Capitolo 13-La sua cassetta:

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Oggi.

Quella domenica mattina, Samantha e Olivia andarono al cimitero per cambiare i fiori alla tomba di Hannah: era una delle poche cose che facevano ancora insieme, da sole.

Si sedettero poi lì vicino alla panchina per bere una cioccolata calda, ma cera un silenzio tombale tra le due.

-Le persone che avevano un anziano in casa, erano i Walker, vero?- domandò Olivia.

Samantha non le aveva effettivamente detto tutto riguardo il suo lavoro.

-Come lo ha capito?-

-Beh, nessuna famiglia media paga un aiuto infermiera 1.000 dollari al mese.- commentò lei, sorseggiando. -Tu e Bryce? Cera qualcosa tra di voi?-

Samantha non aveva pensato tanto a Bryce e non aveva ancora realizzato che fosse davvero morto.

Si vergognava molto a parlare con sua madre.- Mamma, io..- balbettò, non riuscendo nemmeno a guardarla in faccia.

-Quando lo hanno detto al notiziario, quel giorno, i tuoi occhi erano così...disperati. E poi hai iniziato a comportarti in modo strano.- rispose la signora Baker.

A quel punto Samantha non si trattene più e scoppiò a piangere.- Mi dispiace tanto, mamma.-

-Oh, piccola.- sussurrò laltra, stringendola a se.

-Sono una sorella di merda.-

-No, Sammy, ascoltami: Hannah avrebbe voluto che tu fossi felice, in qualsiasi modo tu ritieni che sia giusto.- continuò Olivia, prendendole il viso tra le mani.

-Lo credi davvero?-

-Assolutamente sì, tesoro.-

Allora perché Hannah continuava a perseguitarla?

Qualche mese prima

Quella sera fu la sera in cui tutto era precipitato: il momento in cui la mente di Bryce Walker aveva iniziato a vacillare.

Samantha lo andò a salutare prima di tornare a casa, quando vide che aveva le cuffiette nelle le orecchie e guardava nel vuoto.

-Bryce, stai bene?- gli chiese, vedendo che sembrava triste.

Lui tirò su col naso e le porse il telefono.

Samantha lo prese e capì subito: stava ascoltando le cassette di Hannah. -Bryce, perché..?-

-Erano online e tutti lhanno ascoltate tranne me.- rispose Bryce. -Sono alla mia, ma non ho il coraggio..-

La ragazza si sedette sul letto accanto a lui.- Vuoi che lascoltiamo insieme?-

-Si, ti prego.- continuò lui, prendendole la mano.

Era giusto che Bryce ascoltasse le cassette, dopotutto era anche il volere di Hannah.

Perciò si sistemarono sul letto e si divisero le cuffiette per ascoltarle entrambi.

- Forse non sarei dovuta andare a quella festa, ma ormai il sangue non mi arrivava più al cervello. Cera il vuoto dentro di me: anche la più minima luce si era spenta. I miei genitori mi evitavano, mia sorella non si accorgeva della mia esistenza. Avrei tanto voluto essere come lei. Bella, forte, indipendente e senza preoccupazioni. Ma in realtà io conoscevo la verità. Perché lei ti piaceva, vero Bryce? Ma io non sono mia sorella e non lo sarò mai. Stavo tranquillamente facendo il bagno dellidromassaggio, quando sei venuto tu. Mi hai detto che ci saremo divertiti, prima di iniziare a toccarmi. Mi hai girata di schiena, così da non vedermi in faccia. Perché volevi che fosse la sua. Quella di Samantha.-

Fu come se la voce di Hannah si insidiasse nel cervello di Bryce, fino a farlo rimanere immobile, come un oggetto inanimato.

-Mi tenevi così stretta da farmi i lividi ovunque. E poi hai fatto quello che hai fatto e io non sono riuscita ad impedirtelo. E in quel momento, ero già morta.-

In quel momento, Bryce scoppiò a piangere e si allontanò dal letto verso la finestra, per non farsi vedere da Samantha.

Lei non aveva idea di cosa stesse provando in quel momento: poté solo abbracciarlo da dietro e cercare di consolarlo.- Mi dispiace tanto, Bryce.- gli sussurrò.

-Dovevo essere io a morire, non lei.- esordì lui.

Samantha lo fece voltare per asciugargli le lacrime.- Assolutamente no: nessuno dei due si merita di morire, è chiaro? Bryce, tu sei molto di più di quello che dice Hannah in quella cassetta.-

-Si, ma sono anche quello, Sam. Sono malato: nella mia testa cè un fottuto casino.- singhiozzò Bryce. -E tu non puoi aiutarmi, non puoi guarirmi.-

Le sue parole fecero piangere anche lei: ci aveva provato tanto con Bryce, voleva aiutarlo a diventare una persona migliore.

-Bryce.-

-Va via, ora.- continuò lui, deglutendo e voltandole le spalle.- Voglio rimanere solo.-

Samantha rispettò il suo volere e se ne andò.

Ma sperò vivamente che le sue parole di quella sera, non diventassero realtà.

***

Oggi.

Quella mattina, quando Samantha arrivò a casa Baker, Nora aveva uno sguardo molto triste e continuava a soffiarsi il naso e a bere da sola in soggiorno.

-Signora Baker, è tutto okay?- le chiese Samantha.

-Mio padre si è spento stanotte.- rispose la donna. -Almeno se nè andato dormendo.-

-Oh, mi dispiace tanto signora Walker.-

-Ti ringrazio di averci provato.- continuò Nora, dandole una busta.- Questo è il tuo ultimo stipendio; purtroppo per ora non posso darti la liquidazione, ma te la darò.-

-Non mi interessa dei soldi signora Baker, non si preoccupi.- sussurrò Samantha, prendendole le mani.

-Cosaltro posso fare per te, Samantha?-

La ragazza ci rifletté bene.- In effetti, una cosa ci sarebbe.-

Quel dolce frastuono. (Terza storia Tredici.)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora