Capitolo 1

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"All alone"

«Dai Will sbrigati!» la meravigliosa voce del mio migliore amico mi arrivò alle orecchie e mi fece sorridere.

Avrei davvero voluto essere immune alla sua presenza, alla sua voce, ai suoi occhi meravigliosi e a tutto quello che lo riguardava, ma purtroppo non era così.

E probabilmente non lo sarei mai stato.

Raggiunsi i miei amici fuori casa, di fronte al mio giardino, e saltai in sella della mia fedelissima bici.

Cercai di non soffermare troppo a lungo il mio sguardo sulla fidanzata del ragazzo che amavo, ma non ci riuscivo.

Cosa aveva lei che io non avevo?

È una femmina e tu no, ecco tutto.

Questi pensieri masochisti ormai erano all'ordine del giorno per me e a volte non desideravo altro che poter essere al posto di Undici: avrei potuto risparmiarmi tantissimo dolore.

Cominciai a pedalare seguendo il gruppo, verso la sala giochi.

Mi sarei rintanato per tutta la sera dentro il bagno, come al solito, e nessuno se ne sarebbe accorto...

Lucas e Max ormai erano inseparabili e si erano quasi del tutto distaccati dal gruppo.

Dustin stava per la maggior parte del tempo con Steve e Robin.

Mike e Undi stavano sempre nella capanna di Hopper, ormai morto, senza preoccuparsi neanche di avvertirci, per la maggior parte delle volte.

Io ero sempre solo.

Ero rimasto esiliato dal gruppo.

Tutti avevano trovato il loro compagno di giochi, mente io ero rimasto senza nessuno.

Sicuramente il periodo che avevo passato senza poter essere me stesso, con il Mind Fleyer e tutto il resto non mi aveva aiutato, ma mai mi sarei aspettato che sarei rimasto solo una volta che tutto sarebbe finito.

Avevo solo me stesso e tutti i miei problemi e complessi.

Avevo chiesto a mia madre di trasferirci il più presto possibile e lei subito aveva detto che aveva trovato una casa.

Avevamo decisamente bisogno di cambiare aria, di voltare pagina.

Al più presto ce ne saremmo andati, con Undici al seguito.

Aveva perso suo padre, o quello che per lei era diventato Hopper, e gli rimanevamo solamente noi.

Buttai la bicicletta davanti all'entrata della struttura, imitato subito dai miei amici, e in gruppetti i miei amici entrarono.

Io rimasi solo, come al solito, negli ultimi tempi.

Entrai nella sala e subito mi diressi verso il bagno, senza nemmeno aspettare di fare una partita ad un qualsiasi gioco.

Ero triste e l'ultima cosa di cui avevo bisogno era osservare come tutti quanti invece fossero felici e sereni.

Quella probabilmente sarebbe stata l'ultima sera con il mio gruppo prima della partenza, ma non riuscivo a godermela con Mike che pomiciava tutto il tempo con Undi.

Entrai nel bagno sporco e mi chiusi nella prima cabina libera che trovai.

Subito le lacrime arrivarono ai miei occhi.

Il gruppo c'era ancora, alla fine di tutto: ero solo io che mi sentivo escluso.

Il gruppo non si era ancora sgretolato, eravamo divisi in coppie, ma eravamo sempre insieme.

Sono solo io il problema.

I ragazzi lo sapevano già da tempo che io e Undi che ne saremmo andati, quella sera avremmo dovuto celebrare la nostra ultima giornata insieme.

Ma non volevo che fosse l'ultima e soprattutto non volevo godermela.

E poi come farlo?

Stavo soffrendo, il mio cuore non avrebbe retto e io non sarei riuscito a fingere di essere felice.

Mi mancavano le giornate insieme ai miei amici, senza Undi e Max... senza il Mind Fleyer e i demogorgoni.

Solo io, Mike, Lucas e Dustin... e D&D.

Sentii bussare alla porta e mi asciugai subito gli occhi, anche se sapevo che chiunque fosse non avrebbe potuto vedermi.

«Sei tu Will?»

Era la voce di Mike.

«Non sei con Undici?» la mia voce uscì più incrinata di quanto avessi voluto, sia dal pianto che dalla tristezza.

«Cosa? Stai per caso piangendo Will?» il suo tono preoccupato mi fece sentire leggermente sollevato, ma sapevo che quella preoccupazione sarebbe durata pochi istanti.

Lo conoscevo bene, Mike, ormai.

«Sì, Mike. Domani me ne vado insieme ad Undici dalla mia città. Me ne vado e lascio te, Lucas, Dustin. Mi mancherà persino Max, capisci? Di certo non posso ridere, non credi?» lo dissi con tono arrabbiato, deciso a sfogarmi almeno un minimo.

Poi tirai un calcio alla porta del bagno.

Percepii Mike sobbalzare dall'altro lato.

«Vattene da Undici e divertiti con lei, io me la posso cavare da solo, come ho sempre fatto negli ultimi mesi.»

Sperai che Mike insistesse, ma sentii i suoi passi allontanarsi velocemente dal bagno.

Un singhiozzo lasciò le mie labbra alla consapevolezza che mi avesse davvero lasciato solo.

Di nuovo.

Se in questo bagno ci fosse stata Undici avrebbe sfondato la porta senza esitazioni. Domani piangerà per lei, non per me.

Sospirai e le lacrime ripresero a sgorgare fuori dai miei occhi.

Non ce la potevo fare da solo.

Sperai che ad Houston avrei trovato dei nuovi amici con cui sfogarmi e essere me stesso... o magari un fidanzato che mi avrebbe fatto dimenticare Mike.

Impossibile.

Sottosopra||bylerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora