Come se nulla fosse mai successo (part.3)

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ATTENZIONE!

Ciò che viene narrato è unicamente frutto di fantasia e prende spunto dai personaggi inventati dalla scrittrice Alessia Gazzola.

I capitoli proposti sono composti da racconti brevi, non necessariamente di tipo consequenziale.

Non so come ci riesca.
Non so cosa scatti in me da fargli riuscire sempre e comunque ad ottenere ciò che desidera.
Infatti, ho ceduto.
Sono nell'auto di CC diretta verso casa mia. Non dico una parola. Ho le braccia conserte e lo sguardo rivolto verso il finestrino. Anche Claudio dal canto suo è taciturno, il suo sguardo è rivolto verso la strada e le sue mani sono impegnate a tenere saldamente il volante. Non affonda il piede nell'acceleratore come suo solito, sembra tranquillo, pieno di una calma che è raro vedergli mettere in mostra. Stiamo per raggiungere casa mia e già pregusto il momento nel quale, finalmente, potrò immergermi in un bagno caldo. Claudio però, di colpo cambia strada.

"Casa mia è da quella parte! Dove stiamo andando?"

Silenzio assoluto. Claudio non mi degna di uno sguardo, continua a guidare tranquillo come se nemmeno mi sentisse sbraitare.

"Allora mi rispondi? Voglio sapere dove stiamo andando!"

A momenti potrebbero uscirmi le tonsille, presa dalla foga con la quale sto cercando di scandire le parole. Gesticolo e mi muovo talmente tanto, da urtare accidentalmente lo specchietto retrovisore.

"Potresti evitare di distruggermi l'auto?"

Ti pareva! Solamente perché ho osato urtare qualcosa all'interno della sua adorata auto ha deciso di parlare. Altrimenti avrebbe continuato ad ignorare le mie domande.

"Se non vuoi vedere distrutta la tua auto dimmi dove stiamo andando!"

Mi stupisco anch'io per la dose di coraggio con la quale ho deciso di affrontare CC; non ho altra scelta e voglio assolutamente una risposta.

"Sei passata persino ai ricatti?"

Ed eccolo, come sempre, riesce a sviare nel modo che desidera qualsiasi mia domanda. Non so come ci riesca ma, ogni volta mi stupisce. Sarà forse questo aspetto del suo carattere che mi attrae verso di lui come una calamita? Oppure semplicemente quella dose di elettricità che emettono i nostri corpi ogni volta che si sfiorano? Non so trovare una risposta. Silvia dice sempre che chi trova uno come Conforti non può lasciarselo scappare. Io non ragiono come lei. Voglio una persona che sappia amare me e nessun'altra e di certo CC non è il tipo.
Sono come sempre impegnata nelle mie elucubrazioni quando mi accorgo di essere sotto casa di CC.
Sento ogni muscolo del corpo irrigidirsi mentre, riecheggiano nella mia mente le parole e i gesti di Beatroce.
Vorrei far finta di nulla ma, non ci riesco è più forte di me.
Per l'ennesima volta il cellulare di CC squilla.

"Sì, Roberto che succede?"

Il tono della voce di Claudio evidenzia il suo stato di insofferenza verso quella conversazione.
Non credo che Calligaris abbia dato molto peso a ciò, poiché CC è sempre di pessimo umore.

"A quest' ora? Ma che razza di vita avete in questura!"

Dopo l'ennesima affermazione poco affabile termina la telefonata.
Come nelle migliori occasioni, senza degnare di una spiegazione la sottoscritta, si immette in strada a tutta velocità.
In poco tempo raggiungiamo l'Istituto, Claudio parcheggia e scende immediatamente ordinandomi di attenderlo in auto.
Decido di ascoltare le sue indicazioni poiché, questi imprevisti fuori dagli schemi non sono ben accetti da un uomo calcolatore e preciso come Conforti; hanno il potere di renderlo più intrattabile del solito.
Se ora provassi a seguirlo mi esporrei inevitabilmente alle sue ire più profonde, quindi tacitamente decido di attenderlo al calduccio nella sua confortevole auto.
Dieci minuti dopo lo vedo scendere la scalinata e dirigersi dentro l'auto come una furia.
Mi domando per quale strana congiunzione astrale ogni situazione debba essere proficua a far abbattere le ire funeste di CC contro di me.
Provo a dare un significato ai suoi urli che arrivano dritti ai miei timpani rischiando di procurarmi una sordità irreversibile ma, non riesco a trovare la motivazione.
Gli improperi diretti a me sembrano infiniti ed io con la solita capacità di incassare colpi, senza sgretolarmi, lo guardo attonita ricacciando indietro le lacrime.

"Il fascicolo con la relazione, quella legata alla perizia del caso Linguori. Ti avevo espressamente raccomandato di lasciarmela nel mio studio con le opportune correzioni già ieri e ora non c'è!"

Sembra impazzito, con lo sguardo infuocato e le vene del collo talmente gonfie da farmi temere il peggio persino per la sua salute.

"Tanto come sempre avrai fatto di testa tua e il lavoro non me l'avrai consegnato!"

Lo guardo intimorita e con il briciolo di voce che mi rimane provo a dargli una risposta.

"Ho seguito le tue istruzioni e ieri ho lasciato il documento alle 11.50 nel luogo indicato, dentro la busta bianca, come mi avevi ordinato via e-mail."

Improvvisamente, il suo sguardo muta, così come il colore dei suoi occhi.
Si protende verso di me e mi bacia così avidamente da farmi perdere ogni possibilità di reazione. Il profumo di Declaration invade prepotentemente le mie narici e il sapore di mentine arriva dritto fino alla mia gola.
Dura un attimo che a me però, pare un'eternità.
Dopo pochi secondi siamo diretti verso il suo studio per recuperare la relazione.
Questa volta mi ha portato con lui e non nego che pregusto già il momento nel quale gli mostrerò la busta, accuratamente chiusa, come mi aveva ordinato.
Mancano pochi minuti alla chiusura dell' Istituto e sembra già tutto deserto.
Entriamo nel suo studio e con disinvoltura gli mostro l'oggetto della discussione riposto dove lui mi aveva indicato, ovvero nella libreria sopra al manuale di medicina generale.

"Conforti perdiamo dei colpi non le pare?"

Con una sfacciataggine che non mi si addice tento di essere esuberante quanto basta per rinfacciargli l'ingiusto trattamento ricevuto. Lui dal canto suo non sembra risentito e nemmeno troppo dispiaciuto.
Si preoccupa piuttosto di afferrare la busta e riporla velocemente nella sua ventiquattrore.
Non mi stupisco del suo comportamento freddo e privo di alcun rimorso nei miei riguardi poiché, Claudio è così, per natura insensibile.
Con passo spedito si fa strada verso la porta e con un cenno del capo mi invita ad uscire prima di lui.
Il suo non è certo un gesto di galanteria ma, so benissimo che è dovuto alla volontà di avere il controllo, specie del suo studio.
Ci dirigiamo verso l'uscita mentre, Claudio con insistenza guarda l'orologio e sbuffa.
Saliamo in ascensore, CC quasi mi strattona per esortarmi ad essere più veloce nei movimenti.
Vorrei ricordargli che forse non è prudente, poiché da qualche giorno spesso si blocca e riparte in modo anomalo ma, poi appurando che è di pessimo umore decido di tacere.
Le porte si chiudono, io mi metto in un angolo e incrocio le dita affinché questo aggeggio infernale non decida di arrestare la sua attività proprio ora che ci siamo noi all' interno.
CC non parla e nemmeno mi guarda.
Vanitoso quale è passa il proprio tempo a specchiarsi mentre, di tanto in tanto, fissa il suo Rolex.
Stiamo quasi per raggiungere il I° piano, quando un corto circuito ci lascia al buio e subito dopo anche la nostra discesa si arresta.

**to be continued**

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