Tradimenti e gelosie

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Villa Saragozza domina la città dall'alto di una collina e viene chiamata così perché possiede una piccola torre, che, a detta della gente, assomiglia a uno dei campanili della Basilica del Pilar.
Guardo l'edificio mentre è illuminato da una marea di torce e cerco di capire dove sia l'affinità con la chiesa spagnola, però mi scontro con la mia solita ignoranza sull'arte e la cultura in generale e preferisco finire il mojito che tengo in mano.
Che schifo! Ci hanno messo troppo lime!
Villa Saragozza è la casa di Diego, un ragazzo del quinto anno come me, ma di un'altra sezione. I suoi sono fra le persone più ricche della città e ogni anno gli lasciano organizzare qui la Festa di Halloween della scuola. È per questo che noi comuni mortali lo chiamiamo il Principe, anche perché gli piace vestire firmato ogni giorno, fare l'elegantone e parlare in un modo talmente ricercato da farmi venire il vomito soltanto a sentirlo. Comunque la Festa di Halloween gli riesce bene ed è obbligo presentarsi in maschera, altrimenti i camerieri al cancello non ti fanno passare: quest'anno ho scelto di essere la bambola assassina e non mi sono dovuta nemmeno truccare troppo, perché ho ancora il labbro rotto e diversi lividi che mi ha regalato Greta in ospedale.
Ma mi sto rompendo il cazzo alla grande!
Sono venuta con Jenny dopo il tramonto e, da almeno mezz'ora, stiamo girando da una stanza all'altra senza che nessuno ci calcoli.
"Siamo invisibili", mi dice lei.
"Mi spiace, è colpa mia."
"Non credere: tante stronzette ce l'hanno anche con me perché non sono etero come loro."
"Dici?!" faccio io meravigliata.
"Ma in che mondo vivi, Sarah?" mi risponde Jenny. "Ci sono ancora troppi pregiudizi sulle persone come me. Oggi in bagno ho visto una ragazza del terzo evitare di usare lo stesso cesso dove ero appena stata io: cosa pensava che ci avessi fatto?"
La guardo strabuzzando gli occhi e la invito ad andare verso la piscina.
L'anno scorso ero venuta qui con Giulia e, arrivata a bordo vasca, le detti una spinta e ce la feci cadere. Avevamo bevuto uno sbotto, tanto per cambiare e la settimana dopo Giulia si prese una mezza polmonite per quel bagno notturno.
Mentre ripenso a queste cose, sento una voce che viene da dietro: "Oh, guardate chi abbiamo tra noi... c'è Sarah!"
Mi volto e vedo Eva, che sembra a malapena reggersi in piedi, in un vestito da vampiro rigorosamente nero. Ha legato dietro la nuca i capelli biondo cenere, che tiene solitamente sciolti, esagerando col mascara blu elettrico intorno agli occhi. A parer mio, l'abito che ha scelto calza male sulla sua corporatura un po' troppo robusta, dalle spalle larghe e con le gambe decisamente muscolose.
Avanza verso di me, ma deve fermarsi per non cadere.
Cazzo! Quanto ha bevuto?
Vorrei ignorarla, ma lei continua: "Come sei venuta, Sarah? Hai usato la tua auto?"
Jenny allunga un braccio per bloccarla, ma Eva prosegue ridendo forzatamente: "Già, dimenticavo! Sarah non ha più un'auto e nemmeno una patente! Ahahah!"
"Brutta stronza, ora ti faccio vedere io..." le urlo subito, ma la mia compagna mi trattiene.
"Lasciala perdere. È strafatta, non lo vedi?"
Mi lascia un attimo per andare a prendersi da bere e mi sento chiamare di nuovo, questa volta da una vocina che si sente appena.
La serata non promette nulla di buono e penso che qualcun altro voglia burlarsi di me o affondare la lama nelle ferite del mio passato. Per questo rispondo seccata, girandomi di scatto con le braccia alzate per mettermi sulla difensiva, ma l'unica persona che vedo nei dintorni è una ragazza vestita da mummia, con una tuta bianca, il cappello della felpa sul capo e una serie di bende avvolte intorno al viso. La prima cosa che mi viene da pensare è che non sapesse proprio che cazzo mettersi per la festa e abbia inventato questo schifo all'ultimo minuto.
Tuttavia, pur fissandola per un po', non riesco a riconoscerla.
"Emma", mi dice lei.
"Ahhh, quella nuova?"
"Sì, non sono molto famosa ancora e praticamente non ho nessun amico qui."
"Io invece sono abbastanza popolare, purtroppo!"
Emma scoppia a ridere e aggiunge: "Però mi sei simpatica! Ti ho trovato così fin dal primo momento in cui ti ho vista."
"Grazie, sei fra le poche persone che lo pensano. Ti sei trasferita qui per un problema di lavoro dei tuoi?"
"Esatto! La ditta dove era impiegato mio padre è stata chiusa. Ora ha trovato un posto da magazziniere al Centro Commerciale della città."
"Ah, ho capito. Ci fanno la spesa anche i miei, una volta alla settimana..."
Mi fermo un attimo e poi aggiungo con slancio: "Ti va di vedere questa villa?"
"Se mi fai da guida tu, vengo volentieri", mi risponde contenta fissandomi in viso.
La guardo bene negli occhi, una delle poche aree del volto che non si è coperta con gli stracci bianchi sgualciti: hanno un bel colore azzurro oceano. Anche il profilo del naso mi piace, dritto e con una leggera curva all'estremità; quello di Jenny è decisamente più pronunciato.
Devo interrompermi, perché Emma si imbarazza un po' nel vedersi osservata e abbassa lo sguardo a terra intimidita, così la prendo per mano e comincio il tour della casa di fianco a lei.
Ci muoviamo da una stanza all'altra, fra colonne di marmo bianco, mobili dagli intarsi minuti e quadri enormi di nature morte con massicce cornici dorate.
Poi arriviamo davanti alla grande scala di pietra che sale al piano superiore, dividendosi in due rami, ma proprio sul primo gradino c'è una corda rossa, sospesa fra le due balaustre laterali ad indicare che non è possibile passare.
Guardo Emma un po' delusa, ma lei sorride maliziosa, ammiccando alla scala per invitarmi a superare il divieto. Allora mi volto intorno per vedere se c'è qualcuno che possa controllarci: l'ampio disimpegno che ci circonda è completamente deserto, perché la festa si è spostata all'esterno, fra la piscina e il piccolo parco di salici sul pendio della collina e gli invitati stanno attendendo i fuochi artificiali di conclusione.
Che facciamo? Penso tra me.
Vorrei quasi dire alla mia compagna di lasciar perdere e tornare indietro, ma lei mi stringe forte la mano restando in silenzio.
Incoraggiata da quel gesto, non ci penso su per altro tempo: tracanno il daiquiri che ho preso nel Salone del the e scavalco senza esitazione la corda rossa, trascinando Emma per un braccio quasi di peso.
L'alcol sale tutto insieme e un calore improvviso mi invade le viscere. Di colpo mi sento leggera e felice come non mi accadeva dalle uscite con Giulia e mi viene voglia di correre, di gridare, di liberare tutta la tensione che ho accumulato in questi mesi.
Sempre restando per mano, percorriamo un lungo corridoio a passi svelti, perché so che all'estremità opposta si trova un'altra scala, più piccola della prima, che porta in cima alla famosa torre di Villa Saragozza. Emma si lascia condurre a occhi chiusi, quasi fosse aggrappata a un deltaplano e sospesa da terra, ma a un tratto mi fermo di botto, perché sento dei rumori che provengono da una delle stanze laterali.
"Shhh!", dico alla mia compagna portandomi l'indice destro sul naso.
"Sono dei sospiri", risponde lei sottovoce, "non saprei distinguere, forse dei gemiti."
La porta è socchiusa e io mi sporgo con la testa all'interno senza alcun ritegno, sentendomi ormai padrona della situazione e sicura di me stessa.
Due corpi giacciono nudi su un letto e uno di questi appartiene a una donna, perché ne vedo chiaramente le grosse tette, spumose e rotonde. Una treccia di capelli color rame le scende dal volto, curvandosi morbida sulla spalla, sulla quale scorgo distintamente una lettera J tatuata in mezzo al disegno di una rosa.
Cazzo, non ci posso credere! È Jessica! penso tra me. Allora l'altro è Marco, il mio ex! Meglio andar via di corsa!
Mi tiro indietro di scatto e urto la spalla nel naso di Emma, che si era affacciata dentro la camera per curiosare insieme a me.
"Ahi", le esce in un gemito. Poi si accorge di quel che ha fatto e si porta le mani alla bocca, ma è troppo tardi: il ragazzo si è interrotto di colpo e si è voltato verso di noi.
Però non è Marco.
Si tratta di Cosimo.
In quel momento mi viene in mente, infatti, che Marco non è venuto alla festa perché è a casa con l'influenza e lo shock delle corna appena scoperte mi lascia impietrita.
Cosimo si alza del tutto, mostrandosi completamente nudo davanti a noi, e avanza verso l'ingresso della stanza, tenendo stretto il suo membro nella mano: "Ehi! Volete unirvi? C'è posto per tutti!" ci urla ridendo, in modo sguaiato, mentre Jessica, da dietro, lo supplica come una gattina: "Dai, lasciale andare! Cosimo vieni, non ti fermare proprio adesso!"
A queste parole, chiudo in fretta la porta e corriamo verso la scala più piccola, salendone i gradini a tre alla volta fino al solaio. E così, con il cuore in gola e il fiato corto, arriviamo alla stanza che domina la casa e davanti a noi si staglia il panorama notturno della città, dentro una finestrella quadrata incorniciata da un muro di pietra bianca.
Ci fermiamo in silenzio, estasiate ed emozionate.
Per me non è la prima volta, ma la vista del paesaggio da questa apertura riesce sempre a inebriarmi di nuovo. Anche Emma, però, trema leggermente al mio fianco e dalla stretta della mano nella mia riesco persino a sentire i battiti del suo cuore.
Senza rompere il silenzio, ci voltiamo a guardarci e scoppiamo a ridere.
Poi cala di nuovo la quiete.
Non so cosa mi spinga e non riesco a descrivere quel che sento dentro, quando chiudo gli occhi e avvicino le mie labbra alle sue.
Ed è un bacio, il primo che concedo a una ragazza.
E in questo momento penso che potrei sopportare tutto, tragedie, offese e sensi di colpa, tutto, ma proprio tutto, solo per un bacio come questo.
Solo per un contatto intimo e profondo con una creatura pura e semplice come Emma.
Con una persona di cui fino a poche ore fa ignoravo assolutamente l'esistenza.
Emma, Emma, Emma, Emma... nella mia mente c'è solo questo suono, solo questo. Emma, Emma, Emma, Emma...
"Sarah!"
Il mio nome che si unisce al suo aumenta l'estasi del momento e infiamma ancora di più tutte le fibre del mio essere.
"Sarah, che stai facendo?"
Apro gli occhi lentamente, torno alla realtà del momento e scopro con disappunto che la voce che mi sta chiamando non è quella di Emma, che si guarda intorno, meravigliata come me.
"Sarah, che stai facendo?" sento ancora, in un gemito quasi infantile, subito sopraffatto da uno scoppio di pianto.
"Jenny!" riesco appena a dire e le sillabe gelate mi muoiono nella gola.
"Jenny!" e mi volto verso di lei, spossata e impaurita, incapace di compiere anche il minimo movimento.
Il resto è una porta che sbatte e poi una serie singhiozzi che si allontanano in fuga, giù dalla torre, seguiti ancora dal silenzio e dalla tenebra della notte.
E, in questo silenzio che avvolge tutto quanto, siamo io, Emma e la città sotto di noi.

***
Spazio Sevensenses

Ciao a tuttiii 🤗🤗🤗🤗🤗🤗
Se siete arrivati fino a questo punto, avete avuto tanta pazienza!!! 😂😂😂
Che ne dite di Emma? Un po' troppo timida?
E cosa ne pensate del comportamento di Sarah verso Jenny?
Aspetto commenti, se vi fa piacere!

Mentre aspetto che ti svegliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora