Scendiamo rapidamente le scale della torre alla ricerca di Jenny: è vero che fra noi due non c'è mai stato niente, almeno da parte mia, ma non posso proprio lasciarla andar via così, senza neanche una parola. Il suo pianto mi ha lacerato dentro e per un breve istante mi sono resa conto di quante attenzioni mi abbia riservato in questi tempi difficili.
Sei un'ingrata Sarah! Sei una vera stronza!
Mentre percorriamo a ritroso il corridoio al primo piano, sentiamo rumori di passi provenire dalla scala più grande.
"Dobbiamo nasconderci!", mi dice Emma impaurita, forse anche un po' sconvolta da tutto ciò che abbiamo passato finora.
Cercando di evitare la camera dove abbiamo scovato Cosimo e Jessica, mi metto a ruotare tutte le maniglie che incontro, alla ricerca di una porta che si apra: l'oscurità, purtroppo, non è d'aiuto, però ci permette anche di restare nascoste più facilmente.
A un tratto una serratura cede e ci troviamo dentro una stanza buia. Facciamo luce con le torce dei cellulari, perché non ho il coraggio di accendere il grande lampadario che intravedo al centro del soffitto e, da quel che riesco a capire, credo che siamo finite in un'enorme camera da letto.
Vorremmo restare acquattate dietro la porta, ma i passi nel corridoio sembrano fermarsi proprio lì davanti.
"L'armadio!" mi sussurra Emma, indicando una macchia oscura alla mia sinistra.
Non abbiamo il tempo di renderci conto di che cosa si tratti esattamente: procedendo a tastoni, raggiungiamo a fatica questo mobile e appena individuo quella che sembra essere un'anta, la apro e ci infiliamo dentro.
"È questa la Camera verde?" chiede una voce maschile da fuori.
"Sì, è questa!" risponde una donna. "Entrate e adagiatela sul letto, svelti!".
Di colpo si accendono le luci nella stanza.
Il lampadario! penso tra me.
Uno spiraglio entra anche nell'armadio, perché l'anta si non chiude bene.
Tremanti di paura, Emma ed io rimaniamo immobili, avvolte dall'odore del legno e della naftalina, con la testa infilata in mezzo ad alcuni panni appesi a delle grucce, che hanno tutta l'aria di essere camicie.
Dobbiamo trovarci dentro un armadio piuttosto grande, perché riusciamo a starci bene in piedi, senza dover piegare le gambe o toccare i capelli nella parete superiore.
Emma torna a prendermi la mano e sento il suo alito caldo sul collo: dall'intensità della stretta mi accorgo che sta provando una paura esagerata.
"Bene!" continua la voce femminile. Ha un timbro duro e ruvido, ma non riesco a riconoscere a chi appartenga, perché il suono mi arriva ovattato.
La porta della camera viene chiusa da qualcuno e credo di sentire il rumore di una mandata di chiave.
Cazzo! Siamo in trappola!
"Abbassate le luci!" dice ancora la donna. "Può essere rischioso tenere acceso questo lampadario!"
Che sta succedendo? mi domando inquieta, mentre Emma, accanto a me, serra più forte la mia mano nella sua.
Devo trovare il modo di vedere, ma c'è il rischio di essere scoperti; ad un tratto, però, nella stanza si fa buio di nuovo.
Allora mi faccio coraggio, scrollo appena il braccio della mia amica per farle capire di restare dove si trova e provo ad aprire l'anta quel tanto che basta per scoprire qualcosa.
Quello che vedo è terrificante.
La camera non è completamente oscura, ma piuttosto in penombra: infatti, sono state accese due piccole lampade da tavolo sopra i comodini, che fanno luce sufficiente per distinguere almeno i corpi delle persone presenti.
"Cosa succede?" chiede Emma dietro di me con un fil di voce.
"Shhh!"
Distesa in mezzo letto c'è una ragazza addormentata o forse svenuta e in piedi dietro di lei una figura avvolta in un manto nero e incappucciata.
