hope perché essendo i figli dei traditori è più semplice vendicarsi per le nostre azioni" finisce di spiegarci.

"Per quanto riguarda voi, Connor Derek e Ashley, siete le persone più vicine a loro, quindi automaticamente siete sotto al mirino anche voi, e per questo vi chiediamo la massima attenzione" dice infine la madre dei gemelli.

Ora posso ufficialmente dire che la mia vita sta cambiando radicalmente e si sta dirigendo verso una strada molto pericolosa.

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Spazio autrice

Si lo so, non aggiornavo da sei mesi ma ho avuto parecchio da fare, anche se questo non giustifica assolutamente la mia assenza.

Dunque ho approfittato della quarantena per dedicarmi a Wattpad.

Ho revisionato i capitoli precedenti, correggendoli, migliorandoli e modificandoli, ad esempio; la vicenda non si svolge più a Chicago ma a Oceanside, una città che si trova a San Diego.

Per quanto riguarda la situazione qua in Italia per il Virus, voi state bene?

-Sarah


my storm [#Wattys2019]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora