I Sepolcri della discordia

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È passata una settimana da quando Eva ha scarabocchiato il muro del nostro condominio e l'amministrice ha fatto rimuovere la scritta coprendola con altra vernice. I miei non hanno commentato il fatto, ma è chiaro che, essendo l'unica ragazza del palazzo, qualche sospetto che la parola lesbica fosse riferita a me devono averlo avuto.
Mi alzo per andare a scuola come tutte le mattine, ma oggi sono particolarmente nervosa perché il professore d'italiano ci riconsegnerà i temi sui Sepolcri e non penso di aver fatto un bel lavoro. Il problema è che mi sono lasciata convincere stupidamente da Jenny a fare qualcosa di alternativo, invece del solito riassunto, secondo lei troppo banale, e abbiamo finito col dare libero sfogo alla fantasia, criticando niente meno che il modo di pensare del Foscolo.
"Ma non potremmo scopiazzare uno dei tanti lavori già fatti che si trovano su Skuola.it?" le avevo chiesto.
"Perché?!" aveva risposto lei, in preda a uno dei suoi deliri artistici. "Così perdi l'occasione per gridare al mondo le tue idee!"
Una volta entrata in classe, devo controllare attentamente che Eva non mi abbia combinato qualche altro scherzo: due giorni fa aveva messo della colla sulla sedia e ho dovuto portare i miei jeans ONLY in tintoria.
Adoro i jeans ONLY!!!
"Seduti", dice serio il professor Martini entrando in classe. È lui il nostro insegnante di italiano.
"Riuscirà a ridere qualche volta?" mi domanda Jenny sottovoce.
"Penso che lo abbia fatto quando ha letto il tuo tema", le rispondo.
Ma la questione è più seria: dopo un pallosissimo discorso sull'importanza di studiare i grandi autori della letteratura, il professore prende i compiti dalla sua borsa.
"Diciamo che in generale vanno bene, ovviamente con qualche differenza da persona a persona", esclama appoggiandoli sulla cattedra, ma ce ne sono due che proprio mi hanno sconvolto."
Jenny mi sfiora la gamba con la mano.
"Non è il caso!" le dico sottovoce guardandola seria. "Di chi credi che siano quei due temi?!"
"Jenny", chiede all'improvviso il professor Martini, inforcando gli occhiali, "puoi spiegarmi per favore questa frase del tuo componimento? Penso che al giorno d'oggi i sepolcri non servano a nessuno, né ai vivi, né tantomeno ai morti."
In classe si diffonde un brusio sordo: Eva, dietro di noi, comincia a ridere a crepapelle e scrive LOL nella chat di gruppo della scuola.
Ecco, ci siamo! penso io. La cazzata è fatta!
La mia compagna però non si scompone: "Semplice, professore", dice alzandosi in piedi senza che nessuno glielo abbia chiesto, "le tombe non servono a chi è morto, perché la sua esistenza si è conclusa, ma sono oggetti inutili anche per chi resta, perché non riporteranno mai in vita nessuno."
"Oggetti inutili?!", chiede sgomento il professore. "Ma il Foscolo non parla di utilità, dice che attraverso le lapidi possiamo ricordare qualcuno che non c'è più e le cose importanti che ha fatto quando era vivo: questo è il modo per riportarlo con noi, nella memoria, negli affetti…"
"E a che serve?" lo interrompe Jenny.
Il professore la guarda sbalordito.
"Come a che serve?", inizia a scaldarsi. "Serve a non dimenticare gli uomini importanti del passato, le cose grandi che hanno fatto nel mondo, per la nostra civiltà, per noi stessi, così da poterli imitare e tener vive le loro idee..."
"Cazzate!" esclama Jenny, troncando di nuovo il discorso del prof. "Non serve a niente tener vive le idee di chi non c'è più: dobbiamo invece costruire le nostre, senza condizionamenti da parte di nessuno!"
In classe cala il silenzio.
Vorrei sprofondare sotto terra, essere invisibile, uscire dall'aula senza che nessuno se ne accorga, ma invece sono qui.
E sono nella merda, perché le cose che ho scritto nel tema sono più o meno quelle che sta dicendo Jenny adesso!
Il professore sospira.
"Se tutti la pensassimo come te, saremmo solo delle persone alla deriva!"
"Lo siamo già professore", continua Jenny senza vergognarsi. "Quanta ipocrisia da parte di chi difende gli ideali del passato con le parole e poi li tradisce con i fatti! Possiamo decorare tutte le tombe che vogliamo, ma se non abbiamo il coraggio di portare avanti le nostre idee, saremo solo dei miseri frustrati."
"Basta!" sbotta il prof. "Non ti permetto di parlare così! Sei una povera disgraziata senza valori! E mettiti seduta!"
"Ah no, questo non è vero", dice con tono più pacato Jenny, accomodandosi sulla sedia. "Non sono una ragazza senza valori: il mio più grande valore è quello di credere in me stessa, senza bisogno di esempi e insegnamenti dalle urne de' forti. E non si dimentichi che questi grandi che fremono amor di patria erano uomini come noi, coi loro scheletri nell'armadio, i loro scandali. È la gente come lei che li ha trasformati in eroi senza macchia, da ricordare e venerare!"
Non so più dove guardare e non ho il coraggio di fissare in volto il professore: resto a testa bassa, sperando che si dimentichi del mio tema.
Ma ad un tratto si alza Greta, approfittando della pausa di silenzio che si è creata.
"Professore, posso dire una cosa?" chiede con una vocina nasale che mi urta i nervi.
Ora scoppia il casino!
Lui la guarda in silenzio, sembra spossato, come se avesse fatto un lavoro di fatica per tutto il giorno, però le fa un cenno col capo per dirle che può continuare.
"Ci tenevo a precisare - e penso di poter parlare a nome di tutti", dice lei con il massimo sarcasmo possibile, "che non condivido affatto le idee di Jenny."
"E chi te lo ha chiesto?" replica la mia compagna di banco.
"Silenzio!" la sgrida il professore.
Greta deve sempre farsi notare.
"Siamo stufi che, per colpa di elementi così, gli adulti dicano che questa generazione non ha ideali e non crede in nulla!", continua lei, mentre Jenny sbuffa accanto a me e trattiene la rabbia a fatica.
"Noi crediamo nell'importanza del passato e dei suoi eroi e anche negli insegnamenti della famiglia e della storia!" proclama Greta come se stesse facendo un comizio.
"Ma stai zitta, che i tuoi genitori ti trascurano per pensare solo alla loro azienda!" le dice Jenny voltandosi indietro. "Sei un'ipocrita: li difendi a parole, ma lo sai che a loro di te non gli importa un cazzo! Quali esempi dovrebbero darti?"
"Jenny piantala!" urla il professor Martini.
"Non ti permetto di parlare dei miei in questo modo, proprio tu che hai due genitori che vanno e vengono quando vogliono!"
"Brava Greta!" dice Eva sbattendo il pugno sul tavolo. "Non dobbiamo farci insegnare nulla da chi non sa nemmeno distinguere fra maschio e femmina!"
A quelle parole, Jenny si volta di scatto e le molla uno schiaffo talmente forte da risuonare in tutta la stanza. L'altra vorrebbe reagire, ma il professor Martini è più veloce: solleva quasi di peso la mia compagna dalla sedia e la trascina di corsa in presidenza.

***
Ehy guys!!! Voglio ringraziarvi tutti!!! Non so se questa storia vi piace, ma dopo appena una settimana da quando l'ho iniziata ho superato le 400 visualizzazioni.
Grazie, thanks, merci, dank, gracias!!!
Per me è importante questa cosa!
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