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"Io esco, buona giornata a tutti" saluto la famiglia, o almeno chi di loro è sveglio

"Ciao Elena" risponde papà, è molto minimale nelle effusioni, ma ormai so riconoscere il suo affetto

"Ciao" dice Ambra dandomi un bacio sulla guancia, beata lei che ha la scuola a due minuti da casa.

"Tesoro vienimi a dare un bacio" mi dice mamma con voce impastata dal suo letto, la raggiungo e le do un bacio e lei ricambia "Buona giornata bella" mi sorride, ed io esco di casa, tanto ovviamente sono in ritardo.

Mi fermo al bar per prendere un caffè zero, ma sono finiti. Ora mi ammazzo. Non posso cominciare il venerdì senza caffè zero. Chiamo le ragazze e mando un messaggio sul gruppo ma sono tutti già a scuola, porca miseria.

Scendo dall'autobus trafelata. Mancano ancora cinque minuti, sono in tempo; tutta così la mia vita, una corsa continua, ma alla fine è divertente.

Sto per entrare in classe quando vedo aggirarsi per la scuola una specie di zombie dagli occhi verdi, con in mano.... Un caffè zero.

"È UN CAFFÈ ZERO QUELLO?" urlo come se stessi avendo una visione

"Mh?" mugugna Leo alzando lo sguardo su di me. Mamma mia, questo qua è bello anche con le borse sotto gli occhi.

"È un caffè zero." ripeto io fissando la meraviglia che tiene in mano

"Ne vuoi un po'?" mi chiede lui sorridendo.

"Grazie!" rispondo senza pensarci due secondi, lui ride. Non mi conosce, non può sapere quanto sia una dipendenza per me, forse un po' troppo, forse dovrei smetterla di bere la sua colazione, forse dovrei concentrarmi sul fatto che il ragazzo più bello del mondo uscito da un romanzo rosa mi abbia offerto la sua colazione.

No, c'è solo il caffè zero, e glielo sto finendo tutto. Alzo lo sguardo senza staccare la bocca dalla cannuccia "sfcusa" dico io pulendomi la bocca e porgendoglielo, poi guardo a terra con aria colpevole. Gli ho finito la colazione.

Non sembra infastidito però, mi guarda divertito e scuote la testa, se la finisse di scrutarmi l'anima con quegli occhi mi farebbe anche un piacere. So che sono meravigliosa, ma tutto ciò inizia a mettermi a disagio, specialmente perché io ogni volta che lo incontro lotto con tutta me stessa per non fissarlo con la bava alla bocca.

"Tranquilla" dice lui senza smettere di sorridere "Mi sa che ne avevi più bisogno tu" dice divertito.

"Si, lascia perdere poi affronteremo l'argomento 'Elena e le sue dipendenze', staremmo a parlarne tutto il 29 febbraio" dico io roteando gli occhi

"Il 29 febbraio?" dice lui aggrottando le sopracciglia

"Eh" rispondo io "perché se prendiamo un anno non bisestile il 29 febbraio non esiste, quindi in teoria può essere infinito"

"Ma non ha senso" dice lui "Proprio zero"

"Già, come il caffè" ribatto io

"Non ci credo lo hai detto davvero" dice lui passandosi una mano sul viso, non in tono derisorio, è dolce, come se mi trovasse carina.

"Sei carina" mi dice lui. Siamo passati alla fase successiva della reincarnazione: mi legge anche nel pensiero. Però che sguardo magnifico, era tenero, non sembrava trovarmi strana, mi ha trattata come se tutto ciò fosse all'ordine del giorno per lui.

"Ci vediamo dopo a ricreazione se ti va" continua.

"Certo" dico con il tono più controllato che riesco ad assumere, dopodiché mi giro e corro a lezione, un altro ritardo sul registro, ma per una buona causa.

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