Un viaggio di lavoro (parte 3)

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ATTENZIONE!
Ciò che viene narrato è unicamente frutto di fantasia e prende spunto dai personaggi inventati dalla scrittrice Alessia Gazzola.

I capitoli proposti sono composti da racconti brevi, non necessariamente di tipo consequenziale.

Proprio mentre sto per gettare a terra la borsa di Armani, sento la suoneria del cellulare che mi riporta alla realtà.
Non riesco a credere ai miei occhi, questa donna è la mia persecuzione.

"Sì"

Il tono della mia voce è flebile quasi impercettibile.

"Allevi cos' è ora fa finta di non riconoscermi? Sono la dott.ssa Boschi, si sbrighi a rispondere!
Non ho tempo da perdere!"

Con il solito tono freddo e spietato cerca di mettermi in difficoltà aggredendomi, prima ancora che io abbia avuto tempo di proferire parola.

"Certo, prof.ssa l'ho riconosciuta. Mi dica."

"E allora si sbrighi a rispondere la prossima volta e si risparmi questi scherzi di cattivo gusto! Ad ogni modo, volevo accertarmi che fosse presente al Congresso. Sì sa che di lei non c'è mai da fidarsi."

"Sono qui di fronte all' ingresso."
Dico con voce incerta ed impaurita.

"Cosa aspetta ad entrare! Vuole forse farsi riconoscere anche in questa occasione e arrivare in ritardo come suo solito!"

Gli acuti che emette con la voce, sono talmente forti, che arrivano direttamente ai miei timpani e rischiano di farli esplodere.
All' improvviso, mi sento come se avessi gli occhi della Wally addosso e lei riuscisse a vedermi attraverso una sfera di cristallo, anche se si trova a chilometri di distanza da me.
Con passo svelto percorro l'ultimo tratto di strada e in pochi minuti sono davanti all' ingresso.
Seguendo le indicazioni raggiungo la sala del Congresso e quando vedo le platee gremite di gente, mi assale il timore di essere in ritardo.
Presa dall' agitazione, non mi accorgo del gradino e rischio quasi di cadere a terra rovinosamente.
Un signore sulla sessantina, che probabilmente ha osservato la scena, si precipita.

"Si sente bene?"
Mi domanda con tono apprensivo.

"Sì, solamente una piccola disattenzione, non si preoccupi."

Tra me e me penso che abbia proprio ragione Claudio, quando sostiene che io sia un impiatro.
Cercando di sembrare il più discreta possibile mi appresto a sedermi nel primo posto libero che trovo.
Finalmente sul punto di sedermi, una donna sulla quarantina mi dice che la poltrona è occupata e così, sono costretta ad andare alla ricerca di un altro posto libero.
Alla fine, trovo posto e con intraprendenza decido di accertarmi se sia possibile sedersi.

"Scusi è libero?"

"Certo, prego accomodati."

Mi risponde un ragazzo con fare molto spigliato.
Quando mi rivolge la parola, intravedo nei suoi occhi, maledettamente blu, qualcosa di familiare e per una frazione di secondo penso a Claudio.
Mi siedo e finalmente le mie gambe riescono a provare quel sollievo tipico di quando, dopo una lunga giornata di lavoro, torni a casa e ti stendi sul divano.
Anche le mie spalle possono liberarsi dal peso della borsa e questo genera in me un improvviso stato di benessere.
Come al solito ho iniziato a fantasticare ma, lo sguardo insistente di quel ragazzo mi riporta nuovamente alla realtà.
Egli si protende verso di me come se stesse per parlarmi.

L' ALLIEVA...AA&CCDove le storie prendono vita. Scoprilo ora