capitolo 8

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Le ragazze della mia età, il sabato sera vanno alle feste a divertirsi, ballare e a bere fino a vomitare, invece io sono qui in macchina con una spia, i miei tre amici, e ci stiamo dirigendo alla sede dell'FBI.

"Ma in tutto questo che cosa c'entrano Ashley, Derek e Connor?" Domando d'un tratto.
Mia madre e tutti gli altri credono che ci sia qualche talpa tra di loro, quindi perché confidare tutto ai miei amici, dato che non hanno niente a che fare con tutto questo.

"Tesoro, lo sai perché tu e i tuoi amici siete sempre stati insieme?" Mi chiede Alyce mentre guida.
"Forse perché frequentavamo la stessa scuola e addirittura la stessa classe? Rispondo a mia volta.
"Vorresti dire che l'incontro con Chris e Ashley è stato casuale?" Mi chiede di nuovo.
"Quello di Chris no, dato che voi e i miei genitori vi conoscevate. Con Ashley invece si, ci siamo conosciuti quando avevamo sei anni al Luna Park, se ricordo bene"
"Ricordi bene Hope, ma quello non è stato un incontro casuale, i tuoi genitori e i vostri si sono messi d'accordo per farvi conoscere" mi confessa lei.
"Cosa? E perché l'avrebbero fatto?"
C'è qualcosa che non mi quadra in questa storia.
"I suoi genitori sono agenti che conoscemmo qui a San Diego, quindi vi fecero incontrare per farvi conoscere" mi risponde di nuovo lei.

"Se ora mi state per dire, che i miei genitori sono anche loro spie, e lo sono sempre stati, giuro che mi sparo." Dice Connor.
"Per una volta nella vita hai ragionato bene Connor, ma loro non sono spie ma semplici agenti, che lavorano nel reparto della scientifica." Conclude Alyce con un sorriso a trentadue denti.
"Non ditemi che l'incontro tra noi e Hope, al mare, era tutto organizzato" chiede disperato Derek al mio fianco.
"No no, quello è stato l'unico incontro casuale" appena finisce di parlare, il ragazzo accanto a me tira un sospiro.
"Ora mi sento meglio" confessa Connor, facendoci ridere.

Dopo dieci minuti arriviamo a destinazione.
È strano pensare che la San Diego Art Company non esiste sul serio, ma è solo una copertura.
Ora che ci penso, i miei genitori non hanno mai lasciato entrare all'interno né me né Cameron, ci hanno sempre lasciati alla reception ad aspettare.

A proposito di mio fratello, non ho avuto ancora l'occasione di chiedere il motivo per cui nei documenti ci fosse scritto esplicitamente:

suo figlio, Cameron Parker, nato a San Francisco il 10 gennaio 2000, collabora con noi dal 30 marzo del 2018 per aiutarci a risolvere l'omicidio della giovane ragazza, Scarlett Lodge, nonché sua fidanzata.
Il signor Parker è stato l'ultimo a vederla, prima che Lodge venisse uccisa con un'arma da fuoco.
D'allora il ragazzo collabora con noi in ogni caso d'omicidio che avviene nella città di San Diego

Cameron sapeva tutto, ma non mi ha mai raccontato nulla.
È venuto conoscenza di tutto questo, circa un anno e mezzo fa.
Lo perdonerò, perché in fondo so che sono stati i nostri genitori a chiedergli di non dire nulla.

Ma perché mi diceva tutte quelle cose su nostra madre? Ad esempio quando mi confidò quello che successe alla centrale, come se non sapesse nulla. Oppure quando mi raccontò del fatto che l'ha vista frugare tra le cose di papà.
C'è qualcosa che mi sfugge.
Riguardo a mia madre, non so se riuscirò a perdonarla, poteva dirmelo già da prima, che pericolo ci sarebbe stato?

Dopo un po', vedo la macchina Cameron parcheggiare accanto a quella di Alyce.
Dall'auto scendono lui, mia madre, Thomas e Ashley, appena vedo mio fratello mi incammino verso di lui.

"Non ho avuto tempo di parlare anche con te" dico "ho letto sui documenti anche una parte dove parlava di te e l'omicidio di Scarlett, perché non mi hai detto nulla?"
"Ho sempre voluto dirti tutto Hope, già dall'anno scorso, ma mamma e papà non mi lasciarono, dicevano che eri ancora troppo piccola per conoscere la verità" mi risponde con un velo di tristezza.

"Perché mi raccontavi quelle cose su mamma Il giorno in cui sei venuto a prendermi al cimitero?" Chiedo, ho troppe domande, che necessitano di una risposta.
"Volevo far venire a galla la verità piano piano, non mi piaceva il fatto che tu non sapessi nulla." Si appoggiò alla portiera e rivolse la sua attenzione sulla strada.

"Hai presente quella cartelletta rossa, in cui hai trovato i documenti su mamma e su di me? L'ho messa apposta io lì, sul comodino, perché sapevo, che ti saresti intrufolata in camera di mamma" mi confidò d'un tratto.
"Non ci posso credere"
Non ho parole per quello che ha fatto mio fratello. Lui voleva solo farmi vedere la verità da un'altra prospettiva. Mi vergogno per averlo chiamato "bugiardo".

Lo continuo a fissare in quelle due perle grigie, le mie stesse perle grigie, finché non mi butto tra tra le sue braccia.
"Scusami per aver dubitato di te Cam, scusami, scusami" gli dico, mentre mi nascondo tra l'incavo del suo collo.
"No, scusami tu Hope, dovevo dirti tutto e fregarmi dei nostri genitori"
Mi sciolgo dalle sue braccia, e gli prendo il viso tre la mani.
"Non dire mai più una cosa del genere, non volevi tradire la fiducia dei nostri genitori e basta".

"Ti voglio bene Cam"
Mi asciuga una lacrima, che nel frattempo mi è scappata.
"Io invece ti amo di bene Hope"

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Spazio autrice

Wellaaaa

Ecco a voi il motivo per cui Cameron ha "tradito" Hope.

Non è carino il nostro Cam?♥

Comunque, una ragazza che legge la mia storia, mi ha fatto un bellissimo collage😍♥.
È stato molto carino da parte sua, raggruppare tutte le parti più importanti della storie e metterle in una sola foto.
Ringrazio ICorci ♥ per questo collage♥😍.

 Ringrazio ICorci ♥ per questo collage♥😍

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-Sarah



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