Certe domeniche sono più pesanti del peggiore dei giorni di scuola.
Mi sono rinchiusa nella mia cameretta da subito dopo pranzo perché devo finire i compiti delle vacanze, ma la mia testa non si connette per niente e sto pensando di buttare via i libri.
Fuori il sole è sempre caldo - cazzo non sembra nemmeno il 15 settembre! - e nella mia stanza dalle pareti color rosa si respira appena.
Mentre accarezzo il mento di Shawn Mendes sul poster gigante, il cellulare vibra un'altra volta e vedo che si tratta di un messaggio di Jenny.
Che palle! Sarà il decimo da stamani!> Domani ti metti accanto a me? Ti prego! Ti prego! Ti prego!
Metto via l'iPhone e lo ignoro: quella ragazza è più fastidiosa dell'afa.
Ho bisogno di aria fresca!
Mi affaccio alla finestra: il palazzo di fronte coi mattoni sbiaditi dorme sotto la calura. Quel vecchio edificio mi fa sempre venir voglia di abbandonarmi alle mie fantasie, basta solo lasciarsi andare fissando a lungo la facciata arancione su cui si stagliano gli avvolgibili bianchi delle finestre chiuse.
Però poi l'occhio scivola verso il bosco più lontano e mi desto di colpo.
È successo tutto là!
Una fitta allo stomaco mi riporta alla realtà e al mio dolore.
È successo tutto là, tutto in una notte ed è incredibile perché è già trascorso un mese!
Tornavamo dalla Festa di Mezza Estate, io e Giulia, la mia amica inseparabile dai tempi delle elementari. Ancora oggi non riesco a ricordare quasi niente di cosa era accaduto prima dell'ora zero, come ho deciso di chiamare il momento dello schianto: avevamo bevuto molto, questo l'ha detto anche la polizia, e avevamo tirato su qualcos'altro, forse una canna.
L'auto era la Ford di papà e ora è ridotta ad un ammasso di ferraglie e lamiere contorte, che giovedì passeranno sotto la pressa.
Mi hai deluso, Sarah, mi hai deluso tantissimo, non ti riconosco più! sono state le ultime parole che mi ha detto, perché papà non mi parla dal giorno del mio risveglio.
Ricordo che alla festa avevamo fatto tardi e avevo deciso di guidare io, nonostante l'alcol. La radio urlava le note di If I can't have you e noi due volavamo leggere, coi finestrini aperti, il volume a palla e l'acceleratore a tavoletta.
Giulia era seduta accanto a me: ripenso ancora alla sua mano sulla mia gamba mentre rideva con una beatitudine insolita sul viso. Quella sera aveva legato i lunghi capelli castani con una spilla dorata a forma di farfalla, di cui andava tanto fiera.
"Me l'ha comprata mia madre da H&M", mi aveva detto appena ci eravamo viste, fissandomi coi suoi occhi verde acqua in cui vedevo il paradiso.
Gli agenti della stradale hanno ritrovato la spilla a tre metri dal suo corpo, conficcata in un rovo di more ai margini di un fosso ed è stata la madre ad annodarle di nuovo i capelli con la farfalla dorata, mentre giaceva incosciente sul letto d'ospedale.
Can't drink without thinking about you... urlava la radio e io davo più gas; ascoltavo queste parole e guardavo Giulia, ridendo senza motivo.
Eravamo strafatte e me ne rendevo conto, ma volevo guidare lo stesso perché quella notte non avevo freni. Eravamo strafatte, sì, ma felici!
"Sei eccezionale Sarah", mi urlava lei, mentre il vento ci tagliava le guance e gli alberi sfrecciavano contro l'auto a velocità pazzesca.
Poi ci fu qualcosa di insolito, ma a questo punto le immagini si annebbiano nella memoria: ricordo solo che Giulia mi fece una strana domanda, chiedendomi una cosa che non mi sarei mai aspettata proprio.
Ho pensato tutti i giorni, dal mio risveglio in ospedale, a quel che possa avermi detto, ma ancora oggi non ho una traccia a cui appigliarmi.
Non saprei nemmeno dire che cosa le risposi, ma ho l'impressione che le mie parole l'abbiano ferita in qualche modo, quasi che l'avessi offesa.
"Ehi, Giu, non mi fraintendere..." avevo aggiunto subito, abbreviando il suo nome come piace a lei e questo dettaglio è l'unico che mi è rimasto.
In che modo ti ho ferita, Giu?
Cosa volevi dirmi quella notte?
E ho paura che tutto si sia perso per sempre, perché quelle parole io non le ricordo e tu, amica mia, non puoi ripeterle.
Il grido, quello sì che mi è rimasto impresso: "Sarah! L'albero! L'albero!"
L'albero è un vecchio pino lungo la statale: qualche estate fa si era discusso nel quartiere se fosse il caso di abbatterlo, perché era cresciuto troppo e invadeva lo spazio della carreggiata.
Ma furono solo discorsi fatti per ammazzare il tempo, discorsi che il vento dell'autunno spazzò via coi primi freddi: così quella notte, quando mi riscossi alle urla di Giulia, quel pino era lì davanti, enorme e immobile come un mostro di pietra, e mi resi conto in un lampo che avevo sterzato verso destra senza accorgermene.
Troppo tardi.
"L'albero! L'albero! L'albero!
Sarah, aiutooooo!
Ahhhhhhhhh!!!"
Lo schianto fu orribile e ci spense entrambe insieme alla macchina: io mi sarei risvegliata diverse ore dopo in un letto d'ospedale, fra tubi ricurvi, strani macchinari e le lacrime di mia madre.
Giulia è ancora in coma e domani il suo banco di scuola resterà vuoto.***
Spazio SevensensesCiao a tuttiii 🤗🤗🤗🤗🤗🤗
Ho iniziato questa storia la sera del 16 settembre, che per tanti era il primo giorno di scuola.Non so se riuscirò a finirla, è la prima volta che scrivo.
Secondo voi cosa si saranno dette Sarah e Giulia prima dell'incidente? Riuscirà Giulia a ricordare quelle parole? Fatemi sapere cosa ne pensate...
I love you... e in bocca al lupo, guys!!! 🐺Sevensenses
😎😎😎
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Mentre aspetto che ti svegli
RomanceDopo un terribile incidente d'auto che ha compromesso per sempre la vita della sua migliore amica, Sarah inizia l'anno della maturità fra difficoltà e sensi di colpa. Ma è davvero sicura di conoscere tutta la verità sulla notte della tragedia? E qua...