To run.

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Allison

Correre. Era quello che avevo deciso di fare dopo aver parlato con Niall, sia letteralmente che metaforicamente. Non ero rimasta, non stavolta. Nonostante i suoi occhi dolci e colpevoli, nonostante i suoi buoni propositi e le sue mille scuse.

‘Als, te lo giuro. Non ricordo più nulla. Ero al bar e poi..il vuoto. Credimi.’

A ogni parola che raffiorava, spingevo più a fondo nella corsa, non mi importava il dolore muscolare dato che  ogni fitta non riusciva comunque a sovrastare quello a livello del cuore.

‘Devi credermi! Mi ricordo solo di essermi risvegliato in quel cazzo di letto con..’

Come poteva pretendere che gli credessi, se non  voleva raccontarmi tutta la verità? Non avrei saputo la parte peggiore se non si fosse lasciato scappare quella frase tra le urla.

‘Con chi, Niall?’

Fu sufficiente guardarlo negli occhi per capire.

‘Fuori.’

Avrei potuto anche lasciar perdere quel bacio, ma non si trattava più solo di questo.

‘Non so neanche chi fosse, era solo..una ragazza. Io non ricordo Al, credimi. Probabilmente non è successo nulla. Ti prego, io..’

‘Ho detto fuori. E no, non azzardarti a toccarmi.’

No, non erano bastate le sue moine, non stavolta. Avrei continuato a correre, ma da sola. Lui si era fermato, forse da tempo ed io non avevo voluto capire, ostinandomi a trascinarlo con me.

Avrei dovuto essere arrabbiata, anzi furiosa. invece, sentivo solo un grande dolore. Avrei dovuto fermarmi e tornare indietro, forse, ma continuavo a correre sempre più lontano e sempre più forte, da sola

Ero diventata una professionista nel fuggire, tanto che se fosse stata una disciplina, sarei stata l’atleta migliore. Ad ogni situazione scomoda o difficile, anziché affrontare le mie paure e sfidare i miei limiti, preferivo scappare, come quando, poco prima, in lacrime, ero fuggita da Liam che urlava ripetutamente il mio nome, solo per non dovergli spiegare tutto ciò che era successo.  ‘Ma a cosa serve scappare, Allison?’  mia madre lo ripeteva spesso. Me lo ero chiesto molte volte e la risposta era stata sempre la stessa: a nulla. Ero sempre stata brava a parole con gli altri, ma mai con me che non ero altro che un eterno conflitto tra mente e cuore, tra ragione e sentimento, troppo vigliacca per ammettere che ero io ad essere sbagliata, io quella da cui fuggire. Per cui continuavo a scappare, senza aver il coraggio di voltarmi, perché lui non ci sarebbe stato ed io non ero pronta a far i conti con ciò.

Lentamente il dolore al petto stava svanendo. Forse perché i crampi erano diventati più forti, perché nonostante il cuore pompasse più velocemente per portare ossigeno ai muscoli, il compito gli risultava difficile poichè i polmoni non riuscivano a ricevere aria. Ma avrei continuato a correre, non potevo fermarmi, non adesso che avevo deciso di volare senza un’ala.

Questione di sguardi // Louis Tomlinson.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora