Un viaggio di lavoro (parte 4)

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ATTENZIONE!


Ciò che viene narrato è unicamente frutto di fantasia e prende spunto dai personaggi inventati dalla scrittrice Alessia Gazzola.

I capitoli proposti sono composti da racconti brevi, non necessariamente di tipo consequenziale.

Senza avere il tempo di trovare una risposta al mio quesito, sento bussare alla porta.

"Arrivo."

Mi guardo allo specchio e finisco di sistemare i capelli, metto un paio di sneakers e poi mi dirigo verso la porta.
Faccio un lungo respiro e apro.
Ciò che vedo davanti a me manda totalmente in tilt i miei neuroni.
Le gambe mi tremano.
Continuo a tenere lo sguardo fisso verso di lui e sento quasi un brivido che mi percorre la schiena.

"Allevi hai intenzione di rimanere impalata ancora per molto?"

Mi sposto di lato, come se all' improvviso un guizzo di lucidità avesse fatto capolino, e lo faccio entrare.

"Allora le questioni sono due. O tu aspettavi qualcuno, oppure sei una perfetta incosciente."

Non proferisco parola. La lingua è come se si fosse incollata al palato ma, sgrano gli occhi.

"Perché vedi mia dolce Alice tu sei la solita ingenua. Se fossi stato un malintenzionato avrei potuto approfittare di te indisturbato. Oppure hai un appuntamento. Ma voglio augurarmi di no, poiché la sola idea mi potrebbe far commettere follie."

Mi guarda così intensamente, con quei suoi occhi blu, che sembra volermi leggere l'anima.
Subito dopo si avvicina a me, io mi sento quasi mancare il respiro, continua a guardarmi, poi in uno scatto improvviso chiude la porta.

"Cl...Claudio io..."

Non so nemmeno cosa rispondergli. La verità è che non me lo aspettavo qui.
Mi viene d'istinto sgranare più volte gli occhi, per accertarmi che non si tratti di uno dei miei soliti sogni ad occhi aperti.
Si avvicina, accarezza i miei capelli e rimane a guardarmi.

"Qualunque sia la risposta non mi importa. Ora ci sono io qui."

La sua risolutezza, per una volta, sembra salvarmi dal dover dare spiegazioni.
Continuo a rimanere immobile, vicino all' uscio, appoggiata al muro, come se quel contatto con la parete riuscisse a darmi la forza per sorreggermi.
La scarica di emozioni attraversa ogni singola parte del mio corpo e appena realizzo di essere da sola, chiusa in una stanza, con CC, mi sento avvampare.
Lui continua a rimanere fermo, senza dire una parola e mi fissa con quegli occhi che somigliano a dei fari ed io non so se tutto ciò rappresenti un segnale positivo o negativo.
Si avvicina, mi sposta una ciocca di capelli dietro la schiena e appoggia le labbra sulle mie, con un tocco leggero e morbido.
Subito dopo si stacca da me, non approfondisce il bacio, come se attendesse una mia reazione.
Quell' improvvisa lentezza nei gesti sembra quasi mettermi a mio agio, senza provare la solita sensazione di resa impavida alla lussuria più sfrenata.
Mi schiarisco la voce e con la solita curiosità che mi contraddistingue inizio la mia raffica di domande.

"Cosa ci fai qui? Perché non ti sei fatto annunciare per nome? Perché non mi hai avvertito che saresti arrivato?"

Sul suo volto si dipinge quel sorriso tipico da canaglia che lo caratterizza.

"Ecco le immancabili domande."
Afferma quasi come se stesse per schernirmi.

"Dai Claudio dico sul serio. Voglio la verità."
Mi stupisco anch'io di tanta tenacia nel fargli domande così personali. Solitamente, non riesco mai a domandargli tutto ciò che vorrei.
Claudio si avvicina nuovamente a me, ma questa volta mi prende per mano, mi trascina sul letto e mi costringe a sedermi vicino a lui.

"Finalmente sono riuscito a scollarti da quella parete! Sono qui perché, ho proposto a Malcomess di sostituire Anceschi. Non ti ho detto che sarei arrivato perché, volevo vedere che faccia avresti fatto."

"Sei il solito stronzo!"
Rispondo stizzita.

Lui mi guarda, quasi come se il mio tono di voce irritato e il mio gesticolare improvviso non lo stesse minimamente interessando.

"E ora, se solo tu riuscissi a mettere da parte le inutili resistenze, potremmo provare a replicare quell'interessante Congresso, da sobri."
Mi guarda con una tale spudoratezza e convinzione da sembrare a tutti gli effetti un diavolo tentatore.
Quanto vorrei dire di sì, ma poi cosa ne sarebbe del mio povero cuore, quando lui domani continuerebbe a trattarmi come se nulla fosse accaduto?

"Claudio non possiamo. Non cambierebbe niente fra noi e ci faremmo solo del male."

Dopo quelle mie parole, mi sfiora la mano sinistra che tengo saldamente intrecciata a quella destra, cercando di sciogliere quel nodo.
Continua a guardarmi dritto in volto e io nel sentire i nostri corpi così vicini, ho un brivido, talmente forte che anche lui se ne accorge.
Mi odio per questo.
Non riesco ad essere indifferente al suo contatto.
Claudio pare non voler approfittare dei segnali emessi dal mio corpo e ciò mi lascia interdetta.
Non è da lui, instancabile seduttore quale è.
Riesce ad afferrare la mia mano e la tiene saldamente stretta alla sua.
Sento il cuore che mi batte talmente forte da togliermi il respiro.
In questo momento non servono parole, poiché i suoi gesti, come sempre, parlano molto di più. 
Mi lascia la mano e appoggia la sua dietro la mia schiena, facendo una leggera pressione per portare il mio busto attaccato al suo petto.
Accompagno ogni suo movimento con il mio corpo e mi ritrovo tra le sue braccia.
La pace che respiro ora, penso di non averla mai provata in vita mia.
Potrei restare così in eterno se solo lui me lo chiedesse.
Sento il suo cuore e per la prima volta mi accorgo che batte forte, tanto quanto il mio.
Tutto ciò mi porta a sperare che anche lui, infondo, un po' a me ci tenga. 
Non mi salta addosso.
Per la seconda volta in pochi minuti, non cerca di togliermi i vestiti ma, si limita a starmi vicino come se quei gesti riuscissero a dare anche a lui un po' della beatitudine che regalano a me.
Dopo almeno dieci minuti trascorsi stretti in quell' abbraccio, decide di staccarsi e di afferrare il mio volto con entrambe le mani.

"Senti, visto che non vuoi stare a letto, usciamo da qui?"
Mi parla a fior di labbra con la classica dolcezza che riesce a tirare fuori soltanto quando la temperatura dei nostri corpi diventa rovente.
Faccio un cenno affermativo con il capo.

"Prima però, porto la valigia in camera. L'ho lasciata alla reception."

Nella più profonda parte di me spero che la camera della quale parla non sia troppo distante dalla mia ma, per timore non glielo domando.
Lo osservo mentre afferra il telefono della camera e chiama la reception.

"Sono il dott. Conforti, può cortesemente portarmi la valigia alla camera 204?"
Non riesco a sentire le parole che vengono pronunciate dall' altro capo del telefono, anche se muio dalla curiosità di conoscerne il contenuto.

"Certo, non si preoccupi la signorina Allevi è d'accordo con me. Come le avevo anticipato in precedenza."
E dopo quelle parole chiude rapidamente la conversazione.

"Claudio ma, a cosa ti riferivi? Su cosa dovrei essere d'accordo?"

Lui mi guarda come se stessi facendo la domanda più ovvia del mondo.

"Alice ma, quando smetterai di vivere nel tuo mondo di marzapane! Ho detto che sei d'accordo nel farmi restare nella stanza con te."

Mi alzo di scatto dal letto.

"Cosa!! Prendi decisioni senza nemmeno chiedere il mio parere! Invece, io non sono affatto d'accordo!"

"Che tu sia d'accordo o meno io starò qui. Le camere sono tutte occupate per questa sera e non andrò alla ricerca di un altro luogo nel quale pernottare!"

Incrocio le braccia al petto e con il mio tono contrariato gli spiego che voglio che il letto venga diviso a metà.

"Sì, faremo come vuoi tu. Ora usciamo."

Così, di scatto senza darmi il tempo di controbattere afferra la mia borsa, la mia giacchetta e la tessera magnetica, poi chiude la porta e mi trascina con lui in ascensore. 

** to be continued...

L' ALLIEVA...AA&CCDove le storie prendono vita. Scoprilo ora