Un brivido freddo mi percorre la schiena e mi volto di scatto al tintinnio metallico che proviene dalla parte opposta: due uomini si stanno sfilando le cintole dei pantaloni per calarli giù. Questi ultimi li riconosco bene, anche perché sono più vicini a noi: sono quei bastardi di Nick e del Rosso; la voce femminile, allora, viene dalla sagoma incappucciata, che per il momento rimane in silenzio.
Tutta l'atmosfera è dominata dal verde: verde pastello è la pittura delle pareti, verde smeraldo il colore del lampadario, mentre di un tono più scuro, tendente al muschio, sono i tappeti e la grande tenda di fronte alla porta d'ingresso.
Da dove sono non riesco a vedere chi sia la ragazza sdraiata e naturalmente non so neanche chi è la figura incappucciata.
I due ragazzi, intanto, hanno ormai calato anche le mutande e comincio a intuire nella mia testa ciò che sta per succedere a pochi passi da me.
"Non c'è da aver paura", dice la donna misteriosa rompendo il silenzio all'improvviso. La sua voce mi fa sobbalzare e un conato di paura mi si riversa nelle viscere.
"È talmente fatta che domani non si ricorderà di nulla", aggiunge subito dopo.
Gli altri non rispondono e si fanno avanti senza esitare. In un attimo, tolgono alla ragazza svenuta la mantellina nera, facendo saltare qualche bottone e scoprendo le spalle robuste, ma aggraziate. La guardano in silenzio per alcuni secondi, quindi si scambiano un cenno d'intesa col capo e il Rosso le rimuove il corpetto, dello stesso colore della mantellina, mettendo in luce un bellissimo reggiseno bordeaux. Nel frattempo, Nick slaccia e getta via gli stivaletti e i calzini corti, ma i pantaloni in pelle nera sono un po' troppo aderenti per poter essere sfilati senza sforzo, data anche la costituzione leggermente grassoccia della vittima: il Rosso inizia, allora, ad imprecare e deve intervenire la donna incappucciata a tener fermo per le ascelle il corpo inerme della dormiente.
È in questo momento che riconosco chi sia, proprio quando la figura mascherata le solleva il busto da dietro: si tratta di Eva, assolutamente sbronza, la cui testa pende qua e là nel vuoto, con gli occhi socchiusi e i capelli biondi sciolti e scomposti.
Con un gesto secco e deciso, il Rosso le strappa via il reggiseno e inizia a palparle una tetta sogghignando di piacere sadico, mentre Nick sfila via le mutande e allarga le gambe.
Oddio è completamente nuda!
La donna dietro di lei continua a tenerle sollevate le spalle e le blocca le braccia, come se temesse la possibilità che Eva si svegli e reagisca a quanto le stanno facendo.
Nick si volta verso il compagno e con un movimento del braccio gli fa capire che vuole essere il primo; quindi si fa strada fra le gambe paffute di Eva, allargandole con una mano e afferrando il suo membro con l'altra.
Che cazzo stai facendo? grida a me stessa la voce della coscienza.
Sto tremando di paura, è vero, ma non posso starmene nascosta a guardare la scena come se fossi davanti a un film: me ne pentirei per tutta la vita e sarebbe un rimorso in più da sopportare, dopo quello di essermi messa alla guida ubriaca la notte dell'incidente.
Allora stringo forte la mano di Emma, calda e appiccicosa di sudore, e, uscendo dell'armadio, lancio un grido nella stanza: "Ehi! Che cosa fate?! Fermatevi!"
Tutti si voltano verso di me, ma solo il Rosso si muove nella mia direzione a muso duro.
Nick preferisce, invece, rivestirsi in fretta e uscire dalla camera al più presto, mentre la donna incappucciata abbandona le spalle di Eva e resta a guardarmi nell'oscurità senza far parola.
"Aiutooo! Aiutooo!" urlo a squarciagola in direzione della porta, che è rimasta aperta, fino a quando il Rosso mi tappa la bocca con la sua lurida manaccia: "Stai zitta, gallina! Stai zitta o ti ammazzo!"
A un tratto, però, si odono delle voci dal corridoio: "Che succede? Chi è che ha chiesto aiuto?"
Il Rosso, che mi aveva già afferrato per un braccio, è costretto a raccogliere i pantaloni e scappar via, come ha già fatto Nick senza pensarci su due volte. Prima di varcare la porta, però, si volta ancora indietro, mi guarda negli occhi e, mettendo l'indice e il medio davanti a me, mi minaccia severo: "Se fai una parola, sei finita, brutta stronza!"
Mi volto a cercare la donna incappucciata, ma anche lei si è dileguata senza che potessi scoprirne l'identità.
Dall'armadio esce fuori Emma, che era rimasta bloccata dalla paura e, dopo un breve scambio di occhiate, decidiamo di comune accordo di nascondere questa storia per non creare imbarazzo alla povera Eva, che continua a dormire ignara di tutto.
E così, mentre la mia compagna si mette a raccogliere in silenzio gli abiti sparsi e glieli fa indossare, io mi pongo di guardia alla porta della camera inventando una scusa per le persone che stanno arrivando.
Quando Eva è finalmente vestita, la adagiamo sul letto verde per lasciarla dormire in pace. Le ravvivo i capelli con la mano, lasciandoli cadere morbidi sul viso come farebbe una madre e, nonostante l'avversione che nutre per me, mi prendo cura di cercare una coperta nell'armadio, stendendogliela addosso per ripararla dal freddo notturno.
Quindi, prendo di nuovo Emma per il braccio e ci allontaniamo senza una parola dalla Camera verde, richiudendo accuratamente la porta dietro di noi perché non entri nessuno.
Eva non saprà mai niente di tutto questo, a meno che non diventi necessario dirglielo! penso tra me, mentre l'immagine della figura incappucciata martella la mia mente e mi gonfia di angoscia lo stomaco.
"E ora torniamo a cercare Jenny", dico a Emma mentre scendiamo a passi svelti per quelle scale che non avremmo mai dovuto percorrere: la troviamo addormentata su un divano del Salone ovale, con le guance ancora rigate dalle lacrime, vicino ad una coppia di ragazzi intenti a limonare.
Saluto Emma, che deve rientrare a casa e sollevo Jenny per le ascelle, abbracciandola e mantenendola in piedi mentre si sveglia: la sua espressione inerme, abbandonata al sonno e alla stanchezza, diversa dal temperamento deciso e un po' aggressivo con cui si mostra di solito, è per me qualcosa di nuovo e di sublime.
Potrei amarla davvero, se fosse sempre così! penso a voce alta, senza rendermi conto di ciò che dico, quasi che mi trovassi in un momento di delirio.
Potrei amarla proprio com'è adesso: per quest'innocenza infantile, per l'ingenuità del suo distacco, per quella semplicità che muore all'alba, quando torna ad essere passionale e sfrontata.
"Scusami!" le sussurro all'orecchio, mentre si sta svegliando. "Scusami, scusami, scusami!", continuo a dirle veloce, mentre stropiccia con le dita affusolate gli occhi bruni e profondi. "Non so cosa mi sia accaduto prima, quando eravamo sulla torre. Forse avevo bevuto troppo."
Le accarezzo i capelli biondi del colore del miele, che tiene ondulati e rigorosamente sciolti per la sua avversione a ogni tipo di coda e le lascio un piccolo bacio sulla fronte delicata.
"Ho detto a mia madre che avrei dormito da te, quando siamo uscite", le sussurro nell'orecchio, serrandole con due dita le labbra sottili. "Te lo ricordi?"
Con un lungo sbadiglio, Jenny si desta lentamente, allungando le esili braccia per stirare ossa e muscoli; poi risponde alla mia domanda con un cenno della testa, mentre un sorriso leggero e estasiato le illumina gli occhi e la carnagione chiara del viso.
"Ciò, naturalmente, significa", aggiungo io con la mia migliore espressione diabolica, "che questa notte sarò completamente tua."
STAI LEGGENDO
Mentre aspetto che ti svegli
RomanceDopo un terribile incidente d'auto che ha compromesso per sempre la vita della sua migliore amica, Sarah inizia l'anno della maturità fra difficoltà e sensi di colpa. Ma è davvero sicura di conoscere tutta la verità sulla notte della tragedia? E qua...